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Informazioni su Prosper W

Marseille quartiers nord, Paris université, Poitiers ZI et Venise Santa Croce. Ingénieur, doctorant en anthropologie, coopérateur et en recherche action sur le droit au patrimoine, le voyage et les plateformes coopératives numériques.

La rete francofona di Faro: principi e primi passi

La riunione della Rete Faro Italia si è tenuta a L’Aquila e online dal 24 al 26 ottobre 2025. È stata organizzata in collaborazione con la Direzione della Cultura del Consiglio d’Europa e la sede aquilana del CNR ITC. Venerdì 24 ottobre 2025 si è svolto l’incontro “Reti di Comunità Patrimoniali Europee: esperienze a confronto” con una tavola rotonda su “Il patrimonio culturale immateriale e la Convenzione di Faro“.

L’oggetto di questo articolo è rendere conto dell’organizzazione della rete francofona di Faro, collegando i principi della Convenzione di Faro con l’organizzazione della rete.

Incontro di Clermont Ferrand, maggio 2025

Contesto della rete francofona di Faro

La rete francofona di Faro si sviluppa in un contesto particolare che la distingue dalle altre reti europee. A differenza della rete italiana che ha beneficiato al suo lancio del sostegno di un ufficio del Consiglio d’Europa, o della rete spagnola che può appoggiarsi al Ministero della Cultura, la rete francofona non dispone di queste risorse istituzionali.

Questa situazione si spiega con il fatto che la Francia non ha né firmato né ratificato la Convenzione di Faro, il che limita considerevolmente le possibilità di sostegno ufficiale. Beneficia per il suo lancio dell’appoggio del Consiglio d’Europa.

In questo contesto, la rete francofona ha sviluppato un approccio originale, fondato sull’autonomia, la cooperazione e l’impegno volontario dei suoi membri. Questa specificità ha plasmato la sua organizzazione e i suoi modi di funzionamento, privilegiando una struttura decentralizzata, cooperativa e informale.

Incontro di Clermont Ferrand, maggio 2025

Obiettivi della rete francofona

La rete francofona di Faro persegue diversi obiettivi complementari che mirano a promuovere e attuare i principi della Convenzione nello spazio francofono:

Una rete francofona aperta: La rete è uno spazio in lingua francese aperto a tutte le persone che parlano francese, senza restrizioni geografiche. Questa dimensione linguistica permette di riunire attori di diversi paesi e territori francofoni attorno alla Convenzione di Faro.

Sviluppo delle relazioni e cooperazioni: La rete contribuisce ad aumentare le opportunità di relazioni tra i suoi membri: cooperazioni concrete, incontri regolari, inviti incrociati tra le diverse persone. Questi scambi facilitano la circolazione di idee, esperienze, problematiche e pratiche.

Visibilità della Convenzione in Francia: Un obiettivo prioritario consiste nel rafforzare la visibilità della Convenzione di Faro in Francia. In assenza di ratifica ufficiale, è essenziale far conoscere i principi e le potenzialità di questa Convenzione presso le istituzioni, gli eletti e la società in generale.

Accesso alle risorse in francese: La rete facilita l’accesso alle risorse esistenti sull’interpretazione e l’applicazione della Convenzione di Faro in lingua francese: articoli scientifici, racconti di esperienze europee, contenuti pedagogici, tribune. Questa condivisione delle risorse permette a ciascun membro di dialogare più facilmente sui principi e le iniziative di Faro.

Trasmissione delle conoscenze e del know-how: La rete favorisce la trasmissione di conoscenze e know-how sull’interpretazione e l’applicazione della Convenzione di Faro. Ciò avviene attraverso formazioni, accompagnamenti personalizzati, nonché attraverso l’integrazione di Faro nei percorsi universitari.

Incontro di Villeurbanne, otobre 2025

Principi fondatori della rete

L’organizzazione della rete francofona si basa su principi che si ispirano alla Convenzione di Faro e strutturano un funzionamento voluto come democratico, aperto e cooperativo:

Decentralizzazione: La rete adotta una logica cooperativa con gruppi di lavoro autonomi e autoorganizzati. Questa decentralizzazione permette a ciascun gruppo di agire secondo le proprie problematiche specifiche rimanendo collegato all’insieme della rete. Non c’è un centro decisionale unico, ma una molteplicità di iniziative coordinate.

Apertura: La rete è aperta a persone fisiche e giuridiche di ogni natura: comunità patrimoniali, istituzioni culturali, universitari, eletti locali, artisti, imprese, reti nazionali. Questa diversità di attori arricchisce le prospettive e gli approcci al patrimonio culturale.

Auto-organizzazione: La rete funziona in modo informale. L’approccio di partecipazione è libero, volontario, contributivo e costruttivo. La rete si definisce essa stessa come uno spazio “senza potere, senza denaro, senza medaglie e senza privilegi”.

Cooperazione: Il piano d’azione annuale risulta dalla somma delle azioni individuali dei membri, dalle loro cooperazioni locali e dalle azioni collettive decise collettivamente durante l’incontro annuale della rete (approccio bottom-up).

