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SAVERIO PASTOR VENEZIANO DELL’ANNO 2023

Pubblico qui integralmente il discorso di ringraziamento di Saverio Pastor, decano dei Rèmeri veneziani e antico sostenitore dei principi della Convenzione di Faro. Saverio Pastor è stato nominato veneziano dell’anno per il 2023. Può darsi che i non-veneziani non sappiano esattamente che cos’è un Felze o quali sono i mestieri artigiani che vi ruotano attorno. Se non lo sapete vi consiglio vivamente di visitare il sito della loro associazione: https://www.elfelze.it/

NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS.

Quando amichevolmente mi dissero che la scelta del veneziano dell’anno era caduta su di me, ho avuto l’istinto di alzarmi e andarmene. Ben altre personalità vedo più adatte: sensibilità più raffinate, cultura eccelsa, abilità più ardite. Poi, leggendo meglio le motivazioni, mi son detto che finalmente si presentava l’occasione per ringraziare tutti i remèri e tutti gli artigiani, passati presenti e futuri. In effetti, diciamolo, sono stati bravi, siamo stati bravi.

È forse giunto il momento di riconoscere che il lavoro dei remèri è stato essenziale per la nascita stessa della città e poi per la sua crescita come potenza economica, commerciale e militare; è ora di ringraziare i misteriosi proto-remèri che costruirono quei remeggi necessari ad esplorare e colonizzare quella laguna ancora disabitata. E ricordiamo quindi le migliaia di remèri che hanno reso possibile la nascita e la vita della città col loro lavoro, modesto ma strategico, faticoso ma essenziale.

È ora di ricordare Artico Massario con bottega nell’attuale Campiello del remèr: è il primo remèr di cui si abbia conoscenza scritta, su un contratto di esattamente 800 anni fa, per la realizzazione di 1.000 remi in frassino per l’Arsenale.

Vanno salutati quegli ignoti Maestri che nel 1307 presentarono il testo della mariegola dell’arte da far finalmente approvare dai preposti 3 Giustizieri vecchi.

E salutiamo con affetto quei volti ormai noti dell’insegna dell’arte dei remèri, commissionata nel 1517 da Maistro Nicholò de Marcho Marchovichio dito de Andronicho, gastaldo de l’Arte de remeri et i suoi compagni, con il garzone al centro, con il catalogo delle tipologie di remi e delle lavorazioni e con due forcolette relegate al margine.

Anche senza la corporazione, soppressa da Napoleone, anche sotto il dominio francese e poi austriaco, anche nella più profonda crisi economica seguita alla caduta della Repubblica, i remèri hanno continuato a rifornire le barche e la città degli essenziali remi e forcole.

La vera crisi è ovviamente arrivata con la motorizzazione generalizzata avvenuta tra gli anni 50 e 60. In quel frangente quanto bravo è stato il mio, il nostro Maestro, Bepi Carli, con Gino Fossetta, a salvare la sua bottega e il nostro mestiere? Lo ha fatto con gesto semplice, ma geniale, per certi versi rivoluzionario in quel contesto; ha tolto la forcola dalla barca e l’ha messa su di un piedistallo facendola diventare altro, un oggetto plastico e simbolico apprezzato in tutto il mondo per le qualità che lo connotano, tra funzionalità sofisticata e bellezza scultorea.

Ed è giusto ringraziare noi attuali remèri, siamo 5 maestri in 4 botteghe, io sono il più anziano e con me da quasi 20 anni lavora il più giovane, Pietro Meneghini, mentre Paolo Brandolisio, Franco Furlanetto (già mio allievo) e Piero Dri presidiano la città dalle loro 3 botteghe. Li ringrazio per come affrontano, assieme a tutti gli altri artigiani, l’attuale grave crisi che attanaglia la città, crisi demografica, antropologica e sociale, che con il precipitare del numero di abitanti vede diminuire ben di più il numero di persone che vanno in barca, a remi.

