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SAVERIO PASTOR VENEZIANO DELL’ANNO 2023

Pubblico qui integralmente il discorso di ringraziamento di Saverio Pastor, decano dei Rèmeri veneziani e antico sostenitore dei principi della Convenzione di Faro. Saverio Pastor è stato nominato veneziano dell’anno per il 2023. Può darsi che i non-veneziani non sappiano esattamente che cos’è un Felze o quali sono i mestieri artigiani che vi ruotano attorno. Se non lo sapete vi consiglio vivamente di visitare il sito della loro associazione: https://www.elfelze.it/

NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS.

Quando amichevolmente mi dissero che la scelta del veneziano dell’anno era caduta su di me, ho avuto l’istinto di alzarmi e andarmene. Ben altre personalità vedo più adatte: sensibilità più raffinate, cultura eccelsa, abilità più ardite. Poi, leggendo meglio le motivazioni, mi son detto che finalmente si presentava l’occasione per ringraziare tutti i remèri e tutti gli artigiani, passati presenti e futuri. In effetti, diciamolo, sono stati bravi, siamo stati bravi.

È forse giunto il momento di riconoscere che il lavoro dei remèri è stato essenziale per la nascita stessa della città e poi per la sua crescita come potenza economica, commerciale e militare; è ora di ringraziare i misteriosi proto-remèri che costruirono quei remeggi necessari ad esplorare e colonizzare quella laguna ancora disabitata. E ricordiamo quindi le migliaia di remèri che hanno reso possibile la nascita e la vita della città col loro lavoro, modesto ma strategico, faticoso ma essenziale.

È ora di ricordare Artico Massario con bottega nell’attuale Campiello del remèr: è il primo remèr di cui si abbia conoscenza scritta, su un contratto di esattamente 800 anni fa, per la realizzazione di 1.000 remi in frassino per l’Arsenale.

Vanno salutati quegli ignoti Maestri che nel 1307 presentarono il testo della mariegola dell’arte da far finalmente approvare dai preposti 3 Giustizieri vecchi.

E salutiamo con affetto quei volti ormai noti dell’insegna dell’arte dei remèri, commissionata nel 1517 da Maistro Nicholò de Marcho Marchovichio dito de Andronicho, gastaldo de l’Arte de remeri et i suoi compagni, con il garzone al centro, con il catalogo delle tipologie di remi e delle lavorazioni e con due forcolette relegate al margine.

Anche senza la corporazione, soppressa da Napoleone, anche sotto il dominio francese e poi austriaco, anche nella più profonda crisi economica seguita alla caduta della Repubblica, i remèri hanno continuato a rifornire le barche e la città degli essenziali remi e forcole.

La vera crisi è ovviamente arrivata con la motorizzazione generalizzata avvenuta tra gli anni 50 e 60. In quel frangente quanto bravo è stato il mio, il nostro Maestro, Bepi Carli, con Gino Fossetta, a salvare la sua bottega e il nostro mestiere? Lo ha fatto con gesto semplice, ma geniale, per certi versi rivoluzionario in quel contesto; ha tolto la forcola dalla barca e l’ha messa su di un piedistallo facendola diventare altro, un oggetto plastico e simbolico apprezzato in tutto il mondo per le qualità che lo connotano, tra funzionalità sofisticata e bellezza scultorea.

Ed è giusto ringraziare noi attuali remèri, siamo 5 maestri in 4 botteghe, io sono il più anziano e con me da quasi 20 anni lavora il più giovane, Pietro Meneghini, mentre Paolo Brandolisio, Franco Furlanetto (già mio allievo) e Piero Dri presidiano la città dalle loro 3 botteghe. Li ringrazio per come affrontano, assieme a tutti gli altri artigiani, l’attuale grave crisi che attanaglia la città, crisi demografica, antropologica e sociale, che con il precipitare del numero di abitanti vede diminuire ben di più il numero di persone che vanno in barca, a remi.