Apprendimento collettivo: La rete funziona in una logica di scambio di conoscenze e know-how sull’applicazione e l’interpretazione della Convenzione di Faro. Ogni membro apporta le proprie conoscenze, problematiche ed esperienze, creando così un’intelligenza collettiva al servizio di tutti.

Solidarietà: La partecipazione delle comunità patrimoniali agli incontri della rete è sostenuta da fondi pubblici (spese di viaggio e alloggio). Questo principio di solidarietà garantisce che i vincoli finanziari non costituiscano un ostacolo alla partecipazione, in particolare per le comunità patrimoniali e gli attori associativi.

Incontro di Villeurbanne, ottobre 2025

Processo di partecipazione

Il processo di adesione alla rete francofona di Faro riflette il suo carattere aperto e organico. Le persone possono partecipare alla rete a titolo personale o professionale, secondo i loro interessi e impegni. I membri sono definiti come coloro che partecipano attivamente alle azioni del Piano d’azione Faro.

Esistono due vie principali per unirsi alla rete:

  • Su invito di un partecipante attuale in una logica di cooptazione con un accompagnamento iniziale.
  • Di propria iniziativa, incontrando un membro della rete francofona di Faro durante un evento o un’attività, permettendo così un’inclusione in piena consapevolezza.

Questa flessibilità nel processo di adesione favorisce una crescita organica della rete, mantenendo al contempo una certa coesione grazie al legame personale con un membro esistente.

Incontro di Nantes, giugno 2025

Composizione della rete

La rete francofona di Faro si caratterizza per la grande diversità dei suoi membri, riflettendo così la visione inclusiva della Convenzione. Questa diversità di persone arricchisce le prospettive e permette un approccio cooperativo.

Reti nazionali: Tra i membri figurano reti nazionali come l’Association des centres culturels de rencontre (ACCR) e la Fédération des associations de musiques et danses traditionnelles (FAMDT). Queste reti apportano una dimensione strutturale e permettono di raggiungere un gran numero di attori culturali.

Collettività territoriali: Collettività territoriali partecipano attivamente alla rete, in particolare la regione Nouvelle-Aquitaine, la città di Nantes, la metropoli di Rouen. Questi attori pubblici svolgono un ruolo essenziale nell’ancoraggio territoriale della Convenzione e nella sua legittimità istituzionale.

Cooperative: Cooperative come Les oiseaux de passage, Ekitour o Graines de Liberté apportano una dimensione imprenditoriale e sociale alla rete, dimostrando che i principi di Faro possono incarnarsi in modelli economici alternativi.

Membri individuali: Infine, la rete accoglie membri individuali: artisti, pensionati, giornalisti, studenti. Questa categoria illustra il carattere aperto della rete e la possibilità per qualsiasi persona di impegnarsi.

Incontro di Clermont Ferrand, maggio 2025

Organizzazione in gruppi di lavoro

Il funzionamento decentralizzato della rete si traduce nell’esistenza di diversi gruppi di lavoro tematici, ciascuno dei quali gode di autonomia nella propria organizzazione e nelle proprie attività. Questi gruppi costituiscono la parte operativa della rete e permettono un’azione concreta su diversi aspetti della Convenzione di Faro.

La rete ha definito un tema nazionale prioritario: le condizioni di esercizio della responsabilità patrimoniale condivisa tra comunità e istituzioni patrimoniali. Questa questione centrale esplora le modalità concrete di “responsabilità condivisa” del patrimonio. Ha come quadro di riferimento l’articolo 7 della Convenzione di Faro su “patrimonio culturale e dialogo”.

Gruppo universitario: Questo gruppo lavora sull’integrazione della Convenzione di Faro nei curricula universitari. L’obiettivo è condividere gli insegnamenti esistenti su Faro e rafforzare la formazione ai principi di Faro fin dalle formazioni iniziali.

Gruppo sulle regole di funzionamento: Questo gruppo riflette sulle modalità di organizzazione e governance della rete francofona di Faro.

Comitato di lettura del portale MODAL: Questo comitato contribuisce alla coerenza degli articoli proposti per la pubblicazione sul portale MODAL nonché alla qualità e pertinenza dei contenuti diffusi in relazione alla Convenzione di Faro.

Gruppo di organizzazione dell’incontro annuale: Questo gruppo si forma ogni anno per preparare l’incontro annuale della rete, momento privilegiato di scambi, decisioni collettive e consolidamento dei legami tra i membri.

Gruppo per l’appello nazionale alla ratifica: Questo gruppo conduce una campagna nazionale per incoraggiare la ratifica della Convenzione di Faro da parte della Francia. Ha già riunito 250 persone e organizzazioni attorno a una tribuna pubblicata nel 2024 in occasione delle JEP, testimoniando un ampio sostegno a questa iniziativa.

Incontro di Villeurbanne, maggio 2025

Coordinamento della rete

Il gruppo di coordinamento ha il compito di animare e coordinare la rete, rispettando al contempo il suo carattere decentralizzato e non gerarchico. La sua composizione e il suo funzionamento riflettono i principi democratici della rete.

