Trailer per: “Tessuti sotto el felze”

Breve trailer per: “Tessuti sotto el felze”, Venezia, 27 ottobre 2017.
La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti dei nobili e della servitù negli ultimi 500 anni si trova in una specifica lezione della la prof. Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto, che si può vedere a questo link

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Oltre al puro fascino dei tessuti pregiati e dell’ambiente di lavoro della tessitoria Bevilacqua, alcune cose meritano di essere esplicitate perché sono queste che rendono questi tipi di attività “patrimonio culturale” in senso stretto.

I telai utilizzati sono del tipo Jacquard, cioè programmabili attraverso un ingegnoso sistema di schede perforate. Questo tipo di telaio si diffuse agli inizia dell’800 grazie ai perfezionamenti introdotti da Joseph-Marie Jacquard su modelli più antichi. Già nella seconda metà del ‘4o0 infatti l’italiano Giovanni il Calabrese (Jean Le Calabrais) aveva costruito un prototipo che suscitò l’interesse di Luigi XI e ora si trova nel nel museo delle arti e dei mestieri a Parigi

Questo telaio fa parte quindi della storia dell’informatica, non solo della tessitura, e anche della storia dell’organizzazione del lavoro e della nascita dell’industria moderna. La sua introduzione in Francia sollevò infatti forti protesta da parte dei tessitori di Lione che temevano – con molte buone ragioni – di restare disoccupati.

Una parte dei macchinari utilizzati è anche concettualmente più antica e in quanto essi sono facilmente riconoscibili nelle tavole dell’enciclopedia di Diderot e d’Alembert (1751-1780) dedicate alla tessitura.

E’ interessante poi il modello imprenditoriale attuale della tessitura. Questa infatti è una dell pochissime che, avendo rifiutato qualunque tipo di innovazione successiva al telaio Jacquard, ha invece innovato il suo modello di business che ora è del tutto post-moderno. Il valore dei prodotti infatti è un mix di valore estetico e culturale. Conta molto infatti per i clienti sapere il “come e da chi” sono stati prodotti i tessuti, che quindi non sono solamente oggetti, ma incorporano storia, cultura la ‘faccia’ del produttore.

In un certo senso la storia imprenditoriale di questa azienda (e delle altre dello stesso tipo) è paradossale: è nata come modello di innovazione tecnica e ha avviato la prima rivoluzione industriale. Poi è diventata radicalmente contraria all’innovazione tecnica. Infine è divenuta post-moderna in quanto vende più “significati” che prodotti.

Una altro paradosso è che oggi sia considerata un modello di attività artigianale proprio un’azienda che è il prototipo stesso dell’innovazione industriale.

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Links per approfondimenti

Il telaio Jaquard (‘800),
Il telaio programmabile che fa parte della storia dell’informatica, raccontato in un’intervista intervista con Alberto Bevilacqua – CEO Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia.

Il velluto soprarizzo
Intervista con Silvia Longo – tessitrice presso Bevilacqua in Venezia.

Le ottime foto di Blu Oscar:
http://bluoscar.blogspot.it/search?q=Tessitura+Luigi

Le tavole dell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert che illustrano le tecniche per la produzione di passamanerie e tessuti.

La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti di nobili e servitù. Intervista con Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto.

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Testi e immagini: Doretta Davanzo Poli
Video: Adriano Devita
Grafica: immagini Michela Scibilia e Aadriano Devita
Grafica: Michela Sciblia
Musica: Vivaldi, Concerto per violoncello RV 423

Prodotto da El Felze
in collaborazione con Faro Venezia, Venezia, 2017

Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/

Un pensiero su “Trailer per: “Tessuti sotto el felze”

  1. Adriano De Vita Autore articolo

    Aggiungo alcuni commenti che arricchiscono non poco il mio commento al video e che mi sono arrivati per posta privata

    Non hai torto.
    Si, siamo in una fabbrica ma direi che la apprezziamo per il suo essere MANIFATTURA e, in quanto impiega le mani degli addetti, dei lavoratori, di operai specializzatissimi la accogliamo nel nostro mondo di ARTIGIANI.
    Il fare con le mani è cosa talmente rara e preziosa che dobbiamo sorvolare, penso, su queste giuste osservazioni di principio
    In più mi sembra che le “operaie” la sapessero ben lunga e che fossero loro a dare alcune dritte al “padrone” che oggi è un responsabile di marketing, persona iconica, guida e memoria storica.
    Comunque si, quella della “Tessuti Luigi Bevilacqua” è una figura spuria nel panorama dell’artigianato artistico…. ma forse tutti noi lo siamo

    Saverio Pastor (Remèr)

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    Belle considerazioni Adriano!
    La storia è un dato di fatto ed hai pienamente ragione. Quel tipo di telaio è stato inventato con l’intenzione dichiarata di eliminare manodopera dalle fabbriche, e la persona che li ha inventati (senza fare commenti sulla mamma….) aveva pure inventato un telaio azionato da un asino, più per schernire gli operai che per reali esigenze, dato che si sfruttava già da secoli l’energia idraulica…
    Penso che ciò che a noi, uomini d’oggi, fa apparire ma anche dichiarare “belle” quelle macchine, è il confronto con l’attualità, e cioè l un rapporto tutto sommato ancora “umano” tra la macchina ed il lavoro, il fatto che anche quella, ormai rara, “manodopera” non è stata spazzata via da logiche speculative legate alla celebrata delocalizzazione, che crea disoccupati in patria e schiavi lontano dai riflettori, e dai sindacati. Ma non ultimo quella secolarizzata miscela di conoscenza dei materiali, raffinatezza del lavoro e tecnologia che quelle macchine, pur eliminando manodopera all’epoca della loro invenzione, hanno comunque saputo conservare.
    Come dice Saverio siamo tutti delle figure “spurie”, per i semplice fatto che tutti i mestieri artigiani si sono evoluti nel tempo con logiche mai comprese appieno dai “professori” o presunti tali, e quindi siamo rimasti delle figure “atipiche” a causa dell’incapacità di comprensione delle classi dirigenti (o dichiaratesi tali).
    Anche tutti i nostri utensili, come il mio martello per esempio, sono strumenti “open source”, ormai affinati e perfezionati da migliaia di predecessori e secoli di utilizzo, basterebbe poco per capirlo se solo che qualcuno si fermasse a riflettere, ma ormai tutti stanno correndo verso il 4.0 senza sapere cosa sia, ma intanto corrono e son contenti…… Essere Artigiani oggi significa essere Partigiani, “noi” il progresso lo abbiamo costruito, lentamente e diffusamente per secoli, chissà se i prossimi storici saranno in grado di ammetterlo…… ai posteri la sentenza 🙂
    Un saluto e buon Natale a tutti!!

    Alessandro Ervas (Fravo)

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