Per combatterla, nel 2002, abbiamo immaginato che fosse necessario fare rete. Con gli altri artieri de gondole et suoi fornimenti abbiamo inventato l’associazione El Felze, per contarci, per contare e per raccontare chi siamo e cosa facciamo. Purtroppo, a contarci ci mettiamo sempre meno perché abbiamo perso molti colleghi, anche grandi Maestri, di cui sentiamo già la gran mancanza -ciao cari-.

I maestri artigiani di El Felze


All’inizio abbiamo contato parecchio anche per il territorio Veneto e le Istituzioni che lo governavano, ed abbiamo vicendevolmente collaborato ad importanti iniziative anche all’estero, mentre ora evidentemente altri problemi attanagliano le Amministrazioni. Invece siamo diventati piuttosto bravi a raccontare anche grazie a chi di comunicazione e grafica se ne intende.

Nel frattempo, grazie a quello che chiamo il nostro corpo accademico, di cui la professoressa Elisa Bellato fa parte, abbiamo imparato anche a conoscere la Convenzione UNESCO del 2003 sulla Promozione e Protezione del Patrimonio Immateriale e quella del Consiglio d’Europa del 2005, stipulata a Faro, che spinge la collettività a rendersi consapevole fruitrice dei propri patrimoni e a farsi comunità patrimoniale. Per queste convenzioni noi artigiani, saremmo dei “portatori sani” di patrimoni culturali ed essere artigiani oggi vuol dire anche questo: farsi carico di un ruolo sociale e culturale.

Ringrazio quindi tutti i colleghi de El Felze per aver creduto in questa sfida e per il lavoro considerevole per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale immateriale che è stato addirittura premiato dalla città coreana di Jeonju.

Anche per questo abbiamo lanciato el disnar per la regata storica: occasione di incontro e di convivialità tra cittadini, e ringrazio le centinaia di persone di decine di associazioni, della città e del litorale, che hanno voluto credere in questa proposta. Perché promuovere la voga, le regate, la cantieristica è indispensabile alla nostra specificità anfibia.

Perciò questo è un riconoscimento a tutti gli artigiani, ma anche a tutti coloro che della città fanno sopravvivere i suoi aspetti essenziali: gondolieri, regatanti, piccoli commercianti. Insomma a tutti i veneziani che vivono sotto al motto di resistere, resistere, resistere!

Ovviamente non parlo più solo di noi della gondola, di noi della filiera lunga della cantieristica, ma parlo di tutto l’artigianato veneziano perché Venezia è stata capitale delle manifatture e di queste ancora permane qualche buon lacerto.

Resistiamo ad un mercato immobiliare impazzito, alla cultura dell’happy hour che porta alla sostituzione delle botteghe con gli ennesimi baretti, alla gran festa del turismo di massa e dell’airB&B che scaccia i nostri clienti d’elezione lasciando vuote e sterili cassettine con numeri segreti, resistiamo alla legge del prodotto seriale e all’omologazione. Ma la nostra città non è omologabile senza la sua morte.

Ringraziamo anche le nostre Amministrazioni, a tutti i livelli, che da oggi si impegneranno veramente con maggior decisione e con la collaborazione delle associazioni del territorio:

  • nell’inversione della tendenza all’esodo dalla nostra città,
  • nell’investire seriamente in progetti volti a riaffermare la specificità anfibia della nostra civiltà, nell’educazione dei giovani assieme alle società remiere;
  • di investire nella rappacificazione con le acque e quindi
  • in una mobilità per quanto possibile moderna ma realmente sostenibile, rispettosa e razionale;
  • di spendersi e spendere per far di Venezia quantomeno un centro nevralgico e vitale, non solo espositivo, delle arti applicate e dell’artigianato tipico e tradizionale: un polo di rilevanza Europea dove le arti si riconoscano e si confrontino;
  • di offrire altre nuove ricche opportunità all’uso dell’Arsenale.
  • di farsi volano perché si coagulino delle comunità patrimoniali attorno ai beni di cui ancora possiamo beneficiare e di cui dobbiamo esser orgogliosi, spingendo verso nuove candidature a Patrimoni dell’umanità: dalle perlère al vetro, dai mestieri della gondola al mestiere del gondoliere, dalla voga alla veneta alle regate, dalla tessitoria al merletto, dai mestieri del restauro monumentale a quelli delle manutenzioni;

Ovviamente ho molti ringraziamenti più personali da fare.