Misto: Il gruppo di coordinamento è composto in modo paritario con due membri provenienti da comunità patrimoniali, due membri rappresentanti istituzioni locali e un rappresentante del Consiglio d’Europa. Questa composizione garantisce un equilibrio tra le diverse prospettive ed evita qualsiasi dominazione di un tipo di attore.

Aperto: Il gruppo è aperto alla partecipazione di membri della rete in funzione dei temi di lavoro affrontati. Questa flessibilità permette di integrare puntualmente membri della rete secondo le problematiche.

Al servizio della rete: Il gruppo di coordinamento è al servizio della rete e non viceversa. I membri della rete possono presentargli proposte di azioni o progetti, che il gruppo aiuta a realizzare o a diffondere.

Autoorganizzato: Il gruppo si autoorganizza e si riunisce trimestralmente per seguire le attività della rete, coordinare le iniziative e preparare gli eventi. Rende conto regolarmente delle sue attività all’insieme dei membri, garantendo così la trasparenza della sua azione.

Incontro di Nantes, maggio 2024

Strumenti e risorse della rete

La rete francofona si è dotata di diversi strumenti per facilitare la diffusione delle conoscenze, la comunicazione tra membri e l’organizzazione delle attività.

Portale risorse Faro: Il portale MODAL (https://modal-media.com/dossiers/faro/) della FAMDT centralizza in un dossier speciale “Faro” articoli sull’applicazione e l’interpretazione della Convenzione di Faro. Questi articoli possono essere proposti dai membri della rete o essere traduzioni di articoli provenienti dalla rete europea. Questo portale costituisce una base di conoscenze accessibile a tutti.

Libretto Faro: Un libretto pratico online (https://padlet.com/numbpresenceservices/livret-pratique-les-valeurs-des-patrimoines-pour-la-soci-t-deevwl2crf6wmewn), prodotto nell’ambito di una formazione-azione dell’ACCR con la SCIC Les oiseaux de passage, propone diverse risorse: una FAQ su Faro, un glossario dei termini specifici, esempi di applicazioni concrete, una bibliografia, micromoduli di formazione e un elenco di facilitatori. Questo libretto costituisce uno strumento pedagogico per i nuovi membri.

Strumenti di comunicazione: La rete utilizza diversi canali di comunicazione adattati a differenti esigenze. Una framalista permette di seguire le attività della rete e di diffondere le informazioni importanti. Un gruppo WhatsApp, che conta 87 persone, facilita gli scambi rapidi e il coordinamento tra membri attivi nell’attuazione delle attività.

Incontro annuale: L’incontro annuale della rete si tiene su invito di uno dei membri, generalmente in occasione di un evento che organizza. Questa formula permette di scoprire diversi territori e iniziative, mutualizzando al contempo le risorse logistiche. L’incontro annuale è un momento chiave per le decisioni collettive e il rinnovo degli impegni.

Azioni in corso e prospettive

La rete francofona di Faro sviluppa attualmente diverse iniziative.

Appello nazionale per l’adesione ai principi di Faro: Un appello nazionale mira a incoraggiare i comuni, le istituzioni patrimoniali, le cooperative e altri attori ad aderire ai principi della Convenzione di Faro. Questa iniziativa mira a creare una massa critica di attori impegnati, potendo così influenzare le politiche pubbliche e incoraggiare una ratifica ufficiale della Convenzione da parte della Francia.

Rivista speciale “Faro”: Un progetto di edizione di una rivista speciale “Faro” è in preparazione, sul modello europeo di “People, Places and Stories”. Questa pubblicazione permetterà di valorizzare le esperienze francofone di applicazione della Convenzione e di mostrare la diversità degli approcci partecipativi al patrimonio nonché di condividere le questioni politiche sollevate dalla Convenzione di Faro.

Prima visita incrociata di valutazione: Una prima visita incrociata di valutazione tra pari (peer-to-peer) è stata realizzata, sul modello sviluppato a livello europeo. Questa iniziativa permetterà ai membri della rete di condividere le loro esperienze, scambiare sulle loro pratiche e beneficiare di uno sguardo esterno costruttivo sulle loro problematiche. Queste visite incrociate costituiscono uno strumento di apprendimento reciproco e di messa in relazione a partire dal contesto di ciascuna persona.

Incontro di Parrigi, maggio 2023

Appello per delle assise marsigliesi dell’ospitalità?

Dal 2008, veneziani e marsigliesi cooperano sul futuro delle loro città, del loro quadro di vita, delle loro culture e delle loro comunità patrimoniali. Pubblichiamo l’appello a delle assise marsigliesi dell’ospitalità dei nostri amici et amiche marsigliesi.

Perché abbiamo organizzato nel 2019 una passeggiata patrimoniale sull’ospitalità a Venezia all’incontro delle persone, dei luoghi e delle storie di ospitalità delle altre persone di passaggio a Venezia: la città contava allora più di 70.000 posti letto per i turisti e meno di 3.000 per le altre persone di passaggio: studenti, artisti, lavoratori, ….

