FAQ 1.3 – A che cosa serve una convenzione quadro del Consiglio d’Europa?

La Convenzione di Faro intende costituire una nuova base teorica per gli strumenti giuridici del CoE già adottati in relazione a specifici profili del patrimonio culturale. La Convenzione origina infatti dal desiderio del Comitato dei Ministri di dotarsi d’una cornice di riferimento per politiche culturali che offrano un rinvigorito paradigma di patrimonio culturale, con ricadute in materia di diritti e responsabilità del cittadino e delle comunità, ma anche nell’interesse di riconoscere il ruolo del patrimonio stesso per lo sviluppo umano, la qualità della vita delle società; e per la realizzazione di una effettiva crescita sostenibile ispirata alla diversità culturale e alla creatività contemporanea.

Promuovendo tuttavia un approccio innovativo, e fors’anche rivoluzionario per i diversi aspetti che saranno precisati di seguito, lo strumento giuridico scelto dagli Stati è stato quello della Convenzione-quadro ovvero di un trattato che detta linee di indirizzo e obiettivi generali da raggiungere lasciando agli Stati ratificanti maggiore libertà circa le misure di intervento, e così anche, in particolare, in ordine alla promozione di un processo partecipativo per la valorizzazione del patrimonio culturale.

E’ in questa natura di accordo-quadro della Convenzione che va forse riconosciuto un ulteriore valore, e non invece la sua grande debolezza. Se agli Stati viene lasciata un’ampia libertà di scelta sui tempi, i modi e il tipo di misure (legislative, amministrative e politiche) da adottare per il raggiungimento degli obiettivi indicati, significa progressività nella loro realizzazione, ma non assenza di obblighi vincolanti in loro capo. Si tratta certamente di alcuni obblighi di risultato di cui si darà conto a breve. In altre parole, la natura di accordo-quadro permette a ciascuna delle Parti un raggio di azione normativa più flessibile e rispettosa delle specificità nazionali nell’adempimento di obblighi di risultato imposti.

E’ in tal modo che agli Stati viene consentito di accogliere e affrontare in maniera più agile le sfide socio-politiche attuali, a livello nazionale e in prospettiva europea, ma comunque partecipando a meccanismi di collaborazione inter-statale, ma soprattutto in dialogo con le basi sociali, per la salvaguardia del patrimonio culturale.


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Testo da citare:
Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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