Ringrazio quindi Bepi e Gino da cui ho imparato il mestiere. E ringrazio chi mi ha accompagnato in questo apprendimento che dura tuttora: Vittorio Marcoleoni e tutti gli amici della Spazio Legno.

Ringrazio la Regione del Veneto per avermi attribuito il titolo di Maestro Artigiano e la Fondazione Cologni per avermi riconosciuto quello di Maestro d’Arte e Mestiere. Mi hanno offerto così lo stimolo a realizzare un progetto che da anni giaceva in un cassetto: a ottobre farò una mostra a Parigi dove trasformerò una galleria in laboratorio, dove lavorerò e dove racconterò il ruolo di questo mestiere nella nostra cultura. Una nuova avventura, personale, per la quale cerco sostegni e sponsor, che spero possa far parlare di Patrimonio Culturale Immateriale.

Ringrazio quindi questo Comitato Veneziano dell’anno perché mi dà un’ulteriore investitura di ambasciatore, di portavoce riconosciuto da questa comunità.

Ringrazio, oltre ai remeri, i colleghi che hanno dato vita a el Felze Giuliana Longo, Elisabetta Mason, Ermanno Ervas, Roberto Tramontin, Marzio De Min, Emilio Ballarin, lo studio Scibilia, Gianfranco Munerotto e Adrian Smith che hanno dato una fondamentale mano nella comunicazione; così come i nostri amici suggeritori Simona Pinton, Clara Peranetti, Lauso Zagato e Adriano De Vita, oltre ad Elisa Bellato.

E un pensiero va alla mia famiglia di origine: a Valeriano, a Michelina e a mia sorella Barbara che hanno sempre avuto un approccio alla loro professione di architetti come fosse un mestiere artigiano, dove si progetta, si disegna, si realizza con dedizione, controllando i dettagli, ricercando la migliore funzionalità senza rinunciare al buon risultato estetico. E poi l’imprinting non è stato banale con le frequentazioni delle botteghe dei migliori artigiani, per visite e sopralluoghi.

E quindi il ringraziamento va poi alla famiglia costruita con Agnese, che vede in Tiziano e Giacomo i nostri meravigliosi tesori.

E infine quella che è la mia seconda casa, la bottega, dove appunto Piero ha un ruolo sempre più da protagonista mentre Enrica Berti e Fabiana Ceccarelli cercano di integrare le grosse smagliature amministrative assieme agli amici della CNA. E certamente ringrazio tutti i fornitori, trasportatori e collaboratori che ci permettono di portare a termine il nostro lavoro di remèri del terzo millennio.

Grazie a tutti

Renzo INIO, cordaio in Venezia

Oggi se n’è andato Renzo Inio, l’ultimo cordaio di Venezia, che da tempo si era ritirato in casa di riposo alla Giudecca. Otre a ricordarlo come un persona di squisita gentilezza si tratta di una perdita pesante di un patrimonio notevolissimo di cultura ed esperienza che la sua città non è mai riuscita a valorizzare come meritava. Esiste però una sua intervista approfondita, l’ultima che è stato possibile realizzare il 27 ottobre 2017, nel corso di una Passeggiata Patrimoniale organizzata dal Comune di Venezia, Ufficio Arsenale (oggi scomparso).

I macchinari storici delle corderie Inio, abbandonati in Arsenale nel 2014

Riproponiamo qui un articolo già pubblicato in passato che riporta, oltre all’intervista, anche un un testo a stampa molto approfondito e un altro video che ci mostra che cosa è possibile fare, solo volendolo, in un contesto diverso.

VIDEO INTERVISTA A RENZO INIO, L’ULTIMO CORDAIO

L’intervista di Renzo Inio è stato realizzata da Prosper Wanner e Alessandro Zancchini

Poi abbiamo qui un approfondito articolo di Francesco Calzolaio che racconta la storia delle corderie Inio a partire dei primi del 900.

