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Patrimonio dissonante e divisività assoluta

A proposito di un articolo segnalato nel sito di Faro Venezia (Autore Lauso Zagato)

daniela ortiz, patrimonio controverso o dissonante

1. Un importante intervento dell’artista peruviana Daniela Ortiz

La scorsa primavera è stato meritoriamente inserito nel sito di Faro Venezia il richiamo ad un articolo pubblicato dal Manifesto al tempo della sindemia, nei mesi finali del 20211; si tratta dell’intervista all’artista peruviana Daniela Ortiz da parte dalla giornalista Lucrezia Ortolani a proposito del significato del patrimonio dissonante di origine coloniale oggi.

Ciò conferma l’attenzione di Faro Venezia per un problema nodale del patrimonio culturale tutto, (tangibile e non), attenzione del resto desumibile dal fatto che una delle FAQ dedicate dall’Associazione alla Convenzione di Faro, la 12 (II), è dedicata proprio alla nozione di patrimonio dissonante. Invero, la radicalità dei problemi in gioco configge con la pericolosa conferma di una tradizione improntata ad un rigido conservazionismo nei confronti del patrimonio ereditato.

Dice la Ortiz all’inizio della sua intervista, “vogliono mantenere viva la tradizione colonialista, la conservazione del patrimonio è solo una scusa”. Non sono del tutto sicuro dell’esattezza della seconda parte del ragionamento, nel senso che spesso non si tratta di scuse, ma di una adamantina certezza nella sacralità e ad un tempo neutralità delle vestigia patrimoniali2, di qualsiasi origine e natura. L’effetto comunque non è diverso: un patrimonio, materiale e non, e dietro a questo un blocco di memorie legate a determinate epoche e fasi storiche, e ideologie al tempo dominanti, devono a detta del pensiero dominante essere mantenuti come tali in nome della supposta neutralità dell’arte. Ripeto, quando una simile posizione è portata avanti dai cultori della conservazione dura e pura, sempre e dovunque, ne va rispettata la coerenza. Peraltro, abbiamo avuto tutti agio di notare come in vari casi siano proprio quanti si dichiarano a favore di un approccio cosiddetto liberista in materia, per cui tutto risulta sacrificabile alla globalizzazione delle arti e delle culture (e soprattutto dei commerci in tale ambito) a porre un rigido caveat ove vengano messi in discussione quei profili patrimoniali che più drammaticamente simboleggiano l’avventura spaventosa dell’Europa nei secoli della conquista.

2. La lezione della professoressa Ben Ghiat: Davvero l’eredità monumentale del fascismo sarebbe costituita da “merely depoliticized aethyetica objects” (oggetti di valore estetico ormai privi di valenza politica)”?

Di qua la doverosa presa di distanza, a mio giudizio, dalla (troppo) ampia levata di scudi, al limite dell’indignazione, che ha accolto a suo tempo in Italia la pubblicazione dell’articolo della professoressa Ben Ghiat’3. Cosa diceva di così dissacrante la studiosa americana? Non accusava la cultura italiana di essere ancora impregnata di fascismo (e in questo era casomai troppo ottimista, alla luce della cupa realtà attuale del nostro Paese). Il suo punto era che la cultura italiana trattava l’eredità monumentale del fascismo come “merely depoliticized aesthetic objects”, con l’effetto di non comprenderne la valenza politica, che peraltro rimaneva (e rimane) ben chiara ai gruppi di estrema destra4.

Vi è allora da augurarci che l’apertura al tema del sito di Faro Venezia, dando spazio alla chiarezza della presa di posizione da parte dell’artista peruviana, possa contribuisca allo sviluppo di un dibattito non limitato ai professionisti del patrimonio, ma che attraversi le comunità patrimoniali, a partire da quelle più vicine alla nostra esperienza, riconducibili al circuito veneto/lagunare.

3. Faro Venezia e Alleanza Una Venezia: definizioni a confronto

Mi soffermerei piuttosto sulla Risposta alla Faq 12 (II), di Faro Venezia (la Risposta, a seguire). Questa definisce patrimonio dissonante (o controverso) “un oggetto patrimoniale che può dare origine ad interpretazioni patrimoniali conflittuali o comunque in contrasto fra loro, da parte di gruppi socio-culturali diversi o dello stesso gruppo che cambia idea nel corso del tempo, oppure ancora di gruppi che dispongono di livelli di potere diversi”. Nel prosieguo, la Risposta individua le tre varianti della nozione: dissonanza sincronica, diacronica, di potere. Mentre il significato delle prime due è in qualche modo evidente, e comunque ci tornerò oltre, sottolineo l’importanza dell’ultima. Con l’espressione dissonanza di potere ci si riferisce alla presenza o meno di élites dominanti che abbiano il potere di definire cosa è e cosa non è patrimonio culturale. Una variante della dissonanza di potere riguarda la questione dell’inserimento o meno di espressioni culturali nelle varie Liste del patrimonio disciplinate dalle Convenzioni dell’UNESCO. Si aprono qui complesse interrelazioni tra il potere dei diversi Stati interessati (e delle entità sub-statuali) nel loro rapporto sempre difficile, spesso conflittuale, con le comunità viventi da un lato, con gli apparati delle organizzazioni internazionali dall’altro lato.

Non è un caso a mio avviso che proprio una associazione legata anche nel nome alla Convenzione di Faro e allo sviluppo delle comunità patrimoniali abbia saputo porre con chiarezza questa problema. Contro le aperture garantite da tale strumento giuridico /la CF intendo) ha mosso fin dall’inizio, e continua ad agire, un potere castale, onnipotente in alcuni Stati europei (che infatti non hanno ratificato la CF), ma operante anche in Stati che hanno scelto di ratificarla, operando in questo caso con il fine di renderne tendenzialmente nullo ogni possibile effetto concreto5.

Torniamo ora alla definizione di patrimonio dissonante data da Faro Venezia, considerandola nella sua interezza e confrontiamo questa definizione con quella fornita dall’alleanza Una Europa6. Questa si propone di cercare nuove chiavi di lettura (nonché strategie narrative), per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale dissonante inteso come “un patrimonio tangibile e intangibile che per il contesto storico in cui si è formato e i valori che esprimeva in passato è particolarmente difficile da raccontare e gestire”. Gli esempi fatti riguardano poi l’architettura coloniale e quella “voluta dai regimi totalitari”.

Prima di soffermarmi criticamente sul rapporto tra le due definizioni, sottolineo l’esistenza di un punto di confluenza tra loro: entrambe ci aiutano a fare chiarezza nel distinguere il fenomeno in esame dalla situazione del patrimonio conteso. Questa si verifica quando “due o più Stati, entità etnico-linguistiche, religiose, culturali, comunità di vario genere, entrano in conflitto circa l’appartenenza di un bene, di un sito, di singole (o di un complesso di) espressioni culturali, di cui le diverse Parti in causa si considerano legittime depositarie”7 per cause identitarie, di prestigio, economiche. Quest’ultimo è il caso della contesa tra Cambogia e Thailandia per il possesso del centro monumentale di Angkor Vat, contesa che ha conosciuto episodi, all’inizio del secolo, di vera e propria guerra. Nelle sue varianti, il patrimonio conteso rappresenta una situazione simmetrica a quella del patrimonio dissonante.

4. La forza dirompente delle divergenze: una (dura) ipotesi conclusiva

Fatta questa precisazione, a me pare che nel caso della definizione fornita da Una Europa siamo in presenza di una aspirazione, magari virtuosa, a ripulire la radicalità delle divergenze, che non tiene conto della forza dirompente, e operante anche al presente, di svariati fenomeni di dissonanza. La dissonanza in questa prospettiva si riduce così alla sua sola dimensione diacronica, riguarda ricadute al presente di fenomeni passati. Ma quid se la dissonanza è invece sincronica e, soprattutto, se – come nelle situazioni più radicali – è insieme diacronica e sincronica? Il sospetto è che chi ha scelto di muoversi su questo terreno abbia in realtà già deciso cosa sia memoria vivente e cosa non abbia più altro che carattere residuale. Ci si potrebbe persino chiedere, con un po’ di malizia, se qualche volta gli aspiranti “facilitatori” non costituiscano essi stessi un esempio di dissonanza di potere rispetto ai portatori delle specifiche situazioni di dissonanze (sincronica, diacronica, sincronico/diacronica) vivente.