Perché con l’introduzione della tassa di sbarco, Venezia sarà la prima città al mondo a contare con precisione queste altre persone di passaggio: il regolamento comunale prevede 29 eccezioni.

Perché una città non è fatta solo di residenti e turisti, soprattutto una città portuale. Dimenticarlo significa ipotecare il suo futuro: Venezia ospitale?

Appello per delle assise marsigliesi dell’ospitalità

Nel momento in cui Marsiglia, membro dell’associazione nazionale delle città e territori accoglienti, recupera la competenza turistica, chiediamo al sindaco di fare di Marsiglia una « città ospitale ».

Secondo la leggenda, la fondazione della città di Marsiglia è il frutto di un gesto di ospitalità verso uno straniero: venuti dalla lontana Focea, Prôtis e i suoi marinai sbarcano su una riva popolata da tribù celto-liguri. Piuttosto che cacciare gli sconosciuti, re Nann li invita al banchetto di nozze di sua figlia. La principessa Gyptis, offrendo una coppa d’acqua al marinaio greco, designa il suo futuro sposo con un gesto universale dell’atto di accoglienza: il dono dell’acqua. Come contro-dono, Prôtis proclamò l’alleanza dei Focesi e della tribù dei Segobrigi e fondò la città di Massalia.

L’ospitalità è così un’arte ancestrale che ha il potere di trasformare lo straniero in ospite, alleato, amico. In cambio, sarete ricevuti da lui, dai suoi parenti e dai suoi discendenti. Valore faro del mondo antico condiviso da tutte le civiltà, l’ospitalità tesse legami sociali forti e sostenibili, condizioni di pace e di scambi. Oggi come ieri, Marsiglia offre il quadro ideale a questo bel progetto di società, tanto la città-porto è sinonimo di passaggi e di accoglienza.

Viaggiatore, lavoratrici, esuli hanno trovato rifugio a Marsiglia nel corso dei secoli. Il ruolo di Marsiglia nell’impero coloniale ha partecipato allo sviluppo del turismo nascente nel XIX e XX secolo. Nel 1906 i suoi 500.000 abitanti accolgono quasi 2 milioni di visitatori per l’esposizione coloniale. Negli anni ’70, il «triangolo d’oro» di Belsunce contava più di 400 negozi e alberghi nei quali soggiornavano fino a 700.000 persone di passaggio all’anno venute del Magreb e dell’Europa a scoprire la città e fare affari. Questa storia turistica ha continuato a seguire il suo corso, fino allo sviluppo di una nuova attrattiva della città con la Capitale Europea della Cultura 2013.

Questa politica di attrattiva fa sì che un numero crescente di persone soggiorni a Marsiglia per un tempo più o meno lungo: turisti nazionali e internazionali e tifosi sportivi ovviamente, ma anche persone venute sul posto per studiare, lavorare, formarsi, come apprendisti, come futuri medici, in residenza artistica, per un riparo, in transito per stabilirsi, senzatetto, accompagnando il loro vicino (parente ?) ricoverato e molti altri. Tutti hanno in comune il bisogno di essere accolti in modo dignitoso e non tutti beneficiano dello stesso trattamento.

La scelta di distinguere l’accoglienza dei turisti, cioè a quelli che viaggiano senza cercare sul posto un lavoro, l’assistenza o una residenza, pone un certo numero di questioni in termini di giustizia sociale.

Questa politica è anche localmente fonte di preoccupazione fondiaria (inflazione dei prezzi degli immobili), professionale (grandi dimissioni e uberizzazione), sanitaria (inquinamento legato ai trasporti) ed ecologica (consumo di risorse naturali limitate, gas a effetto serra), che non possono rimanere senza risposta.

Le strategie di un turismo a quattro stagioni, di reindirizzamento dei flussi, di quota, di upselling e di labelizzazione ecologica hanno già mostrato i loro limiti in altre destinazioni, se non addirittura i loro effetti controproducenti.

Diventata «Hospitality», cioè commercializzazione del rapporto tra gli ospiti, l’ospitalità deve essere ripensata in conformità con le sfide ecologiche, la vitalità dell’economia locale, e nel rispetto della salute e dell’ambiente di vita delle marsigliesi e di tutte le persone di passaggio.

Come rimanere ospitali per tutte le persone di passaggio a Marsiglia?

Questa sfida vi proponiamo di raccoglierla insieme creando le Assisi dell’ospitalità.
Mentre il comune ha recuperato la competenza “turismo” e promuove uno sviluppo sostenibile di questo settore, una coalizione di organizzazioni della società civile locale (cooperative, associazioni, collettivi cittadini e professionisti) chiede al Sindaco di Marsiglia Benoit Payan, di organizzare prossimamente delle Assisi marsigliesi dell’ospitalità prendendo in considerazione tutte le persone accolte e accoglienti a Marsiglia per fare il punto sulla situazione e pensare insieme una Marsiglia ospitale.

È una sfida di transizione ecologica (un’accoglienza meno inquinante e più
locale) e di umanità (un’accoglienza degna).

Traduzione in italiano Prosper Wanner e Adriano Devita. Immagine Hôtel du Nord e Stéphanie Nava, Bel vedere.