Se poi volete vedere i macchinari in azione esiste un video realizzato da un piccolo museo finlandese che mostra il processo di produzione. La attrezzature usate sono quasi identiche a quelle veneziane. Si potrebbe fare facolmente anche da noi questo a costi contenuti e senza grandi difficoltà. Lo faremo ? Pare di no.

Svezia – Venezia 10-0. Le corderie in Svezia e a Venezia

In Svezia esiste un paesino chiamato Älvängen. Qui in passato esiteva una fabbrica di cordami del tutto simile alla corderia Inio. Dal 2015 nei vecchi locali della fabbrica esiste oggi un piccolo museo che mostra la tecnica di produzione dei cordami com’era agli inzi del 20° secolo. Le cime sono prodotte oggi dalla P.A. Carlmarks rope factory, una piccola ditta locale specializzata. Qui si producono anche le cime necessarie per alcune imbarcazioni d’epoca, tra le quali la spettacolare East Indiaman Götheborg.


East Indiaman Götheborg

Si tratta della ricostruzione filologica – fatta cioè con attrezzi, procedure e materiali d’epoca – di una delle più gradi navi costruite nel dicottesimo secolo. Fu varata nel 1738 e alla sua costruzione lavorarono circa 200 persone per 18 mesi (un tempo record che ha dell’incredibile e che oggi probabilmente non riusciremmo a replicare). Purtoppo dopo pochi anni di attività sulle rotte della Cina la nave finì sugli scogli di Nya Älvsborgs Fästning (oggi la Fortezza di Älvsborg).

Il museo di Älvängen è un museo ‘vivo’ che promupve una certa attività produttiva e commerciale. A oggi la Indiaman Götheborg è il cliente principale e una grande sfida per il museo perchè ha dovuto affrontare un ordine per 27.000 chili di cordame per la nave e non è poco!

Älvängen è un paesino di poco più di 4.000 anime.
Eppure riescono a fare queste cose e le fanno con passione.

Noi no.

Due passeggiate patrimoniali da non perdere

Ben due pesseggiate patrimoniali artigiane. Per chi ha gambe si possono fare di seguito. Una alla mattina e una al pomeriggio. A cura di El Felze

Venezia, sabato 26 settembre 2020
In occasione delle PASSEGGIATE PATRIMONIALI del Consiglio d’Europa abbiamo organizzato questi due itinerari alla scoperta delle nostre botteghe artigiane.

passeggiata 1 > 9:30-12:30
fondidor, battioro, remer

passeggiata 2 > 15:00-18:00
indoradora, squerariol, remer

costo: 20€ socio sostenitore
per info e prenotazioni 320 0615881
oppure masonelisabetta@gmail.com
Prenotate al più presto, posti limitati.

Ex Libris – come stanno gli artigiani?

A Venezia si parla spesso di artigianato come fatto culturale legato all’heritage dei luoghi o come fonte di creatività produttiva di eccellenza. Se ne parla, ma poi si abbandona a sé stesso e alle dinamiche di mercato che, in una città travolta dal turismo di massa, tende ad espellere le bottege a causa degli insostenibili affitti turistici nella sostanziale indifferenza della politica.  In questo incontro confronteremo esperienze reali in botteghe storiche e analizzaremo la nuova legge regionale del Veneto che sembra aprire per la prima volta qualche prospettiva reale per il nostro patrimonio, materiale e immateriale, di botteghe e maestri artigiani

Per cortesia, chi intende pertecipare si registri qui.