Per combatterla, nel 2002, abbiamo immaginato che fosse necessario fare rete. Con gli altri artieri de gondole et suoi fornimenti abbiamo inventato l’associazione El Felze, per contarci, per contare e per raccontare chi siamo e cosa facciamo. Purtroppo, a contarci ci mettiamo sempre meno perché abbiamo perso molti colleghi, anche grandi Maestri, di cui sentiamo già la gran mancanza -ciao cari-.

I maestri artigiani di El Felze


All’inizio abbiamo contato parecchio anche per il territorio Veneto e le Istituzioni che lo governavano, ed abbiamo vicendevolmente collaborato ad importanti iniziative anche all’estero, mentre ora evidentemente altri problemi attanagliano le Amministrazioni. Invece siamo diventati piuttosto bravi a raccontare anche grazie a chi di comunicazione e grafica se ne intende.

Nel frattempo, grazie a quello che chiamo il nostro corpo accademico, di cui la professoressa Elisa Bellato fa parte, abbiamo imparato anche a conoscere la Convenzione UNESCO del 2003 sulla Promozione e Protezione del Patrimonio Immateriale e quella del Consiglio d’Europa del 2005, stipulata a Faro, che spinge la collettività a rendersi consapevole fruitrice dei propri patrimoni e a farsi comunità patrimoniale. Per queste convenzioni noi artigiani, saremmo dei “portatori sani” di patrimoni culturali ed essere artigiani oggi vuol dire anche questo: farsi carico di un ruolo sociale e culturale.

Ringrazio quindi tutti i colleghi de El Felze per aver creduto in questa sfida e per il lavoro considerevole per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale immateriale che è stato addirittura premiato dalla città coreana di Jeonju.

Anche per questo abbiamo lanciato el disnar per la regata storica: occasione di incontro e di convivialità tra cittadini, e ringrazio le centinaia di persone di decine di associazioni, della città e del litorale, che hanno voluto credere in questa proposta. Perché promuovere la voga, le regate, la cantieristica è indispensabile alla nostra specificità anfibia.

Perciò questo è un riconoscimento a tutti gli artigiani, ma anche a tutti coloro che della città fanno sopravvivere i suoi aspetti essenziali: gondolieri, regatanti, piccoli commercianti. Insomma a tutti i veneziani che vivono sotto al motto di resistere, resistere, resistere!

Ovviamente non parlo più solo di noi della gondola, di noi della filiera lunga della cantieristica, ma parlo di tutto l’artigianato veneziano perché Venezia è stata capitale delle manifatture e di queste ancora permane qualche buon lacerto.

Resistiamo ad un mercato immobiliare impazzito, alla cultura dell’happy hour che porta alla sostituzione delle botteghe con gli ennesimi baretti, alla gran festa del turismo di massa e dell’airB&B che scaccia i nostri clienti d’elezione lasciando vuote e sterili cassettine con numeri segreti, resistiamo alla legge del prodotto seriale e all’omologazione. Ma la nostra città non è omologabile senza la sua morte.

Ringraziamo anche le nostre Amministrazioni, a tutti i livelli, che da oggi si impegneranno veramente con maggior decisione e con la collaborazione delle associazioni del territorio:

  • nell’inversione della tendenza all’esodo dalla nostra città,
  • nell’investire seriamente in progetti volti a riaffermare la specificità anfibia della nostra civiltà, nell’educazione dei giovani assieme alle società remiere;
  • di investire nella rappacificazione con le acque e quindi
  • in una mobilità per quanto possibile moderna ma realmente sostenibile, rispettosa e razionale;
  • di spendersi e spendere per far di Venezia quantomeno un centro nevralgico e vitale, non solo espositivo, delle arti applicate e dell’artigianato tipico e tradizionale: un polo di rilevanza Europea dove le arti si riconoscano e si confrontino;
  • di offrire altre nuove ricche opportunità all’uso dell’Arsenale.
  • di farsi volano perché si coagulino delle comunità patrimoniali attorno ai beni di cui ancora possiamo beneficiare e di cui dobbiamo esser orgogliosi, spingendo verso nuove candidature a Patrimoni dell’umanità: dalle perlère al vetro, dai mestieri della gondola al mestiere del gondoliere, dalla voga alla veneta alle regate, dalla tessitoria al merletto, dai mestieri del restauro monumentale a quelli delle manutenzioni;

Ovviamente ho molti ringraziamenti più personali da fare.