Mi fermo, non senza porre una domanda che chiarisce meglio il mio pensiero: quando ci troviamo in presenza di profili patrimoniali intrinsecamente legati all’orrore del colonialismo (ritornando alla Ortiz), e a quello della schiavitù, non sarebbe lecito parlare piuttosto che di patrimonio dissonante (o controverso), di patrimonio radicalmente divisivo (o contestato)? E quindi: quale dovrà essere il modo corretto di confrontarsi con simili espressioni patrimoniali, una volta scartata la pura e semplice distruzione, che finirebbe paradossalmente per giovare a chi quel passato cerca di cancellare?

Note

1 Lucrezia Ortolani, “Daniela Ortiz, il conflitto mai sopito dietro i monumenti”, ne Il Manifesto, 10 ottobre 2021.

2 In particolare quelle presenti nei territori metropolitani. Per un esempio invece della scarsa considerazione – per usare un eufemismo – di cui godettero, in Italia, le opere d’arte e i referti patrimoniali provenienti dal territorio coloniale, o comunque extra-europeo, v. Marta Nezzo, “L’altra rovina, appunti sul destino degli oggetti non europei durante la seconda guerra mondiale”, in Carmelo Bajamonte, Marta Nezzo (a cura di), Arte e guerra. Storie dal Risorgimento all’età contemporanea, il Poligrafo, Padova, 2021, pp. 207-219.

3 Ryth Ben-Ghiat, “Why so Many Fascist Monuments still Standing in Italy”, in New Yorker, October 5, 2017.

4 L’articolo mi capitò tra le mani solo anni dopo, e mi indusse a scrivere un intervento, poi pubblicato: Lauso Zagato, “Sul patrimonio culturale dissonante e/o divisivo”, in Dialoghi Mediterranei, n. 55, on-line dal 1 maggio 2022, www.istitutoeuroarabo.it/DM/sul-patrimonio-culturale-dissonante-eo-divisivo/. Peraltro alcune delle cose ivi scritte (eravamo nei mesi del “black lives matter”) crearono attorno a quella presa di posizione un imbarazzato silenzio, anche da parte di persone a me vicine come impianto culturale di riferimento …

5 Il discorso non è improntato a paranoia. Un esponente qualificato della nomenclatura culturale del nostro Paese scrisse qualche anno fa, senza mezzi termini, che per fortuna l’Italia non aveva ratificato la CF lo avesse fatto in futuro, che non c’era alcun bisogno che lo facesse, ma che se , che non c’era alcun bisogno che lo facesse, ma che se lo avesse fatto in futuro sotto la pressione di qualche gruppo politico, esistevano e andavano usati gli strumenti per neutralizzarne ogni possibile effetto devastante. In altre parole, in caso di ratifica, bisognava disinnescare l’ordigno.

6 UNIBO Magazine, 10 novembre 2021, Rileggere e riscoprire il patrimonio culturale “dissonante”, https://magazine.unibo.it/archivio/2021/11/10/rileggere-e-riscoprire-il-patrimonio-culturale-201dissonante201d.

7 Zagato L., op. cit.

Domande Frequenti sulla Convenzione di Faro

Inizia oggi la pubblicazione sul Sito di Faro Venezia di una serie di Domande Frequenti (FAQ) sulla Convenzione di Faro, la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società

Avvertiano la necessità di questo impegno perché la Convenzione è scritta in un linguaggio semplice e chiaro,ma i concetti che propone sono invece complessi e rischiano di essere travisati facilmente.

Pubblicheremo le FAQ per gradi per dare il tempo a tutti di leggerle con comodo.
Alla loro stesura si deve al lavoro dei soci di faro Venezia, coordinati da Lauso Zagato e Simona Pinton, i due esperti giuristi che da sempre sotengono con forza la Convenzione e meglio di altri ne sanno cogliere le novità e le difficoltà interpretative.


Indice completo delle FAQ sulla Convenzione di Faro
https://farovenezia.org/faro_faq/

Tutte le FAQ sono diffuse con la licenza Creative Commons qui sotto specificata Licenza d’uso Creative Commons Italia
Attribuzione – Non opere derivate 4.0 Internazionale (CC BY-ND 4.
https://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it

Testo e link da citare:
“Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
https://farovenezia.org/faro_faq/

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Un saluto a Doretta Davanzo Poli

Venezia ha perso ieri Doretta Davanzo Poli una persona molto importante per tutta la città. Ha collaborato spesso, nel corso di 10 anni con le attività di El Felze, associazione che riunisce gli artigiani del sistema-gondola e che partecipa al faro Social lab.
La ricordiamo con questa eccezionale video-lezione sulla storia del tessuto realizzata da El Felze con la collaborazione di Faro Venezia nel 2017. Ci sono contenuti unici, frutto di accurate ricerche iconografiche, animati dal racconto appassionato di Doretta per un pubblico affascinato e attentissimo.

Ecco come la ricordano i soci di El Felze;

È mancata la professoressa Doretta Davanzo Poli, la nostra “esperta de strasse” (come aveva voluto definirsi). Bella persona, di una discrezione d’altri tempi.
Grandissima esperta di storia dei tessuti e dei merletti, piacevole narratrice, combattente decisa ma riservata in difesa del settore della tessitoria artistica veneziana.
Generosa nel condividere le sue conoscenze e disponibile a mettere le sue competenze al servizio della causa dei Patrimoni Culturali Immateriali veneziani. Proprio su questo campo abbiamo incrociato le nostre esistenze nel 2010 e da allora siamo sempre restati in un piacevole rapporto di amichevole collaborazione e, almeno da parte nostra, di incondizionata ammirazione.
Siamo riusciti ad averla con noi, nelle nostre Storie sotto el Felze, almeno cinque volte. Qui i link di alcuni incontri, dal sito de El Felze.

Qui i link di alcuni incontri, dal sito de El Felze

Noi perdiamo un’amica, una sostenitrice attenta. Venezia perde un altro pezzo della sua cultura

Rassegna video per Festa Faro Italia

il Consiglio d’Europa, ufficio italiano ha organizzato una rassegna video dui temi del patrimonio per festeggiare la ratifica dell Convenzione di Faro. Domani 2 dicembre in occasione della Festa Faro Italia, verrà pubblicato un post che rimanda a vari contributi video che il Consiglio d’Europa, ufficio italiano ha provveduto a pubblicizzare anche tramite comunicato stampa ai media. Il post sarà visibile dalle ore 10:00 nella pagina ufficiale Rete Faro Italia https://www.facebook.com/Rete-Faro-Italia-107208761227569. Ricordate di mettere e far mettere ai vostri contatti “mi piace” alla pagina per darvi visibilità anche in occasione dei prossimi eventi. Un cordiale saluto anche da parte della Direttrice Pavan-Woolfe.

Fine degli artigiani a Venezia

Oggi El Felze, l’associazione dei mestieri che contribuiscono alla costruzione della gondola ha diffuso una riflessione che suona come una campana a morto. Non è un gruppo che si lamenta: non si contano le idee, le iniziative, la proposte che negli ultimi anni hanno avanzato per la tutela e valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile che incarnano (non “rappresentano” che sembra di stare a teatro ) lo incarnano in senso letterale). Ecco la lettera, le riflessioni seguiranno.

Venezia, 14 ottobre 2020

Le nostre aziende artigiane stanno morendo. In special modo quelle che devono
corrispondere un affitto per i locali che occupano
. Leggiamo delle chiusure di grandi negozi con nomi scolpiti nella storia di questa città. Abbiamo sentito di ipotesi di infiltrazioni mafiose, di possibili affermazioni del malaffare nella vita economica completamente scardinata dal virus. Vediamo saracinesche abbassata e possiamo immaginare quali difficoltà si siano trovate nei tentativi di rialzarle.