locandina IPG prima pagina

Scarica la locandina in PDF

Il progetto

EX LIBRIS è un progetto articolato che coinvolge cinque botteghe storiche di Venezia che si occupano di lavorazioni collegate al mondo della carta: produzione di carta a mano di qualità, editoria con tecniche tradizionali grafica creativa, serigrafia, incisioni, rilegatura, libri d’artista. Venezia vanta una lunghissima tradizione in questo settore: è la città in cui si è passati per la prima volta dalla pergamena alla carta nel 15°secolo e ha fondato un’industria per la produzione di carta nota in tutto il mondo antico. É anche la città in cui Aldo Manuzio ha inventato l’editoria moderna con una serie di geniali innovazioni, valide ancora oggi. In città inoltre ci sono biblioteche storiche che conservano testi antichi di grande interesse e con stampe o miniature preziose, dai quali i giovani artigiani possono realizzare nuove edizioni con le tecniche tradizionali. Venezia poi esercita una forte attrattiva per appassionati, collezionisti e clienti provenienti da tutto il mondo. Questo è un enorme valore per gli artigiani, che consente loro di attirare un clientela che si rinnova continuamente, senza necessità di muoversi dalla propria sede. Qui ci sono le condizioni perché queste lavorazioni possano venire efficacemente tramandate e valorizzate, favorendo quei tipi di innovazione che si basano sul valore storico e culturale dei prodotti e sulle nuove forme organizzative emergenti, come le reti d’impresa e i coworking. Il progetto ha offerto la possibilità a cinque allievi disoccupati e/o svantaggiati, di apprendere lavori artistici afferenti al mondo della carta, della stampa, della legatoria, allo scopo di fornire un proprio contributo attivo per il recupero e la valorizzazione di tali mestieri, in risposta al concreto rischio di perdita dell’immenso patrimonio di conoscenze, tecniche e tradizione che essi rappresentano.

L’ambiente di apprendimento

A tale scopo il progetto ha superato il tradizionale modello della formazione intesa come “corso in aula”, del tutto inadatto per lo sviluppo di capacità artigianali sofisticate, capacità creative di tipo estetico oltre che tecnico, atteggiamenti imprenditoriali, capacità di operare in reti complessi di attori a livello locale e globale. Abbiamo organizzato un ambiente di apprendimento complesso, ricco di stimoli ed occasioni diverse, nel quale i mastri artigiani e gli aspiranti allievi hanno cooperato, influenzandosi reciprocamente: sono stati realizzati tirocini in bottega, pillole formative, visite studio presso realtà di eccellenza per il settore anche all’estero, laboratori creativi collettivo, workshop tematici, project work per l’avvio di attività autonoma e in rete.

Il workshop di conclusione

Il workshop di conclusione ha l’obiettivo di informare il pubblico sui risultati del progetto EX LIBRIS, attraverso la presentazione delle esperienze dei protagonisti, nonché di stimolare una discussione sul valore aggiunto di iniziative che promuovano la valorizzazione e il recupero in chiave innovativa di antichi mestieri artigiani. Sarà anche l’occasione per una discussione approfondita sulla recentissima legge regionale per l’artigianato che introduce una serie di rilevanti innovazioni per il settore (LEGGE REGIONALE 08 ottobre 2018, n. 34 Norme per la tutela, lo sviluppo e la promozione dell’artigianato veneto).

Saranno poi organizzati, con la metodologia del World Cafè, alcuni tavoli tematici nei quali – prendendo spunto degli interventi nella prima parte dell’incontro – i partecipanti potranno discutere e proporre le loro idee su come sostenere questo tipo di attività artigianali, creando un ambiente locale incentivante e di supporto. In particolare saranno discusse le diverse modalità possibili per la realizzazione di spazi di coworking e reti di imprese per giovani artigiani, sulla base di un progetto concreto.+

 

Arti applicate a Treviso

Travisium Gioiosa – partner di Faro Venezia – propone per le Giornate Eropee del Patrimonio 2018, una serie di incontri sulle arti applicate. Sarà possibile addentrarsi nei segreti degli affreschi,  dei ricami e tessuti antichi e delle opere metalliche guidati da espoeri e maestri artigini. Sarà anche un’occasiione per riscoprire Ca da Noal, la splendida ex casa dei trevigiani, che Tarvisuim Gioiosa, tra mille difficoltà, sta cercando di riportare agli antchi splendori.

locandina ARTE APPLICATA CA DE NOAL 22-23 SETT 2018

Trailer per: “Tessuti sotto el felze”

Breve trailer per: “Tessuti sotto el felze”, Venezia, 27 ottobre 2017.
La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti dei nobili e della servitù negli ultimi 500 anni si trova in una specifica lezione della la prof. Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto, che si può vedere a questo link

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Oltre al puro fascino dei tessuti pregiati e dell’ambiente di lavoro della tessitoria Bevilacqua, alcune cose meritano di essere esplicitate perché sono queste che rendono questi tipi di attività “patrimonio culturale” in senso stretto.

