4 anni fa, nel febbraio 2014, ha iniziato un percorso sperimentale per l’applicazione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, allora conosciuta come “Convenzione di Faro” e appena firmata dall’Italia, come quadro di riferimento nel processo di riconversione dell’Arsenale di Venezia.
Questa convenzione innovativa riconosce una responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale e promuove la sua conservazione ed il suo uso sostenibile nell’obiettivo dello sviluppo umano e della qualità della vita.
L’Arsenale era diventato un anno prima, cioè 5 anni fa, proprietà del Comune di Venezia grazie in gran parte all’azione delle associazioni riunite all’interno del Forum Futuro Arsenale. La decisione dell’ufficio Arsenale del comune di Venezia, del Forum Futuro Arsenale e di Faro Venezia di riferirsi alla Convenzione di Faro come quadro comune è stata uno dei risultati della partecipazione nel 2013 di una delegazione veneziana al Forum Europeo di Marsiglia sul valore del patrimonio culturale per la società.
La delegazione veneziana, invitata dall’associazione Faro Venezia, era composta da un rappresentante dal Forum Futuro Arsenale, uno dal Comune di Venezia, uno dell’associazione Venti di cultura e uno di Faro Venezia. Hanno durante tre giorni partecipato alle discussione intorno al processo di applicazione della Convenzione di Faro al processo di riconversione del Nord di Marsiglia che ho coordinato insieme ad altre persone.
Questo articolo vuole rendere conto, in modo sintetico e personale, di quello che è stato possibile di realizzare durante questi 18 mesi, prima dell’elezione del nuovo sindaco e della sua decisione di chiudere l’ufficio Arsenale. Non rende conto dell’insieme del lavoro dell’ufficio Arsenale ma solo dalla parte riguardante l’uso della Convenzione di Faro. Altri processi sono stati realizzati sul fronte della pianificazione, della partecipazione o della manutenzione dell’Arsenale da quest’ufficio da tre persone.
Il “processo Faro” è stato organizzato intorno a quattro grandi fasi: una di condivisione della conoscenza dell’Arsenale, una seconda di reciproca comprensione tra i diversi attori interessati al futuro dell’Arsenale, un’altra di dialogo costruttivo e di riavvicinamento tra questi attori e infine una fase di ridefinizione comune del quadro di gestione e orientamento del futuro dell’Arsenale. L’obiettivo non era di risolvere i diversi conflitti in corso ma di riorganizzarli in modo costruttivo e cooperativo nell’interesse generale.
La prima fase di condivisione e trasparenza è stata realizzata in grande parte tramite lo sviluppo di un “urban center virtuale” per rendere accessibile online l’informazione sull’Arsenale: mappe, accessi, attori, storia, documenti amministrativi, gallerie foto, … Ad esempio, l’ufficio urbanistico del Comune ha avviato un processo di semplificazione e digitalizzazione dei documenti di urbanistica per renderli accessibili on-line.
La seconda fase di dialogo tra l’insieme degli attori ha cercato di rendere fisicamente visibili le “comunità patrimoniali”, cioè i gruppi di persone che volevano mantenere vivo e trasmettere nell’ambito dell’azione pubblica questo importante patrimonio culturale alle generazioni future. Queste comunità si possono raggruppare intorno ai tre grandi periodi storici: l’Arsenale antico, moderno e contemporaneo.
L’Arsenale antico, quello della “Serenissima”, della città lagunare e dei mestieri e sapere tradizionali, ha tra i suoi simboli il Bucintoro e La porta dei Leoni. Il Forum futuro Arsenale è composto in grande parte di associazione legate a quest’Arsenale, simbolo della “civiltà dell’acqua”.
L’Arsenale moderno, il più visibile negli edifici e la forma attuale dell’Arsenale, è quello “italiano”, dei primi idrovolanti, della “culla” della Marina Militare Italiana e dello sviluppo industriale, fonte di lavoro per tante famiglie veneziane. La Gru Amstrong è uno dei suoi simboli.
L’Arsenale contemporaneo è composto da attività “internazionali” che hanno preso piede all’interno delle differenti tese. Qualche centinaia di dipendenti fanno vivere questo Arsenale tutti giorni. I due giardini, quelli di Thetis e della Biennale, luoghi d’arte, sono tra i simboli di quest’arsenale contemporaneo.