Lo sappiamo: la nostra città paga, più di altre, l’aver incentrato la sua economia su un
turismo invasivo. Ora non c’è più turismo e quindi non c’è economia. Non più passaggi, non più transizioni, pochi scambi commerciali, ordini, richieste di prestazioni e prodotti…se non una laguna, un mare di spritz.
Le aziende lamentano fatturati che si assestano tra il 25 e il 60% rispetto a quelli degli anni scorsi. Con questi numeri non si pensa più a possibili utili ma si rosicchiano i risparmi di tempi più rosei; proprio non si pensa a margini di alcun tipo. Si cerca di non lasciar il personale senza coperture economiche ringraziando della possibilità di usufruire della Cassa Integrazione. Si cerca di risparmiare negli acquisti, andando a consumare eventuali scorte d’annata. Si chiedono prestiti e mutui per poter disporre di un minimo di liquidità.

Da questo panorama desolato emerge uno scoglio sempre più imponente,
insopprimibile e quindi insopportabile: la scadenza di affitti che inesorabilmente vengono mensilmente confermati. Ci chiediamo perché in un mondo in sofferenza la rendita immobiliare non debba a sua volta penare e non possa condividere, e quindi alleviare, le difficoltà degli affittuari; sembra non si rendano conto che, dopo gli abbandoni degli attuali inquilini avranno lunghi periodi con gli immobili sfitti e che solo attività di dubbia limpidezza potranno farsi avanti. Per la verità alcuni, pochi, proprietari hanno gentilmente confermato contratti in scadenza, altri hanno graziato o ridotto i mesi del lock-down: ma nel complesso oggi sono quasi tutti lì a controllare il puntuale pagamento di quanto loro dovuto.

Diventa così ancor più palese il significato di rendita di posizione cui questa categoria
di soggetti economici attinge: essi non producono nulla, incassano. Non alludiamo ai piccoli proprietari ma alle società immobiliari e, soprattutto, agli enti pubblici e morali da cui si auspicherebbero ben altre sensibilità. Aumentare gli incassi sembra l’unico obiettivo, a prescindere dal momento storico, dalle reali necessità di spesa, da dubbi di equità sociale e da una consapevolezza di provocare perturbazioni del mercato immobiliare. Qui sta una delle cause dell’involuzione socioeconomica della nostra città (in buona compagnia di altri centri storici): abbiamo assistito, noi con gli ignari (?) politici che ci governavano, ad un suo stravolgimento alla fine del secolo scorso ed ora, più che di declino, possiamo parlare di un vero precipitare verso un abisso che non riusciamo ancora ad immaginare.

Evidentemente non è solo una critica di principio ad un sistema che ci sta stretto
quella che facciamo ma stigmatizziamo questa situazione perché molti di noi ne sono
vittime. Non sopportiamo più questo modello economico perché non ci è più possibile
sostenerlo in prima persona, perché sembra ormai evidente che per noi artigiani, per il
nostro modo di lavorare e produrre (a favore dei cittadini dei centri storici) non c’è più
spazio. Se molte delle grandi firme del commercio caratteristico di Piazza San Marco non ce l’hanno più fatta, sappiamo che i prossimi a non reggere questi costi saremo noi artigiani del centro storico di Venezia.

Con buona pace di tutti coloro che cercano, ammirano e apprezzano il Patrimonio
Culturale di cui siamo testimonianza; di coloro che all’improvviso ci cercheranno, ma non ci troveranno.

Il Consiglio direttivo de El Felze: Saverio Pastor, Giuliana Longo, Sabrina Berta, Paolo
Brandolisio, Marzio De Min, Piero Dri, Ermanno Ervas, Elisabetta Mason con Emilio
Ballarin

Faro Trasimeno

Accogliamo con grande piacere la notizia della nascita di una nuova associazione e si propone di operare secondo i principi della Convenzione di Faro

Faro Trasimeno
https://farotrasimeno.org/
Attività in corso
https://farotrasimeno.org/attivita/

Faro Trasimeno è un’associazione senza scopo di lucro di Promozione Sociale nata nel 2020. L’associazione riunisce un gruppo di cittadini provenienti da diversi comuni, nell’area del Trasimeno e della Val Nestore, con l’intento di attivare una serie di azioni che hanno lo scopo di promuovere la Convenzione di Faro e favorirne l’attuazione.
Oggetti, luoghi e tradizioni sono importanti per via dei significati e degli usi che i cittadini attribuiscono ad essi e dei valori che rappresentano. Nello spirito della Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale e naturale per la società, il progetto che si vuole promuovere, suggerisce una più ampia comprensione del patrimonio come bene comune, ponendo al centro le persone e le comunità del territorio del Trasimeno e Valnestore, coinvolgendole e incoraggiando l’innovazione sociale per aumentare la partecipazione civica e migliorare l’accesso all’eredità culturale in cui si identificano.

Leggi tutto nella pagina dedicata alla rete italiana di FARO

Un Cinema per Faro

Il 3 dicembre scorso abbiamo proiettato per la prima volta a Venezia una raccolta di documentari e cortometraggi, di diverso genere, nell’ambito di un incontro con la rete delle comunità patrimoniali europee che sostengono gli scopi della Convenzione di Faro.

Non avevamo mai avuto modo di riflettere prima in modo approfondito sulle varie possibilità di utilizzare il cinema per come strumento di valorizzazione dell’heritage. Danno tutti per scontato che i video e il cinema siano utili e offrano ampie possibilità per questo scopo. Ma non ci risultano riflessioni più accurate su quali siano in dettaglio queste possibilità.

Quello che è emerso subito nella fase di ricerca dei video adatti per questa prima selezione è la grandissima varietà di approcci e contenuti. Molto maggiore di quello che ci aspettavamo.

Questa varietà si manifesta su due piani chiaramente identificabili: quello del linguaggio cinematografico e quello dei contenuti.

Sul piano del linguaggio si va da realizzazioni sofisticate sia sul piano tecnico che estetico, da scuola di cinema (Il giro del musicante), all’approccio di tipo televisivo (Peoci in laguna) passando per la presentazione aziendale che sa unire lo scopo promozionale con contenuti informativi di notevole valore (Tessiture Luigi Bevilacqua).

Sul piano dei contenuti si va dall’allargamento del concetto di valorizzazione di un bene al campo poco praticato dello stimolo del pensiero estetico (Casabianca) alle intese testimonianza di chi ha subito lo unheimlich (il perturbante) di un terremoto.

In tutti i casi si va subito ben oltre il banale format del “promo” territoriale per le attrazioni turistiche locali. Il fare cinema, anche con mezzi poveri e tecniche amatoriali, si rivela subito come un potente strumento cognitivo che permette di produrre cultura in modo “attivante” ed efficace.

Questa prima rassegna ci ha aperto prospettive nuove, che non lasceremo cadere. Per il momento, ecco la rassegna, con i links per vedere i video, enjoy:

Adriano Devita
Casabianca
https://vimeo.com/339970917
Anna Martinatti and Reda Berrada tell us with simplicity and clarity the genesis of their site-specific installations inside an abandoned fortress in Lido of Venice, the Casabianca Battery (or Ca’Bianca) – Angelo Emo. Aesthetic thought is a school of freedom. It favors the processes of subjectivation that leads to the formation of free adults.

Valentina Confuorto
Nascostamente
https://vimeo.com/142934488
A choral fresco of the hidden vitality of Venice
Winner of the section “Work yesterday and today” of VideoConcorso Francesco Pasinetti 2013

Julian Civiero
Il giro del musicante
https://vimeo.com/265566271
In the film, Emilio’s words follow his footsteps through the narrow streets of Fontecchio as he tells of a way of life now gone, and of a melancholy both ancient and modern, set to the music of the band.