Passeggiata patrimoniale sull’ospitalità a Venezia.

Un club sportivo può invitare delle famiglie di un altro club ad una gara sportiva durante un week-end a Venezia? Un artigiano può programmare una formazione su qualche giorni? Un artista può progettare una residenza artistica? Un residente può organizzare una festa? Una università può pianificare un workshop di due giorni? Una personna può arrivare il giorno prima di una visita in ospedale, un colloquio amministrativo o un appuntamento giudiziario? Un lavoratore stagionale o un stagista può trovare un alloggio?

Una domanda comune per chi vive, lavora o viaggia in una città. Una domanda fondamentale per chi ha un’attività economica o sociale. Una domanda banale per una capitale regionale. Una domanda al riguardo della libertà di circolazione che è un diritto umano per chiunque. Continua a leggere

Esperienze di applicazione della Convenzione di Faro

Per un patrimonio europeo vivo, oggetto di dibattito e come responsabilità condivisa

La Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore sociale del patrimonio culturale – la cosiddetta Convenzione di Faro – è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 13 ottobre 2005 ed è entrata in vigore il primo giugno 2011. È stata ratificata da diciassette Stati membri e firmata da altri sei.

Il Piano d’Azione Faro è stato predisposto dal Consiglio d’Europa come meccanismo di monitoraggio della Convenzione quadro e mira a far comprendere la ricchezza e la novità dei suoi principi, a proporre percorsi di interpretazione adeguati alle attuali  sfide sociali, a introdurre punti di riferimento comuni e a creare meccanismi e strumenti che incoraggino le iniziative ispirate ai principi di Faro. Privilegia un approccio di tipo “ricerca azione” che punta a integrare i vari soggetti coinvolti e ad appoggiarsi sui risultati delle loro speci che esperienze. In questo contesto, la Rete della Convenzione di Faro riunisce su scala paneuropea esponenti della società civile, della pubblica amministrazione o rappresentanti eletti che, sotto l’egida del Consiglio d’Europa, si scambiano informazioni sulla fruizione del patrimonio culturale come fonte e risorsa delle azioni innovative che ciascuno di essi intraprendea livello locale in risposta alle molteplici crisi che ben conosciamo: crisi della rappresentanza politica, crisi del modello economico e crisi  della coesione sociale di fronte alle migrazioni. La Convenzione di Faro è il loro quadro di riferimento comune.

La rete è attualmente composta da una ventina di persone identicate dal Consiglio d’Europa come “mediatori” e “facilitatori” per la loro capacità di far cooperare localmente una serie di soggetti attorno a processi patrimoniali inclusivi e rispettosi della dignità di ciascuno. Come e perché una convenzione europea che non apporta “né gloria, né potere, né denaro” ha maggiore importanza a livello locale che a livello nazionale o europeo?

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L’Arsenale, 18 mesi di percorso Faro.

4 anni fa, nel febbraio 2014, ha iniziato un percorso sperimentale per l’applicazione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, allora conosciuta come “Convenzione di Faro” e appena firmata dall’Italia, come quadro di riferimento nel processo di riconversione dell’Arsenale di Venezia.

Questa convenzione innovativa riconosce una responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale e promuove la sua conservazione ed il
 suo uso sostenibile nell’obiettivo dello sviluppo umano e della qualità della vita.

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L’Arsenale era diventato un anno prima, cioè 5 anni fa, proprietà del Comune di Venezia grazie in gran parte all’azione delle associazioni riunite all’interno del Forum Futuro Arsenale. La decisione dell’ufficio Arsenale del comune di Venezia, del Forum Futuro Arsenale e di Faro Venezia di riferirsi alla Convenzione di Faro come quadro comune è stata uno dei risultati della partecipazione nel 2013 di una delegazione veneziana al Forum Europeo di Marsiglia sul valore del patrimonio culturale per la società.

La delegazione veneziana, invitata dall’associazione Faro Venezia, era composta da un rappresentante dal Forum Futuro Arsenale, uno dal Comune di Venezia, uno dell’associazione Venti di cultura e uno di Faro Venezia. Hanno durante tre giorni partecipato alle discussione intorno al processo di applicazione della Convenzione di Faro al processo di riconversione del Nord di Marsiglia che ho coordinato insieme ad altre persone.

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Questo articolo vuole rendere conto, in modo sintetico e personale, di quello che è stato possibile di realizzare durante questi 18 mesi, prima dell’elezione del nuovo sindaco e della sua decisione di chiudere l’ufficio Arsenale.  Non rende conto dell’insieme del lavoro dell’ufficio Arsenale ma solo dalla parte riguardante l’uso della Convenzione di Faro. Altri processi sono stati realizzati sul fronte della pianificazione, della partecipazione o della manutenzione dell’Arsenale da quest’ufficio da tre persone. Continua a leggere

Fare Faro a Forlì – 15 e 16 ottobre 2016

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#FareFaro è un’iniziativa che prende le mosse dalla Convenzione di Faro e delle altre iniziative di Faro come Faro Venezia, Hidden City a Pilsen (Republica Tcheca) o Hotel du Nord a Marsiglia.