Per condividere queste tre narrazioni, questa diversità di interpretazione e di comunità patrimoniali, il Comune di Venezia ha chiesto a Faro Venezia di organizzare delle passeggiate patrimoniali per dare la parola tutti questi attori: tre passeggiate patrimoniali sono state organizzate con ogni volta una decina di testimoni. Sono state filmate e condivise sul sito dell’Arsenale e ancora visibile oggi.
La terza fase, quella della “riconciliazione” o del dialogo, che come primo passo prevedeva l’organizzazione di un evento annuale comune con tutti attori è stata facilitata dalla proposta dal Forum Futuro Arsenale di organizzare una giornata “Arsenale aperto” in occasione del 24 aprile, festa della città di Venezia.
Questo evento collettivo è stato organizzato ben due volte con ogni volta la partecipazione di tutti attori e circa 20.000 partecipanti. Per la seconda edizione, una centinaia di visite sono state organizzate e 4.000 visitatori hanno potuto scoprire i diversi luoghi significativi dell’Arsenale. La conferenza stampa della prima giornata Arsenale aperto è stata una prima occasione e magari l’unica, di avere intorno allo stesso tavolo l’insieme degli attori per una proposta comune.
Il proseguimento di questa fase perdeva l’allargamento della partecipazione al di là di quelli che si interessavano già all’arsenale, cioè i giovani, le scuole, i cittadini del veneto, le imprese, ecc. Una mappatura di tutte le tesi con le loro storie, i loro vincoli, le loro illustrazioni è stata realizzata durante un anno. Lo scopo era di fare una mappa interattiva in tre dimensioni dei tre arsenali per facilitare la lettura dell’insieme e della sua complessità e sviluppare un immaginario collettivo e condiviso sull’Arsenale.
I giovani erano un target importante e questa base doveva anche essere utilizzata per creare un “gioco dell’oca” dell’arsenale da mettere a disposizione di tutte le scuole e delle famiglie per fare conoscere al massimo “la mappa” dell’arsenale, preambolo indispensabile ad una strategia condivisa.
Con lo scrittore Alberto Toso Fei, abbiamo anche immaginato di creare una “caccia al tesoro” nell’Arsenale partendo da un libro per finire in un percorso più digitare a realizzare in autonomia alla scoperta dei tre arsenali. Questi progetti iniziati non sono stati realizzati. L’unico che è partito e ha durato qualche anno è stato la cooperazione con le scuole per l’organizzazione di visite scolastiche dell’Arsenale.
Una cooperazione è stata iniziativa con l’Iveser per promuovere la conoscenza dell’Arsenale del 900 con l’avvio di una raccolta partecipativa della sua memoria, delle conferenze registrate e una prima mostra sugli operai del 900 ancora visibili oggi in Tesa 105. Anche se l’Arsenale moderno è quello più visibile, alla fine sembra quello meno conosciuto.
L’ultima fase, quella della ridefinizione di un quadro comune, è stata appena avviata. Il filo rosso scelto per condurre questo processo è stata l’utilizzo dell’origine del nome arsenale cioè “arzanà” che significa “casa fabbrica” con scopo di affermare che l’Arsenale era magari una delle ultime chance di fare uscire la città di Venezia dell’economia mono turistica. La scelta di “Casa e fabbrica” era di farne il luogo dove si inventano e fabbricano le nuove forme dell’abitare e lavorare, due sfide da affrontare insieme perché Venezia resti città viva.
Qualche passo è stato realizzato in questo senso. Il primo è stato di mettere insieme diverse Università di urbanistica e scienze umane per creare un “H-Lab” come “History and Humanities” laboratory. L’idea di questa cooperazione, presentata durante la seconda edizione di Arsenale aperto, era che – dopo il fallimento degli “incubatori di imprese” e dei numerosi progetti universitari bellissimi per l’Arsenale ma mai realizzati – fosse necessario confrontarsi tra scienze diverse per affrontare la complessità del luogo e produrre conoscenze e condividerle.
Un altro passo è stato quello di iniziare un confronto con altre realtà internazionali confrontate a situazione similare: l’ufficio Arsenale ha realizzato uno studio sulle esperienze di “museo vivo” nel mondo, presentato durante Arsenale aperto, e la vice presidente della Regione Bretagna, in Francia, è stata invitata a condividere loro esperienza di riuso del loro ricco patrimonio marittimo nello sviluppo della green economy.
Questo avvicinamento con la Bretagna aveva anche come origine “le venete”, un antico popolo del mare che ha dato il loro nome a Venezia insieme alla città di “Vanves” in Bretagna. Anche qua, l’obiettivo era di allargare l’immaginario collettivo su che cosa potrebbe diventare l’Arsenale al di là del “museo di se stesso”.