Federico Blumer
Peoci in laguna
https://www.youtube.com/watch?v=xUCPdCF9BgM&t=339s
From his videoblog “journey of discovery” Federico Blumer tells us about the complex organization required for a mussel farm. It is a true bio-industry based on sustainable balance in the lagoon environment.

This is Cervia’s Ecomuseum
https://www.youtube.com/watch?v=eiu1aic7Kjc&feature=youtu.be
The activities of the ecomunseo of Cervia and the story of “Trucolo”, one of the characters that are part of the historic identity of the place.

Alberto Bevilacqua
Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia
https://www.youtube.com/watch?v=Ee0OXmOo-2I
A company typically based on the exploitation of its own heritage. In addition to the charm of the fabrics produced here, the entire history of the textile industry can be reconstructed live, including the first example of computer programming “without a computer”.

Mattia Muccichini e Francesco Calzolaio
Impresa e genius loci
https://www.youtube.com/watch?v=lxY6P–41t4
In the earthquake-hit areas of Marche region, the sense of identity of the delocalized communities is in crisis. The heritage walks in the historical centers gave the word to the witnesses of the ancient crafts that animated them.

Prospettive per l’artgianato d’arte ed heritage

Il 21 settembre 2019 a Nove (VI) Città della ceramica, si è tenuta un interessante tavola rotonda promossa e organizzata dal’instancabile Giorgio Bordin, con il quale collaboriamo spesso, all’interno di un programma più ampio: Immagina. Arti e mestieri nel paesaggio veneto. Acqua e argilla itinerari: le eredità culturali. Tavola rotonda, mostra fotografica, pubblicazioni, rappresentazioni, incontri con artigiani, artisti ed autori. Con Lauso Zagato, Marta Tasso, Adriano Devita.

Ho colto l’occasione per riassumere brevemente alcuni punti qualificanti della nuova legge per l’artigianato della Regione Veneto e del suo programma operativo per i prossimi tre anni finanziato con 20.000.000 di euro.

Non tutti i temi elencati sono definitivi, a oggi, perché la commissione che deve definire importanti procedure operative è tuttora all’opera, ma l’impianto generale non cambierà.
Torneremo su questa legge perché è articolata e perché per la prima volta riconosce in modo esplicito e concreto un ruolo culturale ed educativo ad alcuni tipi di artigianato. Questo può avere un impatto rilevante su questo tipo di artigiani perché così si sottraggono ad una stratta logica d’impresa e assumono a pieno titolo un ruolo di operatori culturali.

Ma ecco il programma completo dell’incontro. Non un normale convegno come si vede, ma un ricco inseme di eventi che comprende performance di danza-poesia, una passeggiata patrimoniale, una mostra, una rassegna editoriale, un pranzo conviviale. Cultura e socialità assieme.

Batteria Casabianca – come bene comune?

Ma dopotutto che cos’è un bene comune? Tutti ne parlano ma nessuno sembra saperlo. Allora riprendiamo una definizione operativa. Quella che sembra oggi l’unica possibile:

Può essere bene comune ogni bene o risorsa che, per qualche ragione, noi decidiamo mediante una scelta collettiva di trattare come utilizzabile in modo condiviso e con accesso aperto.

Venerdì e sabato prossimo allora (1 e 2 febbraio 2018)nell’ala Dreyer del Palazzo del Cinema, Lido di Venzia, ci sarà un laboratorio pratico, concettuale e aperto sulla possibilità del ‘comune’ come pratica di gestione di un bene non-pubblico e non-privato,

Vedi/scarica la locandina e programma dettagliato

Programma dettagliato

Venerdi 1 febbraio

15.00 – 15,20
Registrazione e presentazione interattiva dei partecipanti

15.20-15.40
Presentazione progetto e del luogo
Una presentazione del percorso fatto fino ad ora che utilizzerà foto, video e progetti già redatti

ore 15.40-16.00
Albero delle idee e divisione in gruppi.
In questa fase sarà dato un post-it su cui scriveranno la loro idea per lo spazio che verrà collocato sull’albero delle idee. Le idee simili verranno raggruppate e le persone lavoreranno in gruppo su quell’aspetto del progetto.

16.00-17.30
Prima sessione Design Charrette: dalle idee al disegno, gruppi eterogenei di persone e tecnici lavoreranno per trovare la migliore alternativa possibile e restituire una visualizzazione

17.30-18.00
Elevator Pitch delle idee.
L’Elevator pitch è il discorso che un imprenditore farebbe ad un investitore se si trovasse per caso con lui in ascensore. L’imprenditore, quindi, si troverebbe costretto a descrivere sé e la propria attività sinteticamente, chiaramente ed efficacemente per convincere l’investitore ad investire su di lui, ma nei limiti di tempo imposti dalla corsa dell’ascensore (la letteratura specialistica al riguardo fissa tale limite a 5 minuti).

Sabato 2 febbraio

ore 10.00 -10.20
registrazione e presentazione partecipanti

10.20-10.30
dove siamo arrivati?
Riguardiamo l’albero delle idee e riprendiamo dal lavoro fatto

10.35-12.15
II Design Charrette mettiamo a punto i disegni e la loro realizzabilità.
Nel caso il gruppo avesse terminato il lavoro il giorno prima, potrà lavorare su un secondo aspetto del tutto, le persone sono libere di muoversi e cambiare il gruppo di appartenenza

12.15- 13.00
Plenaria restituzione delle idee e discussione
Il processo si conclude con una sessione plenaria in cui agli interventi di restituzione dei facilitatori si aggiungono i commenti dei singoli partecipanti a proposito delle scoperte fatte. Tutti rispondono alla domanda: quale modello di gestione e vision unitaria per la Ca’Bianca?

Il terzo spazio

Esiste un terzo spazio? Si può gestire come comune anche all’interno di un rapporto di ‘concessione’ (ci conedono una cosa che è già nostra) con un ente pubblico? Se si, con quali modalità di gestione. Come una qualsiasi società o associazione oppure vanno inventate modalità specifiche? Per usare le parole di Renato Quaglia, animatore dello straordinario FOQUS (Fondazione Quartieri Spagnoli) di Napoli:

“Le ragioni per stare insieme, come in un rapporto sentimentale, si devono costruire giorno per giorno, quindi si tratta di una comunità di soggetti che stanno partecipando a un progetto comune, vi partecipano economicamente nella possibilità che il progetto prosegua, ma nei suoi sviluppi decidono volta a volta che geometrie collaborative trovare”.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una ripresa delle discussioni locali e nazionali sul beni comuni. Questo problema si ripresenta alla coscienza collettiva comune un fiume carsico, emerge, scompare, riemerge senza che si arrivi al passo avanti decisivo e cioè l’inserimento del costrutto legale “bene comune” nel nostro codice civile.

Vedremo se e come si svilupperà questa iniziativa, ma nel frattempo le comunità patrimoniali locali devono confrontarsi con necessità operative stringenti: come fare per gestire un bene patrimoniale rilevante come la Batteria Casabianca in forma ‘comune‘ cioè non appropriandosene ( trasformandolo così in bene privato) e neppure come gentile ma arbitraria concessione di un ente pubblico che lo custodisce (ma che di fatto agisce come se ne fosse il proprietario) ?

Come si gestisce? Che effetti ha la sua esistenza per la qualità della vita di un territorio?

Partecipate all’incontro e dite la vostra.

Ci si iscrive qui, su Eventbrite.
se venite iscrivetevi: ci fa comodo sapere in anticipo quanti saremo:

Contatti:
cell. 3470986606
batteriacabianca@gmail.com
FBook: batteria Ca’ Bianca

La batteria Casabianca vista dal drone

Ex Libris – come stanno gli artigiani?