A Forlì #FareFaro intende promuovere la nascita di Comunità patrimoniali partecipate da persone, associazioni o altri Enti per valorizzare luoghi e beni della città del ‘900.

È per questo che il Comune di Forlì insieme ad #AutriumRoute promuove due giornate di eventi che hanno come comune denominatore l’eredità cultura come bene comune.
Non perdere Fare Faro a Forlì, sabato15 e domenica 16 ottobre.

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24/25 settembre 2016: 23 eventi per passeggiare in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio.

locandina-passeggiate-patrimonialiIn occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2016 sul tema #Culturaèparticipazione, 23 eventi – mostre, passeggiate patrimoniale, visite – sono aperte alla cittadinenza su una proposta originale di Faro Venezia all’Ufficio del Consiglio d’Europa di Venezia.

In previsione di queste giornate, fine 2015, Faro Venezia ha proposto all’Ufficio del Consiglio d’Europa di Venezia di avviare un Corso di formazione alla creazione di passeggiate patrimoniali (ideazione, progettazione, realizzazione) aperti alla cittadinenza, ispirandosi dall’esperienza delle “Scuole degli Ospiti” di Marsiglia e Pilsen.

L’edizione #GEP2016, per iniziativa del Consiglio d’Europa, è dedicata al tema della partecipazione al patrimonio nella direzione tracciata sin dal 2005 dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, nota come Convenzione di Faro, di cui si auspica una prossima ratifica da parte del nostro Parlamento.

A Venezia numerosi cittadini  sono impegnati a fare vivere dei beni comuni che raccontano e mantengono una qualità e un quadro di vita unici: un edificio, una pratica sportiva o culturale, uno spazio pubblico, un sapere, ecc. Lo fanno perché questi beni comuni e le comunità che li mantengono vivi sono minacciati dallo spopolamento della città, da progetti immobiliari, dalla privatizzazione o dalla latitanza di strategie pubbliche o private indirizzate al bene per la comunità.

Faro Venezia ha proposto di organizzare, insieme ai cittadini veneziani,  una serie di Passeggiate patrimoniali per illustrare la vivacità, le problematiche e le speranze  delle Comunità patrimoniali veneziane impegnate nella difesa dei beni comuni basilari che rischiano l’oblio.

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L’ufficio del Consiglio d’Europa a Venezia ha organizzato una seria di incontri invitando diverse realtà locale attive sulla Convenzione di Faro e due giornate di formazione sulle Passeggiate patrimoniale alle quale ha partecipato una ventinna di personne di Venezia e altre città d’Italia.

In fine, 23 eventi sono programmati a Venezia e in altre città d’Italia attive sulla Convenzione di Faro. Venezia accogliera due giorni prima un workshop internazionale sulla Convenzione di Faro con 12 paesi rappresentati.


Programma

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Passeggiate patrimoniale a Cervia: RACCONTARE IL MARE: STORIE DI IERI E DI OGGI

Sabato 7 maggio, ore 16.30, partirà dalla Torre San Michele una passeggiata patrimoniale nel mondo dei marinai e dei pescatori di Cervia a cura dell’Ecomuseo del Sale e del Mare di Cervia. Una via, per scoprire la storia di queste famiglie mentre si respirano l’aria del mare, gli odori del pesce appena pescato, delle cozze da pulire e delle reti che asciugano al sole. Questa passeggiata patrimoniale è organizzata nell’ambito della 572^ edizione del Sposalizio del Mare che si ripropone a Cervia dal 1445.
Un mese fà, l’Ecomuseo del Sale e del Mare di Cervia ha invitato Faro Venezia a presentare  l’esperienza delle Passeggiate patrimoniali in Europa e particolarmente a Venezia (a cura di Prosper Wanner, membro del’associazione Faro Venezia).

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Proposte per una politica pubblica patrimoniale in favore del diritto al patrimonio culturale.

Il 27 febbraio 2016 sarà il terzo compleanno della firma della Convenzione di Faro da parte dell’Italia. E la prima convenzione internazionale sul patrimonio culturale che pone la domanda: per quale ragione e a favore di chi occorre valorizzare il patrimonio culturale?

Se la convenzione suscita sempre più interesse da parte dei cittadini così come dalla pubblica amministrazione, il passaggio dall’adesione ai principi enunciati alla loro applicazione è più raro. Faro Venezia, membro della Comunità di Faro, promossa da Consiglio d’Europa, suggerisce alcune proposte. Esse tracciano quella che potrebbe essere una politica pubblica patrimoniale in favore del diritto al patrimonio culturale (versione completa delle proposte: FaroVe – Proposte Feb16).

Come passare della logica di una politica culturale centrata su “l’offerta culturale” e “i pubblici” a quella di un ascolto della domanda sociale? Quale ripartizione delle competenze, delle responsabilità e delle azioni in materia di patrimonio culturale tra lo Stato, le collettività territoriali e i cittadini? Di che quadro di riferimento pubblico potrebbe dotarsi una “fabbrica patrimoniale cittadina”?