I telai utilizzati sono del tipo Jacquard, cioè programmabili attraverso un ingegnoso sistema di schede perforate. Questo tipo di telaio si diffuse agli inizia dell’800 grazie ai perfezionamenti introdotti da Joseph-Marie Jacquard su modelli più antichi. Già nella seconda metà del ‘4o0 infatti l’italiano Giovanni il Calabrese (Jean Le Calabrais) aveva costruito un prototipo che suscitò l’interesse di Luigi XI e ora si trova nel nel museo delle arti e dei mestieri a Parigi

Questo telaio fa parte quindi della storia dell’informatica, non solo della tessitura, e anche della storia dell’organizzazione del lavoro e della nascita dell’industria moderna. La sua introduzione in Francia sollevò infatti forti protesta da parte dei tessitori di Lione che temevano – con molte buone ragioni – di restare disoccupati.

Una parte dei macchinari utilizzati è anche concettualmente più antica e in quanto essi sono facilmente riconoscibili nelle tavole dell’enciclopedia di Diderot e d’Alembert (1751-1780) dedicate alla tessitura.

E’ interessante poi il modello imprenditoriale attuale della tessitura. Questa infatti è una dell pochissime che, avendo rifiutato qualunque tipo di innovazione successiva al telaio Jacquard, ha invece innovato il suo modello di business che ora è del tutto post-moderno. Il valore dei prodotti infatti è un mix di valore estetico e culturale. Conta molto infatti per i clienti sapere il “come e da chi” sono stati prodotti i tessuti, che quindi non sono solamente oggetti, ma incorporano storia, cultura la ‘faccia’ del produttore.

In un certo senso la storia imprenditoriale di questa azienda (e delle altre dello stesso tipo) è paradossale: è nata come modello di innovazione tecnica e ha avviato la prima rivoluzione industriale. Poi è diventata radicalmente contraria all’innovazione tecnica. Infine è divenuta post-moderna in quanto vende più “significati” che prodotti.

Una altro paradosso è che oggi sia considerata un modello di attività artigianale proprio un’azienda che è il prototipo stesso dell’innovazione industriale.

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Links per approfondimenti

Il telaio Jaquard (‘800),
Il telaio programmabile che fa parte della storia dell’informatica, raccontato in un’intervista intervista con Alberto Bevilacqua – CEO Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia.

Il velluto soprarizzo
Intervista con Silvia Longo – tessitrice presso Bevilacqua in Venezia.

Le ottime foto di Blu Oscar:
http://bluoscar.blogspot.it/search?q=Tessitura+Luigi

Le tavole dell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert che illustrano le tecniche per la produzione di passamanerie e tessuti.

La storia completa degli ‘intrecci’ tra la produzione di tessuti pregiati a Venezia, i decori delle gondole e gli abiti di nobili e servitù. Intervista con Doretta Davanzo Poli, storica del tessuto.

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Testi e immagini: Doretta Davanzo Poli
Video: Adriano Devita
Grafica: immagini Michela Scibilia e Aadriano Devita
Grafica: Michela Sciblia
Musica: Vivaldi, Concerto per violoncello RV 423

Prodotto da El Felze
in collaborazione con Faro Venezia, Venezia, 2017

Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/

Il segreto dei fabbri a Venezia

Che cosa c’è di più materiale del lavoro del fabbro?
Eppure gli aspetti intangibili in fondo prevalgono se si parla di heritage e artigianato d’arte.