A Venezia si parla spesso di artigianato come fatto culturale legato all’heritage dei luoghi o come fonte di creatività produttiva di eccellenza. Se ne parla, ma poi si abbandona a sé stesso e alle dinamiche di mercato che, in una città travolta dal turismo di massa, tende ad espellere le bottege a causa degli insostenibili affitti turistici nella sostanziale indifferenza della politica.  In questo incontro confronteremo esperienze reali in botteghe storiche e analizzaremo la nuova legge regionale del Veneto che sembra aprire per la prima volta qualche prospettiva reale per il nostro patrimonio, materiale e immateriale, di botteghe e maestri artigiani

Per cortesia, chi intende pertecipare si registri qui.

locandina IPG prima pagina

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Il progetto

EX LIBRIS è un progetto articolato che coinvolge cinque botteghe storiche di Venezia che si occupano di lavorazioni collegate al mondo della carta: produzione di carta a mano di qualità, editoria con tecniche tradizionali grafica creativa, serigrafia, incisioni, rilegatura, libri d’artista. Venezia vanta una lunghissima tradizione in questo settore: è la città in cui si è passati per la prima volta dalla pergamena alla carta nel 15°secolo e ha fondato un’industria per la produzione di carta nota in tutto il mondo antico. É anche la città in cui Aldo Manuzio ha inventato l’editoria moderna con una serie di geniali innovazioni, valide ancora oggi. In città inoltre ci sono biblioteche storiche che conservano testi antichi di grande interesse e con stampe o miniature preziose, dai quali i giovani artigiani possono realizzare nuove edizioni con le tecniche tradizionali. Venezia poi esercita una forte attrattiva per appassionati, collezionisti e clienti provenienti da tutto il mondo. Questo è un enorme valore per gli artigiani, che consente loro di attirare un clientela che si rinnova continuamente, senza necessità di muoversi dalla propria sede. Qui ci sono le condizioni perché queste lavorazioni possano venire efficacemente tramandate e valorizzate, favorendo quei tipi di innovazione che si basano sul valore storico e culturale dei prodotti e sulle nuove forme organizzative emergenti, come le reti d’impresa e i coworking. Il progetto ha offerto la possibilità a cinque allievi disoccupati e/o svantaggiati, di apprendere lavori artistici afferenti al mondo della carta, della stampa, della legatoria, allo scopo di fornire un proprio contributo attivo per il recupero e la valorizzazione di tali mestieri, in risposta al concreto rischio di perdita dell’immenso patrimonio di conoscenze, tecniche e tradizione che essi rappresentano.

L’ambiente di apprendimento

A tale scopo il progetto ha superato il tradizionale modello della formazione intesa come “corso in aula”, del tutto inadatto per lo sviluppo di capacità artigianali sofisticate, capacità creative di tipo estetico oltre che tecnico, atteggiamenti imprenditoriali, capacità di operare in reti complessi di attori a livello locale e globale. Abbiamo organizzato un ambiente di apprendimento complesso, ricco di stimoli ed occasioni diverse, nel quale i mastri artigiani e gli aspiranti allievi hanno cooperato, influenzandosi reciprocamente: sono stati realizzati tirocini in bottega, pillole formative, visite studio presso realtà di eccellenza per il settore anche all’estero, laboratori creativi collettivo, workshop tematici, project work per l’avvio di attività autonoma e in rete.

Il workshop di conclusione

Il workshop di conclusione ha l’obiettivo di informare il pubblico sui risultati del progetto EX LIBRIS, attraverso la presentazione delle esperienze dei protagonisti, nonché di stimolare una discussione sul valore aggiunto di iniziative che promuovano la valorizzazione e il recupero in chiave innovativa di antichi mestieri artigiani. Sarà anche l’occasione per una discussione approfondita sulla recentissima legge regionale per l’artigianato che introduce una serie di rilevanti innovazioni per il settore (LEGGE REGIONALE 08 ottobre 2018, n. 34 Norme per la tutela, lo sviluppo e la promozione dell’artigianato veneto).

Saranno poi organizzati, con la metodologia del World Cafè, alcuni tavoli tematici nei quali – prendendo spunto degli interventi nella prima parte dell’incontro – i partecipanti potranno discutere e proporre le loro idee su come sostenere questo tipo di attività artigianali, creando un ambiente locale incentivante e di supporto. In particolare saranno discusse le diverse modalità possibili per la realizzazione di spazi di coworking e reti di imprese per giovani artigiani, sulla base di un progetto concreto.+

 

Passeggiate a VISSO- oltre l’orrore del sisma

Chi ci segue sa che collaboriamo da qualche tempo con Faro-Cratere, l’associazione che sta agendo con creatività e coraggio per implementazione della Convenzione di Faro nelle zone terremotate del centro Italia, in Marche Umbria e Lazio.

Dopo varie vicissitudini e con molte diffcoltà ecco ol il programma delle passeggiate patrimoniali a Visso e San Ginesio.

Per quella di Visso:

Oltre l’orrore del sisma: la voce dei testimoni della vita quotidiana a Visso.

Un invito a venire ad ascoltarli domenica mattina, 7 ottobre.

Una sequenza di incontri nella zona rossa di Visso con i testimoni degli antichi mestieri che la animano e la animavano, nello spirito della Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa. Itinerario descritto nel programma allegato.

I manufatti storici ed il loro valore d’uso sono indistricabili, vanno compresi e raccontati attraverso l’esperienza degli eredi di tradizioni, mestieri e tecniche che danno senso a quei luoghi. Vi proponiamo un racconto plurale capace di tenere assieme passione e cultura, arte e mercato, produzione e turismo, innovazione e tradizione.

Ore 9.30:
Ritrovo al Largo Filippo Corridoni – Visso
Ore 10.00:
Enrico Franconi, appassionato di storia locale: dalle pietre al caffè Sibilla
Ore 10.30:
Elio Aureli, custode del museo: una vita per il museo
Ore 11.00:
Angelo e Giorgio Calabrò, macellai: la tradizione del norcino
Ore 11.30:
Marco e Roberto Scolastici, allevatore: transumanza e borghi montani
Ore 12.00:
Pietro Venanzoni, Vittorio Sansoni: falegnami, ebanisti e maestri d’ascia
Ore 12.30:
discussione, con i testimoni, le associazioni e le amministrazioni locali

Sono possibili alcuni cambiamenti negli interventi.
Portare calzature comode perché il percorso potrebbe essere accidentato.

La passeggiata è aperta al pubblico su prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni per entrambe le passeggiate scrivete a 
Francesco Calzolaio: f.calzolaio@culturnet.net

S’invita anche a diffondere il programma per il buon esito dell’iniziativa.
Grazie

—-
arch. Francesco Calzolaio
presidente associazione Venti di Cultura, coordinatore di Faro Venezia
membro ICOMOS, Faro Venezia, Europa Nostra EIHC Committee

Progetto ATENA

WORKSHOP di CONCLUSIONE
“La valorizzazione dei mestieri della tradizione nel contesto dell’Arsenale di Venezia”

Il pomeriggio del 21 giugno discuteremo di artigianato d’arte con alcuni giovani apprendisti che hanno appena concluso un articolato programma di tirocini in bottega. Ci saranno i loro maestri e altri testimoni e la prima di un video che tenta di mostrare l’esperienza di bottega.

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C’è una trappola molto comune quando si discute di artigianato di qualità: tutti sembrano convinti di sapere di che cosa stanno parlando anche se poi diventa presto evidente che le cosa non stanno esattamente così. Solo trovare il modo di distinguere la qualità dalla non-qualità in modo affidabile è un problema non da poco. Ma qualunque politica di supporto si voglia fare bisogna partire da qui e se questo non è chiaro si generano azioni inefficaci o anche controproducenti. Per non parlare del valore culturale. Tutti sono sempre d’accordo che questo valore ci sia, che sia alto e che vada valorizzato. Ottimo. Ma se chiedo in che cosa consista questo valore esattamente, beh… di solito è scena muta.
Peccato perché se io fossi un sindaco che decide di investire soldi pubblici in azioni di supporto all’artigianato di qualità devo essere in grado di motivare questa scelta in modo convincente. Molto convincente.