Ringrazio quindi Bepi e Gino da cui ho imparato il mestiere. E ringrazio chi mi ha accompagnato in questo apprendimento che dura tuttora: Vittorio Marcoleoni e tutti gli amici della Spazio Legno.

Ringrazio la Regione del Veneto per avermi attribuito il titolo di Maestro Artigiano e la Fondazione Cologni per avermi riconosciuto quello di Maestro d’Arte e Mestiere. Mi hanno offerto così lo stimolo a realizzare un progetto che da anni giaceva in un cassetto: a ottobre farò una mostra a Parigi dove trasformerò una galleria in laboratorio, dove lavorerò e dove racconterò il ruolo di questo mestiere nella nostra cultura. Una nuova avventura, personale, per la quale cerco sostegni e sponsor, che spero possa far parlare di Patrimonio Culturale Immateriale.

Ringrazio quindi questo Comitato Veneziano dell’anno perché mi dà un’ulteriore investitura di ambasciatore, di portavoce riconosciuto da questa comunità.

Ringrazio, oltre ai remeri, i colleghi che hanno dato vita a el Felze Giuliana Longo, Elisabetta Mason, Ermanno Ervas, Roberto Tramontin, Marzio De Min, Emilio Ballarin, lo studio Scibilia, Gianfranco Munerotto e Adrian Smith che hanno dato una fondamentale mano nella comunicazione; così come i nostri amici suggeritori Simona Pinton, Clara Peranetti, Lauso Zagato e Adriano De Vita, oltre ad Elisa Bellato.

E un pensiero va alla mia famiglia di origine: a Valeriano, a Michelina e a mia sorella Barbara che hanno sempre avuto un approccio alla loro professione di architetti come fosse un mestiere artigiano, dove si progetta, si disegna, si realizza con dedizione, controllando i dettagli, ricercando la migliore funzionalità senza rinunciare al buon risultato estetico. E poi l’imprinting non è stato banale con le frequentazioni delle botteghe dei migliori artigiani, per visite e sopralluoghi.

E quindi il ringraziamento va poi alla famiglia costruita con Agnese, che vede in Tiziano e Giacomo i nostri meravigliosi tesori.

E infine quella che è la mia seconda casa, la bottega, dove appunto Piero ha un ruolo sempre più da protagonista mentre Enrica Berti e Fabiana Ceccarelli cercano di integrare le grosse smagliature amministrative assieme agli amici della CNA. E certamente ringrazio tutti i fornitori, trasportatori e collaboratori che ci permettono di portare a termine il nostro lavoro di remèri del terzo millennio.

Grazie a tutti

Trailer per: “Tessuti sotto el felze”

Breve trailer per: “Tessuti sotto el felze”, Venezia, 27 ottobre 2017.
La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti dei nobili e della servitù negli ultimi 500 anni si trova in una specifica lezione della la prof. Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto, che si può vedere a questo link

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Oltre al puro fascino dei tessuti pregiati e dell’ambiente di lavoro della tessitoria Bevilacqua, alcune cose meritano di essere esplicitate perché sono queste che rendono questi tipi di attività “patrimonio culturale” in senso stretto.

I telai utilizzati sono del tipo Jacquard, cioè programmabili attraverso un ingegnoso sistema di schede perforate. Questo tipo di telaio si diffuse agli inizia dell’800 grazie ai perfezionamenti introdotti da Joseph-Marie Jacquard su modelli più antichi. Già nella seconda metà del ‘4o0 infatti l’italiano Giovanni il Calabrese (Jean Le Calabrais) aveva costruito un prototipo che suscitò l’interesse di Luigi XI e ora si trova nel nel museo delle arti e dei mestieri a Parigi

Questo telaio fa parte quindi della storia dell’informatica, non solo della tessitura, e anche della storia dell’organizzazione del lavoro e della nascita dell’industria moderna. La sua introduzione in Francia sollevò infatti forti protesta da parte dei tessitori di Lione che temevano – con molte buone ragioni – di restare disoccupati.