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Salviamo La Maryvonne! Il trabaccolo veneziano dall’altra parte del mondo

Questo articolo “Salviamo La Maryvonne! Il trabaccolo veneziano dall’altra parte del mondo” è stato pubblicato nella rivista Lagunamare di febbraio 2016.

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Una barca tradizionale veneziana era mezza abbandonata sui fondali della «fondamenta dei pescatori» a Nouméa, dall’altra parte del mondo nella Nuova Caledonia. Dopo esser stata affondata il 20 settembre 2015, La Maryvonne è tornata finalmente in superficie dopo un’operazione delicata. Il suo proprietario e i membri dell’associazione “Gli amici della Maryvonne” hanno intenzione di ridargli la sua bellezza d’origine tramite una scuola cantieristica per giovani. Chiedono aiuto per salvare questa barca, riconosciuta da poco in Francia come patrimonio culturale, e ridargli una nuova vita. Continua a leggere

Non solo Acqua. Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura.

Marsiglia e Venezia competono per diventare la futura capitale culturale d’Europa. Rivendicano la loro condizione storica di luoghi d’incrocio di civiltà e dei movimenti culturali, condizione che ha portato queste due città a cercare una continua sintesi tra l’accoglienza e l’integrazione nel solco di un perenne dialogo tra le culture dell’Oriente e dell’Occidente. Fondate così sull’alleanza tra popolazione locale e immigrati, hanno saputo trovare in se nuovi equilibri.

Quali sono le ragioni di questi discorsi ufficiali? E che cosa significano oggi?
La somiglianza tra le due città è forte.

Già a livello storico, Marsiglia e Venezia sono le due città d’Europa ad avere beneficiato a lungo del privilegio – privata lex – del commercio verso l’Est con l’impero bizantino e poi con l’impero ottomano. Il Crisobolla, firmato nel 1084 dall’imperatore bizantino Alessio Comneno, favorisce Venezia sul commercio mediterraneo. Venezia conserva tale privilegio fino al XVII secolo, in gran parte in seguito al saccheggio di Costantinopoli, ottenuto quale contributo per l’aiuto durante la quarta crociata.

Poi le Capitolazioni firmate nel 1536 tra Francesco Primo e Solimano il Magnifico favoriscono i commercianti francesi sotto l’amministrazione della camera di commercio di Marsiglia. Largamente ispirate ai privilegi accordati a Venezia, le Capitolazioni permettono a Marsiglia di dominare il commercio ufficiale nel Mediterraneo fino alla rivoluzione francese.

Marsiglia e Venezia si sviluppano entrambe come “città porto”, immensi depositi di merci, con i loro canali, i loro carretti e i loro capannoni, una sorta di caravanserraglio. Le difese naturali del luogo, la laguna a Venezia, l’anfiteatro roccioso per Marsiglia, fondano la localizzazione dei porti.

Istanbul invece ne assicura il dinamismo economico e politico soprattutto quando Venezia e Marsiglia sanno dialogare con gli altri grandi porti del mediterraneo.

In seguito, nel XIX secolo, entrambe le città sono interessate da un’evoluzione industriale. Sulle terre inizialmente occupate da ricchi palazzi, il “porto fabbrica” disegna una nuova città fatta di case operaie, di fabbriche cattedrali e di vie di trasporto. L’isola della Giudecca e i quartieri a Nord di Marsiglia, allora quasi deserti, conoscono uno sviluppo importante. Questo periodo dura più di un secolo, per arrestarsi improvvisamente. Il centro di Venezia allora perde in venti anni un terzo della sua popolazione, passando da 100.000 abitanti a 75.000 alla fine del secolo. Marsiglia perde quasi 150.000 abitanti e 50.000 posti di lavoro. Poi due nuovi porti emergono nel XX secolo. “Il porto petrolchimico” a Porto Marghera e Fos XXL.

Marsiglia tratta 100 milioni di tonnellate di merce di cui il 60% idrocarburi, il che ne fa il primo porto del Mediterraneo. Lo sviluppo di questi nuovi porti lontani dal centro della città accentua la pressione sull’ambiente naturale, già fragile. Le Calanques di Marsiglia e la Laguna di Venezia occupano rispettivamente la metà della superficie dei due comuni. Quanto al “porto turistico”, occupando i posti lasciati liberi dal “porto fabbrica”, accoglie sempre più navi da crociera. In dieci anni, Marsiglia ha moltiplicato per trenta il numero dei passeggeri (360.000 nel 2005). Nello stesso periodo, Venezia é passata da meno di mezzo milione di passeggeri a più di 1,4 milioni (2006). Nel 2007, Venezia ha accolto più di venti milioni di turisti e l’accesso allo spazio pubblico diviene un motivo di conflitto.