Siete tutti invitati.
Se venite, per cortesia registratevi qui
(dobbiamo sapere quanti sarete per ovvi motivi organizzativi)

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Il progetto ATENA
Il progetto coinvolge FABBRI, CERAMISTI E VETRAI ovvero alcuni tra i mestieri antichi scelti per la loro valenza storica ed economica, in particolare per la città di Venezia. La motivazione alla base del progetto è quella di riuscire a tramandare e valorizzare in ottica innovativa questi mestieri mediante l’apporto di nuove leve, adeguatamente formate. Come è noto il ricambio generazionale per molti mestieri artigiani non è semplice: una delle finalità del progetto è creare le condizioni per favorire l’occupazione di persone disoccupate e/o svantaggiate che siano motivate ad apprendere questi lavori, allo scopo di poter dare un proprio contributo attivo per il recupero e la valorizzazione di tali mestieri antichi e tradizionali, in risposta al concreto rischio di perdita dell’immenso patrimonio di conoscenze e tecniche che essi rappresentano. Acquisire maestria è certamente una cosa complessa che richiede tempi lunghi: il percorso formativo previsto dal progetto non può risolvere questo problema, che è di ampia portata, ma ha permesso la realizzazione di un ambiente di apprendimento complesso e stimolante fatto di formazione in aula, tirocini, laboratorio creativo, visite di studio, workshop tematici, project work per l’avvio di attività autonoma.

Il video “FERRO,FUOCO, TERRA, VETRO”
Si tratta di un documentario “immersivo”, senza commenti parlati, con i rumori d’ambiente e brevi interventi dei protagonisti. Si vedranno i cinque tirocinanti e i loro tutor mentre realizzano una o più opere quasi in tempo reale. L’idea di base è filmare l’esperienza del lavoro in bottega, rendere conto dell’ambiente e delle persone che lo abitano. É una proiezione in anteprima che servirà anche come introduzione ai temi del world cafè.

I due temi proposti
Due relatrici introdurranno i temi che saranno oggetto della discussione nei tavoli del word cafè:

Stefania Giannici – Come si diventa artigiani: l’esperienza imprenditoriale
Stefania è una artista-artigiana che crea gioielli e oggetti di creatività sorprendente utilizzando prevalentemente la carta. Ha avviato da pochi anni Paperoowl, il suo laboratorio-negozio, in Calle Larga a Santa Croce. Prima faceva altre cose e ci racconterà, senza la retorica dell’essere impreditori-di-sé stessi, che cosa significa – in realtà – lavorare in modo autonomo, con le trasformazioni che ciò comporta anche sul piano personale.

Laura Ostan – Come si creano e combinano valore estetico e monetario di un oggetto.
Laura è una storica dell’arte che ha gestito per anni una galleria d’arte specializzata nella cura di artisti emergenti, la galleria Perelà a Castello. Ora è attiva specialmente come curatrice indipendente. Nel corso di queste esperienze il problema di come attribuire un valore economico alle opere nate per avere un valore estetico è stato sempre una costante. Questa questione tocca molto da vicino quegli artigiani che vendono oggetti più che servizi. Se lo fanno utilizzando i criteri ottocenteschi di attribuzione del valore (costo dei materiali e delle ore di lavoro) non potranno sopravvivere oggi perché si porrebbero in concorrenza con l’industria e sarebbero perdenti in partenza.

Il World Cafè
il World Cafè è’ un metodo di lavoro che consente di scambiare idee con altre persone che condividono l’interesse per uno stesso tema. Il metodo è nato dall’osservazione che, in occasione di convegni, conferenze, eventi pubblici, spesso le idee più interessanti vengono discusse nelle pause per il caffè. In pratica si tratta di organizzare piccoli gruppi di discussione nei quali i partecipanti discutono in modo rilassato e informale, si scambiano esperienze, intrecciano relazioni, sviluppano idee nuove attraverso il dialogo e il confronto reciproci.
Alla fine i risultati vengono riassunti e diffusi a tutti in sede plenaria.

Per registrasi:  https://atenaworkshop.eventbrite.it

Per informazioni:
Jane Da Mosto: info@weareherevenice@org – Cell. 3488954642
Martina Turchetto: info@ecipa.eu – tel. 041.928638

 

Esperienze di applicazione della Convenzione di Faro

Per un patrimonio europeo vivo, oggetto di dibattito e come responsabilità condivisa

La Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore sociale del patrimonio culturale – la cosiddetta Convenzione di Faro – è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 13 ottobre 2005 ed è entrata in vigore il primo giugno 2011. È stata ratificata da diciassette Stati membri e firmata da altri sei.

Il Piano d’Azione Faro è stato predisposto dal Consiglio d’Europa come meccanismo di monitoraggio della Convenzione quadro e mira a far comprendere la ricchezza e la novità dei suoi principi, a proporre percorsi di interpretazione adeguati alle attuali  sfide sociali, a introdurre punti di riferimento comuni e a creare meccanismi e strumenti che incoraggino le iniziative ispirate ai principi di Faro. Privilegia un approccio di tipo “ricerca azione” che punta a integrare i vari soggetti coinvolti e ad appoggiarsi sui risultati delle loro speci che esperienze. In questo contesto, la Rete della Convenzione di Faro riunisce su scala paneuropea esponenti della società civile, della pubblica amministrazione o rappresentanti eletti che, sotto l’egida del Consiglio d’Europa, si scambiano informazioni sulla fruizione del patrimonio culturale come fonte e risorsa delle azioni innovative che ciascuno di essi intraprendea livello locale in risposta alle molteplici crisi che ben conosciamo: crisi della rappresentanza politica, crisi del modello economico e crisi  della coesione sociale di fronte alle migrazioni. La Convenzione di Faro è il loro quadro di riferimento comune.

La rete è attualmente composta da una ventina di persone identicate dal Consiglio d’Europa come “mediatori” e “facilitatori” per la loro capacità di far cooperare localmente una serie di soggetti attorno a processi patrimoniali inclusivi e rispettosi della dignità di ciascuno. Come e perché una convenzione europea che non apporta “né gloria, né potere, né denaro” ha maggiore importanza a livello locale che a livello nazionale o europeo?

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Faro Cratere

Logo FaroCratere 1Strategie di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale per la ricostruzione delle comunità danneggiate dal sisma nell’Italia centrale.

Faro Cratere è un’ipotesi di lavoro sull’implementazione della Convenzione di Faro nelle zone terremotate del centro Italia, in Marche Umbria e Lazio. Nasce come sezione territoriale dell’associazione Faro Venezia, a partire dal lavoro del suo socio fondatore Francesco Calzolaio, originario del maceratese, che ne è il coordinatore. Si sviluppa grazie al lavoro locale di due giovani universitarie, la laureanda Giulia Piccioni (Umbria) e la dottoranda Rachele Marconi (Marche), ed è aperto al contributo di cittadini, associazioni e istituzioni locali; sotto l’egida del Consiglio d’Europa ufficio di Venezia, che seguirà con interesse ed attenzione gli sviluppi dell’iniziativa.

IMMAGINE SISMA

Faro Cratere, tra l’altro, promuove delle passeggiate patrimoniali nei paesi colpiti dal sisma, con il duplice obiettivo di informare e sensibilizzare istituzioni e cittadinanza sugli sviluppi della Convenzione a livello italiano ed europeo e dare impulso a nuovi percorsi di gestione partecipata del patrimonio culturale materiale e immateriale.

La convenzione di Faro del Consiglio d’Europa sul valore sociale del patrimonio culturale attribuisce una responsabilità collettiva a cittadini ed istituzioni nella salvaguardia e gestione del patrimonio culturale. La convenzione indica due strumenti operativi principali: le passeggiate e le comunità patrimoniali. Mentre le prime hanno avuto anni di sperimentazioni in Italia ed in Europa, le seconde sono ancora tutte da scoprire.
Le passeggiate in corso di preparazione sono organizzate dalle associazioni Faro Cratere e Venti di Cultura, in collaborazione con l’Ufficio in Italia del Consiglio di Europa; saranno aperte al pubblico di cittadini previa iscrizione, data e termini d’iscrizione saranno comunicati al più presto.