Una parte dei macchinari utilizzati è anche concettualmente più antica e in quanto essi sono facilmente riconoscibili nelle tavole dell’enciclopedia di Diderot e d’Alembert (1751-1780) dedicate alla tessitura.

E’ interessante poi il modello imprenditoriale attuale della tessitura. Questa infatti è una dell pochissime che, avendo rifiutato qualunque tipo di innovazione successiva al telaio Jacquard, ha invece innovato il suo modello di business che ora è del tutto post-moderno. Il valore dei prodotti infatti è un mix di valore estetico e culturale. Conta molto infatti per i clienti sapere il “come e da chi” sono stati prodotti i tessuti, che quindi non sono solamente oggetti, ma incorporano storia, cultura la ‘faccia’ del produttore.

In un certo senso la storia imprenditoriale di questa azienda (e delle altre dello stesso tipo) è paradossale: è nata come modello di innovazione tecnica e ha avviato la prima rivoluzione industriale. Poi è diventata radicalmente contraria all’innovazione tecnica. Infine è divenuta post-moderna in quanto vende più “significati” che prodotti.

Una altro paradosso è che oggi sia considerata un modello di attività artigianale proprio un’azienda che è il prototipo stesso dell’innovazione industriale.

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Links per approfondimenti

Il telaio Jaquard (‘800),
Il telaio programmabile che fa parte della storia dell’informatica, raccontato in un’intervista intervista con Alberto Bevilacqua – CEO Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia.

Il velluto soprarizzo
Intervista con Silvia Longo – tessitrice presso Bevilacqua in Venezia.

Le ottime foto di Blu Oscar:
http://bluoscar.blogspot.it/search?q=Tessitura+Luigi

Le tavole dell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert che illustrano le tecniche per la produzione di passamanerie e tessuti.

La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti di nobili e servitù. Intervista con Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto.

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Testi e immagini: Doretta Davanzo Poli
Video: Adriano Devita
Grafica: immagini Michela Scibilia e Aadriano Devita
Grafica: Michela Sciblia
Musica: Vivaldi, Concerto per violoncello RV 423

Prodotto da El Felze
in collaborazione con Faro Venezia, Venezia, 2017

Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/

I traghetti da parada a Venezia

I traghetti da parada a Venezia sono stati per secoli il principale mezzo per attraversare il Canal Grande, che taglia in due la città.

Il video registra una degli incontri organizzati dall’associazione El Felze, che raccoglie gli artigiani impegnati nel sistema-gondola:, per la costruzione manutenzione delle barche, gli arredi, i remi e le forcole, le decorazioni, gli abiti.

Quello che risulta chiaramente è che non si tratta di una sopravvivenza fokloristica, come molti credono. I traghetti a remi infatti:

– sono più efficienti ed economici del trasporto pubblico;
– costano 2 euro per traversata (70 centesimi per i residenti);
– creano un notevole indotto per la loro costruzione e manutenzione;
– mantengono vive le tecniche e i saperi tradizionali;
– combattono il moto ondoso con rischi e i danni che ne derivano (funzionano come i dissuasori   di velocità nel traffico urbano;
– creano lavoro per più di 400 gondolieri e 160 sostituti;

Sostenerli o abbandonarli è quindi una precisa scelta politica che a sua volta rivela un modello culturale e la concezione della città sostenuta dalle amministrazioni che la guidano

Interventi di:
Saverio Pastor, remér e presidente dell’ associazione El Felze
Aldo Reato – presidente Bancali e Associazione Gondolieri
Cesare Peris – gastaldo Società Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati

Video realizzato da Adriano De Vita per Faro Venezia