FAQ 1.12 – Che cosa si intende per patrimonio dissonante?

In termini generali, per patrimonio dissonante, o controverso, si intende un oggetto patrimoniale che può dare origine a interpretazioni conflittuali o comunque in contrasto tra loro, da parte di gruppi socio-culturali (gruppi) diversi o dallo stesso gruppo che cambia idea nel corso del tempo oppure ancora da gruppi che dispongono di livelli di di potere diversi. Un tipico esempio di patrimonio dissonante sono le opere architettoniche lasciate dalla dittature quando le società diventano democratiche.

Il fatto che si tratti di una espressione inconsueta, o forse ambigua, ci induce ad offrire un suo approfondimento. Per patrimonio dissonante, o controverso, si intende un oggetto patrimoniale che può dare origine a interpretazioni conflittuali – o comunque in contrasto tra loro – da parte di gruppi socio-culturali (gruppi) diversi o dallo stesso gruppo che cambia idea nel corso del tempo. La dissonanza può essere sincronica, diacronica o di potere.

  • É sincronica quando si manifesta nello stesso momento tra gruppi diversi.
  • É diacronica quando lo stesso gruppo cambia idea nei confronti di uno stesso oggetto patrimoniale.
  • É di potere quando sono discordi su chi ha il diritto di includere o escludere qualcosa dal da una lista di oggetti patrimoniali oppure – in senso più radicale – quando in contrasto riguarda il diritto di decidere se una cosa è patrimonio” oppure no.

Una dissonanza sincronica avviene, ad esempio, in Italia per i numerosi lasciti dell’architettura di epoca fascista che stimolano interpretazioni molto diverse a seconda dell’orientamento politico di chi li osserva. Un altro esempio sono le statue di personaggi storici famosi che assumono significati diversi per gruppi diversi. Così le statue di Cristoforo Colombo negli usa possono essere ammirate, ma anche attaccate e distrutte perché Colombo può essere ammirato in quanto scopritore dell’ America, ma attaccato in quanto “iniziatore” del genocidio dei nativi americani. Va notato che Colombo non fu personalmente responsabile di alcun genocidio, ma può essere comunque attaccato in base alle convinzioni esistenti, anche se false. Il concetto stesso di “scoperta” è controverso in quanto rivela un pensare eurocentrico e, più o meno consapevolmente, colonialista.

La “costruzione” del patrimonio

Si tratta quindi di capire come i significati vengono “costruiti” e guidano le azioni individuali e collettive. Il patrimonio controverso può essere prezioso nelle attività educative che intendono sviluppare autonomia e consapevolezza critica nelle persone. In particolare si dimostra in questi casi come le “cose” in loro stesse non abbiano alcun significato “incorporato” perché i significati sono costruzioni sociali che cambiano nel tempo, a seconda dei diversi gruppi sociali e del potere che esprimono. Il patrimonio è un concetto in perenne divenire e va considerato come un processo sociale e storico.

Tutte le rivoluzioni sono culturali

La dissonanza diacronica si vede molto bene nel caso di importanti rivoluzioni politiche che sono sempre anche culturali. Tutti i rivoluzionari sentono il bisogno di distruggere i simboli del regime passato, distruggere beni archeologici, riscrivere i testi di storia, e sviluppare narrazioni identitarie del tutto nuove. Nei casi più radicali si assiste anche a tentativi di costruire “l’uomo nuovo” e questo può comportare – oltre alla distruzione dei lasciti fisici del passato – anche uccisioni di massa degli degli uomini “vecchi”. Questo è avvenuto i Cina durante la rivoluzione culturale. Forse è utile ricordare che la rivoluzione culturale cinese prese lo spunto iniziale proprio da un patrimonio dissonante e cioè le diverse interpretazioni che vennero date per la rappresentazione di un dramma storico rappresentato nel 1965, La destituzione di Hai Rui . Esistevano ovviamente motivi ben più profondi di tensione nella Cina di allora, ma quello che poteva sembrare un banale dibattito sul teatro funzionò come trigger – grilletto o evento scatenante, che mise in luce le diverse concezioni della società che stavano maturando.

Dissonanza come potere di inclusione ed esclusione

La dissonanza si manifesta anche come potere di includere qualcosa in una lista di “patrimoni” e che cosa esludere. Per esempio nella cittadina belga di Aalst si celebra un famoso carnevale che dura tre giorni. Per decisione Decision of the Intergovernmental Committee: 14.COM 12 (Bogotá, 2019) il carnevale di Aalst è stato escluso dalla lista UNESCO dei patrimoni intangibili dell’umanità a causa delle sue continue espressioni di antisemitismo, espressioni offensive, celebrazioni del nazismo e altre rappresentazioni che stimolano odio e conflitti tra le diverse comunità culturali (https://ich.unesco.org/en/Decisions/14.COM/12). L’evento è stato escluso in quanto due volte dissonante. La prima perché alimenta conflitti tra diversi gruppi sociali invece che favorire il dialogo; la seconda perché “incoraggia gli stereotipi, deride alcuni gruppi e insulta i ricordi di dolorose esperienze storiche tra cui genocidio, schiavitù e segregazione razziale”.