Questo documentario mostra in tutta la loro drammaticità l’esperienza dei testimoni, eredi di tradizioni, mestieri e tecniche che danno senso a quei luoghi.

Vai al documentario: “Impresa e genius loci: oltre l’orrore del sisma”

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Cittadinanza attiva

Negli ultimi mesi le esperienze e le riflessioni attorno alle linee guida della Convenzione di Faro si sono sempre più intrecciate con qulle relative ai concetti di bene comune e di partecipazione civica alle decsioni politiche. Penso che questa sia una evoluzione necessaria perchè le comunità patrimoniali non hanno alcun peso reale nella gestione dei “oggetti” che curano se non assumono un ruolo istituizionale formalmente riconosciuto. L’esperienza marsigliese delle commissioni patrimoniali ha raccolto questa esigenza già da anni, ma non è l’unico modo possibile ed è preferibile ricercare soluzioni che tengano conto in modo adeguato dei contesti locali.  Quello che ormai è certo è che deve essere superata una concezione puramente ‘dopolavoristica” delle attività delle comunità patrimoniali: la cura del patrimionio culturale non è una attività che serve ad occupare il tempo libero in modo piacevole, è invece una attività che promuove la capacità delle persone di comprendere il mondo, di essere consapevoli di quello che fanno, di prendere decsioni con il massimo grado di libertà possibile.

L’incontro seguente, il 12 marzo, 17.30, alla Querini Stampalia, darà voce ad alcuni testimioni che hanno vissuto esperienze, diverse tra loro, ma tutte di notevole interesse per questi temi. Siete tutti invitati (è gradita l’iscrizione che si fa qui)

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Un futuro florido per Ca’ Da Noal

Domani ci sarà l’ultimo incontro-conferenza, a Treviso, di un ciclo di tre che si sono svolte finora con un notevole successo. La gestione diretta del patrimonio culturale da parte dei gruppi di cittadinanza attiva è un tema che sta coinvolgendo sempre più persone e amministratori locali.

A Treviso si è avviato un dialogo tra comunità patrimoniale (Tarvisum Gioiosa) e amministrazione locale che si sta sviluppando ben. Non è così dappertutto e di certo a Venezia non è così, anzi. Ma proprio per questo ci fa piacere segnalare le situazioni locali che stanno funzionando. Questo non vuol dire che si risolvano facilmente i problemi economici, gestionali organizzativi che spesso sono molto consistenti. Ma si sta creando una cultura nuova nei rapporti tra amministrazione e cittadinanza. Non è poco.

 

Le conferenze organizzate da Tarvisium Gioiosa e la sua associazione no profit Gioiosa et Amorosa, Patrocinate da Comune di treviso, Provincia di Treviso e Consiglio d’Europa, dal titolo “Ca Da Noal, passato, presente e futuro” presentano contenuti appassionanti in materia di salvaguardia del patrimonio ed evidenziano azioni volte alla riqualificazione di Ca’Da Noal, museo civico di arte applicata.

Nell’insieme queste conferenze mirano ad avviare azioni concrete per la rinascita di Ca’ Da Noal. L’ex museo di Arte applicata, detto la casa dei trevigiani, da anni è chiuso al pubblico e contiene innumerevoli opere d’arte.

Lo stato di conservazione dell’edificio e dei beni contenuti non si addicono ad una società civile come quella in cui viviamo.

Gli sforzi di personaggi storici del passato , per la salvaguardia dei “tesori” cittadini e le moderne politiche in materia di gestione del Patrimonio culturale, discusse nelle precedenti conferenze, hanno posto le basi di un percorso complesso, ma rispettoso dell’eredità culturale del Museo. A partire da questo concetto, Venerdì continueremo ad arricchire valori etici e morali in materia di restauro e museologia.

Presenteremo in anteprima TREVISO APP GAME, una applicazione in realtà aumentata, che contribuirà a ridurre il cultural device attraverso percorsi ludico/culturali e la raccolta di fondi per il recupero del palazzo. Attendiamo le proposte dell’amministrazione trevigiana per un possibile progetto di riqualificazione pensato per Ca’ DA Noal.

Festeggeremo un anno di vita di Gioiosa et Amorosa, con un video e la presentazione del nuovo patto di collaborazione che abbiamo proposto all’Amministrazione Comunale Trevigiana. Ci impegnamo a portare in un luogo più consono alcune opere contenute nell’ex Museo, celebrando i “cittadini Attivi” ed il Patrimonio , in una giornata di festa collettiva.

Immaginiamo un futuro florido per Ca’ Da Noal, etico e ricco di vita. 

Programma

  • Il restauro biologico delle opere d’arte, sperimentazioni ed analisi che partono dal Veneto.
  • Nuove tendenze e filosofie in materia di conservazione nei musei, la Museologia Sociale. (*intervento/relatore da confermare)
  • Idee e proposte dell’Amministrazione Comunale Trevigiana per la rinascita di Palazzo Da Noal, ex museo di Arte Applicata.*
  • Tarvisium Gioiosa presenta i suoi progetti ed attività, festeggiando con la comunità il primo anno di vita della sua Associazione Gioiosa et Amorosa.
  • Relatori: Martina De Nardo, Alessia Prezioso, Elisa Bellato*, Amministratori Comune di Treviso*, Ermes Cellot .

Locandina completa in PDF

www.tarvisiumgioiosa.org

Trailer per: “Tessuti sotto el felze”

Breve trailer per: “Tessuti sotto el felze”, Venezia, 27 ottobre 2017.
La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti dei nobili e della servitù negli ultimi 500 anni si trova in una specifica lezione della la prof. Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto, che si può vedere a questo link

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Oltre al puro fascino dei tessuti pregiati e dell’ambiente di lavoro della tessitoria Bevilacqua, alcune cose meritano di essere esplicitate perché sono queste che rendono questi tipi di attività “patrimonio culturale” in senso stretto.

I telai utilizzati sono del tipo Jacquard, cioè programmabili attraverso un ingegnoso sistema di schede perforate. Questo tipo di telaio si diffuse agli inizia dell’800 grazie ai perfezionamenti introdotti da Joseph-Marie Jacquard su modelli più antichi. Già nella seconda metà del ‘4o0 infatti l’italiano Giovanni il Calabrese (Jean Le Calabrais) aveva costruito un prototipo che suscitò l’interesse di Luigi XI e ora si trova nel nel museo delle arti e dei mestieri a Parigi

Questo telaio fa parte quindi della storia dell’informatica, non solo della tessitura, e anche della storia dell’organizzazione del lavoro e della nascita dell’industria moderna. La sua introduzione in Francia sollevò infatti forti protesta da parte dei tessitori di Lione che temevano – con molte buone ragioni – di restare disoccupati.

Una parte dei macchinari utilizzati è anche concettualmente più antica e in quanto essi sono facilmente riconoscibili nelle tavole dell’enciclopedia di Diderot e d’Alembert (1751-1780) dedicate alla tessitura.

E’ interessante poi il modello imprenditoriale attuale della tessitura. Questa infatti è una dell pochissime che, avendo rifiutato qualunque tipo di innovazione successiva al telaio Jacquard, ha invece innovato il suo modello di business che ora è del tutto post-moderno. Il valore dei prodotti infatti è un mix di valore estetico e culturale. Conta molto infatti per i clienti sapere il “come e da chi” sono stati prodotti i tessuti, che quindi non sono solamente oggetti, ma incorporano storia, cultura la ‘faccia’ del produttore.

In un certo senso la storia imprenditoriale di questa azienda (e delle altre dello stesso tipo) è paradossale: è nata come modello di innovazione tecnica e ha avviato la prima rivoluzione industriale. Poi è diventata radicalmente contraria all’innovazione tecnica. Infine è divenuta post-moderna in quanto vende più “significati” che prodotti.

Una altro paradosso è che oggi sia considerata un modello di attività artigianale proprio un’azienda che è il prototipo stesso dell’innovazione industriale.

