Mi è arrivata da poco questa promozione da Booking.com.
L’invito è diretto ad un ipotetico viaggiatore che non sa bene dove andare ed è incerto tra Venezia e Las Vegas. Evidentemente nell’immaginario del turismo di massa le due città sono più o meno la stessa cosa. Se ne facciano una ragione tutti coloro che pensano che si possa combattere il turismo di massa – e i danni che provoca – incentivando quello di qualità. Forse vent’anni fa si sarebbe potuto, ma non oggi.
Venezia è un fatto di esperienza diretta. Chi non ci vive non ha questa esperienza e non si rende conto neppure delle cose più ovvie; per esempio del fatto che si vive sull’acqua.
Così capita che l’autista del furgone del corriere telefoni chiedendo come si fa ad arrivare alla Giudecca e dove parcheggiare. Capita che gli ispettori delle poste vogliano negare l’autorizzazione ad operare per un nuovo ufficio perché non ha il garage per i motorini. Capita che i visitatori pensino che l’acqua alta sia una cosa divertente o che chiedano come si fa ad attraversare il “fiume” Canal Grande o che ammirino la vista sul “mare” che si gode a Piazza San Marco.
Non si tratta di banali ingenuità. Sono invece in azione potenti modelli culturali, cioè idee e atteggiamenti inconsapevoli, ma molto radicati,. Non modificabili facilmente; quasi quanto un codice genetico.
Così quando si parla di “valorizzare” Venezia (o un altro bene culturale qualsiasi) il significato di questa parole può essere opposto a seconda ci chi lo usa e senza che nessuno se ne accorga.
Capita anche che la stessa persona, animata dalla migliori intenzioni di valorizzazione della città nel rispetto della sua storia e modalità specifiche di qualità della vita, poi si lanci a proporre progetti che la trasformerebbero appunto in Las Vegas. Senza accorgersene.