É facile concordare con i motivi di questa esclusione, tuttavia in questo modo si rischia di perdere anche l’occasione di capire come mai in una pacifica e laboriosa cittadina nel cuore dell’Europa covi sotto la cenere delle buone maniere simili nuclei di aggressività, violenza e nostalgie del nazismo. Si tratta di motivazioni di esclusione chiarissime, ma va notato che non per questo il carnevale cessa di essere “patrimonio” della comunità locale, che infatti continua a celebrarlo anche senza il riconoscimento UNESCO. Un altra cosa da notare è che nel concetto di carnevale è originariamente compreso quello di trasgressione delle regole, sfrenatezza, assenza di limiti, sovversione. Se questa “scandalosa” libertà viene meno, il carnevale si trasforma in una simpatica festicciola di paese, una attrazione turistica o persino una pratica educativa; cioè nell’esatto contrario della sua natura originaria. In questo modo una pratica di preservazione e valorizzazione (la lista UNESCO) diviene una pratica trasformativa e anche distruttiva di un patrimonio, sia pure con ottime motivazioni.

Dissonanza sul potere di definizione

Una forma più radicale di dissonanza che riguarda il potere consiste nel potere di decidere che cosa è “patrimonio” e che cosa non lo è (non solo quandi di includerlo o escluderlo da una lista. Da questo punto di vista la Convenzione di Faro rivoluzionaria perché attribuisce un ruolo rilevate alla cittadinanza attiva organizzata in forma di Comunità Patrimoniali. In ultima analisi per la Convenzione sono le persone che attribuiscono valore culturale ad una “cosa” piuttosto che ad un’altra e quindi questo potere decisionale si sposta almeno in parte dallo stato ai cittadini.

Per esempio il cosiddetto patrimonio galleggiante, cioè l’insieme delle imbarcazioni storiche presenti nel nostro paese sono “patrimonio” o sono semplicemente vecchie barche da rottamare? Chi decide questo? É già successo più volte che organi della nostra amministrazione pubblica abbiano rifiutato qualunque forma di tutele perché i politici o i funzionari preposti alla decisioni abbiano rifiutato lo status di “patrimonio” a questo tipo di oggetti storici relegando al ruolo di semplici “cose” prive di significato. In questo modo abbiamo perso, ad esempio, il veliero Giorgio Cini che è stato venduto alla Francia per essere da lei immediatamente dichiarato bene inalienabile gestito con la massima cura. Per altri versi ci si può chiedere se ci siano siano limiti, ovvero se qualunque cosa possa essere percepita come patrimonio da parte di qualcuno. Teoricamente si, ma così potremmo trovarci come patrimonio una lista infinita di ricette di cucina regionale con dispute accanite su quale è più tradizionale di un’altra.

Ci sono quindi due rischi opposti: escludere troppo, tipico degli approcci istituzionali, e includere troppo, tipico degli approcci “dal basso”. Questo problema per il momento rimane aperto e probabilmente troverà nel tempo soluzioni negoziate.

Dissonanza come educazione al patrimonio

La convenzione assegna una particolare importanza ai processi di trasmissione del patrimonio alle generazioni future, ma che cosa trasmettiamo esattamente? Finché si tratta di oggetti fisici, come una architettura, non ci sono dubbi: ne assicuriamo la manutenzione e in questo modo si trasmette l’oggetto fisico. Ma abbiamo visto che il “patrimonio” è sempre un insieme di significati e cioè un costrutto culturale e che spesso questi significati sono dissonanti o controversi. Succede poi, anche troppo spesso, che il costrutto ”patrimonio culturale” alimenti conflitti identitari che sfociano in aperta violenza, razzismo e persecuzioni. Di certo non è questo lo scopo della cura del patrimonio, ma come possiamo evitare queste derive? Qui entra in gioco l’educazione al patrimonio e si apre un campo di azione molto vasto, di eccezionale importanza, ma ancora poco esplorato probabilmente perché richiede competenze di tipo pedagogico non banali e non sempre facilmente reperibili tra i volontari o i professionisti di altri settori. Diciamo allora che tutti vari casi di dissonanza si prestano molto bene come occasioni di apprendimento del pensiero critico ed aperto. Si supera così la concezione ingenua dell’insegnamento come semplice trasmissione di contenuti da chi sa a chi non sa, per stimolare la consapevolezza dai saperi come costruzione sociale variabile e negoziabile. Questo approccio permette al società aperte e democratica di “incorporare” nella loro storia anche costrutti patrimoniali fortemente dissonanti senza percepirli come minacciosi e quindi anche senza sentire il bisogno di distruggerli o demonizzarli. Questo tipo di pedagogia è precisamente ciò che distingue le società dittatoriali da quelle democratiche. Il valore delle seconde è fortemente sostenuto dalla Convenzione di Faro che – in questo – fa una scelta di campo chiara e non negoziabile. Un buon esempio di uso educativo del patrimonio dissonante si trova nel progetto ATRIUM.

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Testo da citare:
Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
https://farovenezia.org/faro_faq/

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