Alessandro Ervas ci racconta come il lavoro del fabbro a Venezia entra in profonda relazione con la città stessa. Da tempo è diventato quasi un luogo comune dire che l’artigiano di qualità fa cultura. Ma di fronte alla richiesto di esplicitare meglio in che cose consiste questo “fare cultura” la maggio parte delle persone fa scena muta. Si può capire la difficoltà perché “cultura” ha molti significati diversi, ma la difficoltà maggiore probabilmente consiste nel fatto che la nostra cultura (in senso antropologico) è come l’acqua per i pesci: la diamo per scontata e non ne siamo consapevoli.

Per questi i motivi è particolarmente apprezzabile questo intervento di Alessandro Ervas sull’arte dei fabbri. Qui si mettono in evidenza alcuni temi che definiscono molto chiaramente il “fare cultura” del fabbro e di tutti gli artigiano d’arte. Il suo discorso è complesso ma i temi principali in breve, sono questi:

Venezia come ambiente-scuola permanente per gli artigiani e artigiani come ‘mattoni’ della città che hanno costruito.

Artigianato come linguaggio e innovazione come arricchimento delle sue possibilità linguistiche (non come tecnologia sostitutiva dell’artigiano)

Superare le due ignoranze quella del pensare senza saper agire e quella del fare cieco e inconsapevole; divisone tipica dell’impostazione idealistica delle nostre scuole, mai superata e neppure mai veramente messa in discussione.

Il saper guardare come competenza essenziale, in una città dove ogni minimo particolare rivela una creatività infinita sia sul pano estetico che su quello tecnico, mai separati e separabili tra loro.

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Progetto ATENA, workshop iniziale:
“Sostenibilità e sviluppo dell’artigianato tradizionale in una città d’acqua”

La cacciata dell’artigianato dai centri storici: che fare?

Da tempo si levano lamenti sulla cacciata dai centri storici della nostre città dell’artigianato d’arte, storico, legato all’heritage dei luoghi. Un tema molto sentito a Venezia, che centro storico non è, ma città d’acqua e potrebbe essere anche città del futuro, se i politici – e chi li elegge – volessero.

Ma i lamenti e la solidarietà a parole non bastano e il tempo stringe. Ogni giorno che passa scopre un artigiano e arriva una bottega di di paccottaglia “tutto a un euro” alimentate da un distruttivo turismo di massa che non conosce limiti.

Teniamo ben presente che viviamo in una società iper-liberista. Questo vuol dire che se un’azienda funziona bene, se no che chiuda. Vuol dire anche che si vuole evitare la scomparsa di certi tipi di artigianato perché hanno un valore storico, culturale, sociale, educativo ed estetico è necessario un intervento pubblico anti-mercato. Non mi pare che esita una chiara consapevolezza diffusa su questo punto, ma senza di essa non resta che lamentarsi a vuoto.

Ma c’è che prova ad auto-organizzarsi e ad avanzare proposte concrete. Non vuol dire che qualcuno le ascolti, non ancora, ma comunque ci sono. Ecco allora questi due video.

Nel primo si vede racconta che cos’è El Felze,l’Associazione veneziana dei mestieri che ruotano attorno alla Gondola.

Nel secondo El Felze illustra le sue proposte, che si sono sviluppare in primo luogo sulla situazione dei suoi soci, ma che hanno un valore molto più ampio e riguardano tutti gli artigiani di un certo tipo.

Gli artigiani della gondola

Tra i non-veneziani pochi si rendono conto che il sistema-gondola è una piccola industria che occupa più di 600 persone, in prevalenza gondolieri e sostituti. Tra questi ci sono gli artigiani che la costruiscono, decorano, mantengono. Ci sono 11 specializzazioni artigiane che lavorano sulla gondola, generalmente in modo non esclusivo.

Saverio Pastor, presidente di El Felze ha colto l’occasione del seminario di avvio del progetto ATENA per fare il punto sullo stato di salute di questi mestieri. Si tratta di una sintesi pubblica, forse unica, aggiornata al settembre 2017, che ha valore anche per tutti gli altri mestieri artigiani attivi nella città d’acqua, che vivono problematiche molto simili.

