Alcune cose fanno arrabbiare anche se in fondo ci siamo tutti abituati. Per esempio questa idea di firmare in pompa magna una convezione internazionale tra stati, intelligente e molto innovativa, per poi non ratificarla rendendo così impossibile passare ad una fase operativa vera e propria.
Una scelta politica chiara che si riassume in poche parole: fare bella figura ma non fare nulla di concreto.
I motivi sono facilmente intuibili: la Convenzione di Faro assegna un ruolo chiave alla cittadinanza. Le persone che intendono prendersi cura dei luoghi che amano diventano protagonisti e reclamano un ruolo istituzionale nella gestione del patrimonio. Passano così da cittadinanza passiva e cittadinanza attiva. Per fare questo sul serio necessitano di poteri reali e questa comporta una cessione di quote di potere dai politici alla cittadinanza organizzata
Questa non è cosa da poco perché prospetta un modello di democrazia partecipativa in grado di superare gli evidenti limiti del sistema rappresentativo. Questi limiti anche maggiori se il sistema assegna premi di maggioranza spropositati a formazioni elette con percentuali molto basse e oltre il 50% di astenuti, cosa ormai abituale.
Ben venga allora la petizione promossa dall’ Associazione Nazionale Archeologi (ANA)
Potete firmarla qui:
https://www.change.org/p/petizione-per-la-ratifica-della-convenzione-di-faro
Ecco il testo completo della petizione:
Il 27 febbraio 2013 l’Italia ha firmato a Strasburgo la Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società, aperta alla firma a Faro (Portogallo) nel 2005.
Il Trattato mette i cittadini e le comunità al centro di ogni politica in materia di patrimonio culturale e rappresenta oggi la risposta più forte, chiara ed efficace ai processi di inclusione sociale in atto in Europa e nel mondo. È uno strumento fondamentale per una effettiva integrazione culturale.
L’Italia, pur avendo sottoscritto la convenzione nel 2013, non l’ha ancora ratificata.
I territori, i cittadini, il patrimonio culturale, i professionisti, le istituzioni preposte alla tutela non possono aspettare altro tempo.Per questo chiediamo a Lei, signor Ministro, di farsi promotore presso il Governo e presso il Parlamento affinché si giunga al più presto alla ratifica della Convenzione.