Questi successi ci hanno permesso di sollecitare, attraverso lo Stato italiano, l’aiuto del Consiglio d’Europa con la proposta di fare dell’Arsenale di Venezia una “caso pilota” in Europa di riconversione post turistica. Questa proposta è stata accolta positivamente con la proposta di un’assistenza tecnica nel processo di applicazione della convenzione di Faro.
Oggi l’Arsenale non è più al centro della strategia del comune di Venezia. Il Forum Futuro Arsenale, la Marina Militare e l’università continuano a mantenere un minimo di attenzione sul suo futuro e a sviluppare ipotesi e progetti. L’urban center virtuale sull’arsenale è ancora on-line, anche se non è più aggiornato da due anni.
A Marsiglia il processo di comprensione mutuale, di riconciliazione e di ridefinizione del quadro comune di azione è stato un processo lungo che ha durato più di 20 anni e non è ancora finito. In 18 mesi, a Venezia siamo riusciti a realizzare qualche passo avanti in un contesto molto difficile. All’arresto del sindaco, lo scandalo del Mose, il commissariamento e le nuove elezioni, si è aggiunto il fatto che la scelta di un quadro comune di cooperazione tra tutti attori non è stata pienamente condivisa dal comune stesso, dai diversi attori insediati e neanche all’interno del Forum Futuro Arsenale e dell’associazione Faro Venezia.
Per alcuni, la cooperazione nell’ambito dell’azione pubblica e il rispetto della diverstità dei narrativi, delle communità patrimoniali e degli valori e usi dell’arsenale non eranno una via adeguata. “Da che parte stai?” è stata una domande frequenta che mi stata fatta durante questi 18 mesi, come se uno doveva scegliere tra la società civile e l’aministrazione pubblica, tra l’interesse di una communità patrimoniale e l’altra.
Il successo degli eventi comuni Arsenale aperto, la condivisione online dei documenti sull’Arsenale, il riconoscimento della diversità delle comunità, dei diversi interessi e narrazioni e la loro condivisione (video, internet, passeggiate, etc) hanno fatto in modo che durante questi 18 mesi nessuno si è rifiutato di partecipare al processo, anche in un contesto cosi difficile.
Sono tornato un mese fa nell’Arsenale di Venezia per farlo visitare alla persona che ha gestito tutta la riconversione del ricco patrimonio culturale della città di Bordeaux con grande successo, Bordeaux essendo oggi la città più attrattiva di Francia. È stato molto colpito dal potenziale di questo gigantesco arsenale, della ricchezza dei suoi narrativi e della forza degli attori in presenza. Come è stato molto colpito dal sentimento di abbandono della zona: l’ultima mostra sul 900 che abbiamo organizzato è ancora presente in tesa 105, i pannelli di indicazioni sono caduti, gli orari di apertura sono ridotti e uno dei più grandi spazi pubblici della città di Venezia è ancora vuoto dopo 5 anni di gestione comunale.
Oggi, sembra che ogni communità patrimoniale è tornata a raccontare e valorizzare il “suo” narrativo, dimenticandossi dagli altri, come se l’Arsenale non era unico e unitario, alla volta antico, moderno e contamporanneo. Non si è mai fermato di essere “casa fabbrica”, quella del Bucintoro, della Gru Amstrong e dei giardini d’arte. E un simbolo, un segno, un bene comune e una storia veneziana, italiana e internazionale.
Venezia è stata la prima città in Italia, già nel 2008, a interessarsi alla Convenzione di Faro, facendone la prima traduzione in lingua italiana. Il sito di Faro Venezia è un punto di riferimento per chi vuole capire questa convenzione innovativa. Ma Venezia è anche la città dove il percorso è ancora lungo per il riconoscimento dal “diritto al patrimonio culturale” e perché la conservazione e l’uso sostenibile del patrimonio culturale abbiano l’obiettivo dello sviluppo umano e della qualità della vita per tutti.
PS: tutte le foto sono state realizzate durante le passeggiate patrimoniali organizzate da Faro Venezia nell’Arsenale di Venezia.
PS 2: Grazie ad Adriano de Vita per la rilletura del testo.
Arsenale di Venezia: prima passeggiata patrimoniale – 27 giugno 2014.
Seconda passeggiata patrimoniale in Arsenale da campo della Celestia ai bacini di carenaggio – Martedi 16 settembre 2014
Arsenale di Venezia: terza passeggiata patrimoniale – Lunedì 27 ottobre 2014