Ecco i mestieri della gondola:

Squearòli
(ostruiscono le gondole e altre imbarcazioni)
Remèri
(fabbricano i remi e le forcole)
Intagliadòri
(intagliano nel legno i fregi decorativi)
Fravi
(fabbri che forgiano le parti metalliche)
Fondidòri
(fanno fusioni su stampo)
Battilòro
fabbricano la foglia d’oro per i fregi)
Doradòri
(applicano la foglia d’oro sui fregi)
Tapessièri
(realizzano le tapezzerie, a volte preziose)
Bartèri
(fabbricano i tipici berretti da gondoliere)
Sartòri
(sarti che fabbricano le divise dei gondolieri)
Caleghéri
(calzolai che fabbricano la calzature tipiche dei gondolieri)

Le proposte di El Felze

Non vogliamo finanziamenti a pioggia o aiuti particolari ma poter lavorare testimoniando quanto ereditato dai nostri antesignani; se noi siamo portatori di Patrimoni culturali e questi sono patrimoni collettivi dovrebbe essere la collettività ad assumersene, almeno in parte, la responsabilità.

Per il futuro anche delle nostre aziende sembra ora necessario un marketing endogeno fatto di management, aggiornamento mediante l’approccio alle nuove tecnologie e un salutare passaggio generazionale. Tutto ciò non ci risulta semplice e così tentenniamo tra le sicurezze della tradizione e una curiosità verso un futuro affascinante ma incerto. Uscire da soli da questo dilemma sembra impossibile. Se però parliamo di PCI quale ruolo ha la società? La comunità patrimoniale? La politica? La P.A.? Il Consiglio d’Europa e l’Europa stessa? Quale può essere il marketing esogeno che ci aiuti a trovare le soluzioni operative praticabili che ricerchiamo?

Come Comunità Patrimoniale dovremmo pensare alla Valorizzazione dei nostri mestieri per far conoscere il nostro patrimonio; al Sostegno dei nostri “portatori di PCI” (gli Artigiani), perché essi contribuiscono a migliorare la società testimoniando pensieri, saperi, creatività e manualità; alla creazione di un Ambiente socioeconomico accogliente per le nostre imprese.

1) Per la valorizzazione si può immaginare di:
– arrivare finalmente alla candidatura dei mestieri della gondola nella lista UNESCO per il PCI (Patrimonio Culturale Intangibile)
– estendere il Marchio della Cantieristica tradizionale anche alle imprese dell’indotto;
– creare un marchio specifico per la gondola, con disciplinari appositi;
– creare una rete del PCI veneziano tra Cantieristica/Restauro/Tessitoria/Scuole Grandi
– migliorare il sistema museale veneziano2;

2) Varie le forme di sostegno che possiamo immaginare:
Finanziamento:
– ancora della legge regionale 1/96 come incentivo all’acquisto di barche e accessori;
– per adeguamento sedi;
– per aggiornamenti specifici anche di nuove tecnologie;
– di nuovi progetti di ricostruzione filologica di imbarcazioni e di archeologia sperimentale;

Nuova normativa per assegnazione lavori:
– con gare non più al ribasso ma almeno con media mediata;
– ipotizzare assegnazione di punteggi legati al valore PCI;
– scelta delle P.A. verso prodotti della nostra tradizione;

Sostegno alla formazione non con scuole ma consentendo il lavoro:
– deroghe per normative fuori scala per le piccole imprese nei centri storici;
– sgravi per le ditte che assumono e che dedicano tempo alla formazione degli apprendisti.

3) L’ambiente che immaginiamo prevede:
un Centro Storico che ritorni il centro commerciale e produttivo;
un mercato immobiliare mitigato da:
– contributi per gli affitti
– blocco degli sfratti
– blocco cambi destinazione d’uso da artigianato ad altro
– acconsentire cambi di destinazione d’uso che riporti gli artigiani in centro

Queste sono le nostre proposte operative e possono essere allargate anche ad altri settori dell’artigianato. Non sono novità ma fa sempre bene ricordare quanto da anni molti di noi chiedono.

Tutti video del progetto ATENA  sugli artigiani di Venezia