Come nel resto del Mediterraneo la gestione delle rissorse culturali diviene una fonte crescente di conflitti. La crescita del valore economico del patrimonio – turismo, economia dell’immateriale – e l’indebolimento dell’intervento pubblico (controllo delle spese pubbliche) favoriscono le logiche di privatizzazione. Attraverso le loro candidature, Marsiglia e Venezia affermano la dimensione conflittuale del patrimonio come fonte di dialogo, di creazione di ricchezza e di possibili nuovi equilibri. Ma benché abbiano saputo dialogare con gli altri grandi porti del Mediterraneo e creare durevoli istituzioni commerciali, hanno difficoltà oggi a ritrovare il dialogo all’interno della città. Un veneziano del centro si reca raramente alla Giudecca, quasi mai a Porto Marghera ed evita San Marco. I conflitti d’interesse si accrescono mentre gli interessi in comune non vengono evidenziati.

L’iniziativa del dialogo tra le diverse istanze per il momento è portata avanti da movimenti cittadini preoccupati del futuro della loro città e del posto che vi occuperanno. Una ricerca di riappropriazione della gestione del patrimonio che mostra la volontà di reinventare il proprio futuro. Il patrimonio diviene così uno strumento per ricostruire un rapporto con la città e il suo avvenire sociale, economico e culturale.

A Marsiglia, fin dal 1994, il programma europeo di patrimonio integrato passa dal cuore dei quartieri Nord, perchè la riconversione in corso non avvenga a svantaggio del patrimonio presente e di quelli che vi abitano, ultimi testimoni dell’avventura industriale. Il programma vede riuniti attorno alla “valletta dei carmi” una conservatrice del patrimonio e una quarantina di istituzioni: collettivi d’abitanti, parrocchie, imprese, artisti.

F Barre Venezia 2009

Per le giornate europee del patrimonio, si organizza per la quarta volta una passeggiata patrimoniale per scoprire il patrimonio presente e incontrare chi lo mantiene in vita. 400 persone hanno partecipato a quella del 2007. A ottobre del 2008 sarà inaugurato il “sapone della valletta dei carmi”, testimonianza dell’attività sostenibile dell’ultimo saponificio in questi quartieri e anticipazione dell’apertura di una “fabbrica museo”. Questo processo dovrebbe continuare con la creazione, a breve, di una fondazione che faccia emergere modalità di dialogo tra pubblico e privato nella gestione delle politiche patrimoniali, in favore di una partecipazione attiva dei residenti. I luoghi oggetto di queste sperimentazioni saranno i siti carmelitani nel Mediterraneo con primo obiettivo la gestione cooperativa, dal 2013, dell’unico monumento storico iscritto e classificato dei quartieri Nord: la grotta dei carmi e la sua valle.

A Venezia, una prima esperienza di passeggiata patrimoniale si è recentemente svolta in occasione delle giornate europee del patrimonio, grazie all’impegno del movimento di cittadini 40xVenezia. Il Molino Stucky, enorme molino, simbolo di questa epoca industriale, ristrutturato in albergo di lusso, centro congressi e residenze, è stato il centro della passeggiata. Un luogo che secondo il sindaco simbolizza la città “possibile” capace di combinare in sè memoria e innovazione. L’obiettivo è incontrare “altre” persone che raccontino la loro interpretazione del patrimonio presente e della sua riconversione in atto affinché ciascuno si riappropri del patrimonio presente. Questa preoccupazione è condivisa dal Consiglio dell’Europa che fa fatica a fare emergere un diritto individuale al patrimonio culturale. Questo diritto eleva ciascuno dallo status di beneficiario del patrimonio a quella di avente diritto: diritto a partecipare alla sua individuazione come alla sua interpretazione o alla sua valorizzazione. Questo diritto farà inevitabilmente emergere conflitti patrimoniali, conflitti d’uso, d’interpretazione, di valorizzazione o di metodo di conservazione.

La dimensione individuale di questo diritto permetterà però una gestione dei conflitti che tenga conto di tutte le dimensioni del patrimonio, culturale, etica, ecologica, sociale o politica, inscrivendosi di fatto nella prospettiva della prevenzione dei conflitti e dello sviluppo sostenibile.

Poiché l’affermazione di questo diritto richiede agli Stati di perdere il monopolio in materia di politiche patrimoniali e alle imprese di cogestire la risorsa patrimoniale, è difficile che ciò avvenga in breve tempo. Oggi, solamente 3 Stati su 47 hanno ratificato la convenzione “di Faro” che sancisce questo diritto.

Le passeggiate patrimoniali sono una prima concretizzazione sul campo del diritto al patrimonio culturale. Il movimento 40xVenezia ha fatto la prima traduzione in italiano della Convenzione di Faro, ed è solo il punto di partenza di un immenso lavoro. Quali sono le altre azioni possibili? Quale apertura rappresentano la candidatura di Marsiglia come “laboratorio della democrazia culturale” e di Venezia come “società multi culturale e tollerante”? Sono possibili dei contatti tra i movimenti veneziani e marsigliesi? E come cooperare con il Consiglio dell’Europa?

di Prosper Wanner, gestore cooperative Place (www.place.coop), e Christine Breton, conservatrice del patrimonio a Marsiglia

Articolo scritto e pubblicato nel 2009 per il quotidiano La Marseillaise (FR) e la rivista Lagunamare (IT). Foto sono di © Fabienne Barre