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Links per approfondimenti

Il telaio Jaquard (‘800),
Il telaio programmabile che fa parte della storia dell’informatica, raccontato in un’intervista intervista con Alberto Bevilacqua – CEO Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia.

Il velluto soprarizzo
Intervista con Silvia Longo – tessitrice presso Bevilacqua in Venezia.

Le ottime foto di Blu Oscar:
http://bluoscar.blogspot.it/search?q=Tessitura+Luigi

Le tavole dell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert che illustrano le tecniche per la produzione di passamanerie e tessuti.

La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti di nobili e servitù. Intervista con Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto.

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Testi e immagini: Doretta Davanzo Poli
Video: Adriano Devita
Grafica: immagini Michela Scibilia e Aadriano Devita
Grafica: Michela Sciblia
Musica: Vivaldi, Concerto per violoncello RV 423

Prodotto da El Felze
in collaborazione con Faro Venezia, Venezia, 2017

Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/

Tessuti sotto el felze

Tutta la storia della co-evoluzione dei tessuti pregiati prodotti e Venezia e dei lussuosi decori delle gondole dei quali sono protagonisti assoluti da 500 anni. Un video impegnativo e unico nel suo genere, da gustarsi con calma (40 minuti) con testi originali e materiali iconografici ricercati e selezionati con pazienza certosina dalla pro. Doretta Davanzo Poli, la nostra storica del tessuto o se preferite esperta de strasse.

Stoffe, tappeti e ricami preziosi su gondole e felzi (le ‘cabine’ delle gondole in uso per secoli). La mia conferenza sui materiali soffici, tessili, presenti da secoli su gondola e felze, va a completare la visita guidata da dr Alberto Bevilacqua alla storica tessitura Luigi Bevilacqua, che gestisce assieme al fratello avv. Rodolfo Bevilacqua.
Iniziando dall’origine dei termini di gondola (e poi di felze), l’excursus storico iconografico ottenuto con decine di immagini di dipinti di celebri artisti veneziani e stranieri, si completa con la descrizione degli arredi che arricchiscono tale preziosa e originale imbarcazione veneziana, rendendo comodo il viaggio di chi la sceglie come mezzo di trasporto. La lettura di frammenti di prosa e poesia , inframmezzata a tempo opportuno nel corso della panoramica storico-tecnico-artistica, rende suggestiva questa relazione , tanto da esserne stata richiesta le registrazione dal pubblico che per mancanza di spazio, non aveva potuto assistervi di persona.

Doretta Davanzo Poli.

 

Passeggiata Patrimoniale a Ca’ Da Noal (TV)

Dai nostri amici di Tarvisium Gioiosa segnaliamo:

Il prossimo sabato 23 Settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, il Movimento Tarvisium Gioiosa grazie alla sua Associazione Gioiosa et Amorosa, organizza una passeggiata patrimoniale sul tema “Ca’ Da Noal ed i modelli della conservazione storico artistica trevigiana. Passeggiata tra ricordi ed immagini”. Questa passeggiata assume, per noi del Movimento, un significato molto importante ; sia per la nostra partecipazione alle attività del Consiglio d’europa, sia per l’avvio di azioni che riguardano Palazzo Da Noal e la sua conservazione.

Alle pagine web del Consiglio d’Europa http://www.coe.int/it/web/venice/coming-events

e del Mibact
http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_1066523296.html

troverete l’elenco completo delle iniziative che tra Sabato 23 e Domenica 24 Settembre si estendono in tutta Italia.

Artigianato, cultura e patrimonio intangibile

Parte prima…

Volevo scrivere una cosa sull’artigianato come cultura prima che attività produttiva, ma… mi sono accorto che non si capirebbe nulla senza chiarire che cosa sono ‘cultura’ e patrimonio intangibile’. Niente paura, non è un saggio accademico: qui qualcosa si capisce.

Insomma che cos’è questo patrimonio intangibile che la convenzione di Faro e altre richiamano in continuazione da alcuni anni? Verrebbe da pensare a qualche astruso tipo di denaro ‘bancario’ (circa il 90% del denaro circolante), che i clienti truffati dalle banche venete hanno imparato a conoscere bene.

Invece si tratta di cultura in senso stretto. La cultura è infatti tutta intangibile e anche in gran parte inconsapevole. Sto parlando della cultura in senso antropologico ovviamente, non di quella che consiste nel sapere tante cose per essere colti, e nemmeno della cultura come intrattenimento-spettacolo buona per riempire qualche noiosa domenica pomeriggio, magari per sfuggire ad un clima familiare non proprio entusiasmante.

La più bella e chiara definizione di questa cosa ci arriva dal fulminante inizio di un famoso discorso di David Foster Wallace (quello di “La scopa del sistema”):

«Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: “Salve ragazzi, com’è l’acqua?” e i due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno di loro guarda l’altro e fa: “Che diavolo è l’acqua?”»

Il problema della cultura – e quindi del patrimonio intangibile – è appunto questo: si tratta di divenire consapevoli della nostra ‘acqua’. Cosa non facilissima. Si tratta di scegliere che cosa pensare, essere consapevoli è questo, essere ‘svegli’ direbbero i saggi orientali.

Prendiamo per esempio la Basilica di San Marco. Con tutte quelle pietre pesa molto, al punto che ha fatto sprofondare il terreno e ora finisce sott’acqua ad ogni minima alta marea. Più patrimonio materiale di così si muore, sembrerebbe. Invece no. Se prendete sul serio quanto detto poco fa è chiaro che si tratta di patrimonio immateriale. Sono i significati che le attribuiamo che formano il suo valore culturale. Per apprezzarla dobbiamo sapere che cosa significa ‘Basilica’, chi era San Marco, che cosa ha fatto di bello. Poi anche che cosa vuol dire ‘San? Che esiste una cosa chiamata ‘Religione cristiana’ e anche che cos’è ‘Religione’.

Insomma senza l’insieme dei significati che formano la nostra acqua-cultura la Basilica di San Marco al massimo ci apparirebbe come un curioso insieme di pietre colorate, buone magari per decorare il giardino di casa.

Una cosa del genere è già successa in Sardegna con i Nuraghi sparsi dappertutto. Prima che arrivassero gli archeologi a stabilire che erano cose di valore culturale, a sopratutto prima che arrivassero i turisti a stabilire che si trattava di cose con un valore economico, i Nuraghi erano ‘pietre’ e basta. E i pastori locali, gente pratica, occupata a sopravvivere in un ambiente difficile, le usavano per costruire i muretti a secco utili per delimitare i loro pascoli. Il bello è che ora anche quei muretti a secco sono diventati patrimonio intangibile in quanto testimonianza di civiltà passate.

I Nuraghi e la Basilica di san Marco hanno un’altra cosa in comune: sono il frutto di lavoro artigiano, non di dell’opera di architetti e ingegneri. Questa capacità artigianale non parte da un sapere di tipo scientifico-astratto che poi si trasforma in tecnica esecutiva. Il sapere artigiano è un sapere che incorpora la teoria nella pratica. Inoltre è tradizionalmente animato da un forte estetico, è un sapere con anima.

Sono precisamente queste sue caratteristiche che lo identificano come patrimonio culturale intangibile: fusione tra teoria e pratica, senso estetico, non-distruttività. É chiaro che questo sapere artigianale ha i suoi limiti: non sarà mai possibile costruire un’astronave in questo modo. Ma neppure una bomba atomica. Questi limiti non sono così stretti; si possono fare cose egregie con il sapere artigianale; cose come la Basilica di San Marco o gli acquedotti romani (che avevano meno perdite di quelli moderni). Questi limiti definiscono la sfere dell’umano-non-distruttivo. Con il sapere artigianale non è possibile distruggere l’intero pianeta e annientare la specie umana. Con il sapere tecnico-scientifico invece si, e ci stiamo provando.

Fine delle premesse. Continua..

Ne parleremo venerdi 15 pomeriggio all’Arsenale,
siete inviati tutti , ma dovere registrarvi.

Programma dettagliato e registrazione qui:

https://atena.eventbrite.it

AdV