Archivio dell'autore: Adriano De Vita

FAQ 1.6 – Patrimonio culturale o eredità culturale?

La traduzione italiana dell’espressione inglese cultural heritage, e dunque anche di heritage community, è questione ancora dibattuta: ne siamo consapevoli.

Già con la firma della CF da parte dell’Italia, il problema della scelta della traduzione italiana per le espressioni cultural heritage / heritage community si è posta con evidenza alla luce del rischio di contrasto con la nozione di patrimonio culturale fornito del Codice dei beni culturali. Ciò aveva indotto, in una traduzione italiana peraltro ufficiosa, ad usare le espressioni eredità culturale, comunità di eredità.

In realtà, a nostro avviso, avendo anche il polso delle comunità e dei gruppi che lavorano nella applicazione concreta della Convenzione, appare preferibile fare ricorso alle espressioni patrimonio culturale / comunità patrimoniale.

Dal punto di vista del merito, una tale scelta non lascerebbe adito a contestazioni di sorta. Infatti: è la scelta del termine di patrimonio che meglio valorizza, rispetto ad eredità, il carattere vivente dell’insieme di risorse culturali tangibili, intangibili, e naturali, cui si riferisce. Dette risorse sono originariamente ereditate, ma nell’ identificarle, custodirle, rivitalizzarle e trasmetterle alle generazioni future esse acquistano una dimensione vitale e vivente che il termine patrimonio riesce meglio ad indicare – come dire una dinamicità rispetto a una staticità – che se vogliamo…… riflette la prospettiva salvaguardia e valorizzazione versus conservazione.

D’altro canto, la versione francese ufficiale del testo della Convenzione sceglie le espressioni patrimoine culturel / communauté patrimoniale.

Da ultimo, e comunque con altrettanta importanza, risulta evidente come l’asserito contrasto con la nozione di patrimonio culturale contenuta nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) sia apparente. Invero l’art. 2(1) del Codice stesso dichiara come il patrimonio culturale sia costituito “dai beni culturali e dai beni paesaggistici”, comprendendo dunque al proprio interno patrimonio culturale materiale, sia mobile che immobile, e patrimonio paesaggistico. Il successivo art. 7 bis (introdotto nel 2007) inserisce poi “le espressioni di identità culturale collettiva rappresentate da testimonianze materiali”.

Ancora, la Legge n. 167 del 27 settembre 2007, che contiene l’autorizzazione alla ratifica e l’ordine di esecuzione della Convenzione adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII Conferenza generale dell’UNESCO, usa nella sua stessa rubrica e all’art. 1, l’espressione “patrimonio culturale immateriale”.

Indi, a nostro avviso, la nozione di cultural heritage – comprensiva delle risorse ed espressioni sia tangibili che intangibili (materiali e immateriali) e naturali – introdotta dalla Convenzione quadro di Faro ben si presta ad essere tradotta in italiano con l’espressione patrimonio culturale.

Per i motivi sopra esposti, tale scelta appare senz’altro preferibile alle alternative via via propostesi all’attenzione.

Ad ogni modo, la tensione nella scelta fra l’una o l’altra delle due espressioni sembra definitivamente risolta a favore di ‘patrimonio culturale’ essendo questa la espressione contenuta nella stessa Legge italiana 1 ottobre 2020, n. 133 sulla Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005, pubblicata in Gazzetta Ufficiale (GU). n. 263 del 23-10-2020.

FAQ 1.5 – Cosa si intende per patrimonio culturale europeo?

Si intende il patrimonio comune dell’Europa: cioè da un lato tutte le forme di patrimonio culturale in Europa che costituiscono nel loro insieme una fonte condivisa di ricordo, comprensione, identità, coesione, creatività, nonché “gli ideali, i principi e i valori, derivati dall’esperienza ottenuta grazie al progresso e nei conflitti passati, che promuovano lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto per i diritti dell’uomo, la democrazia e lo Stato di diritto” (art. 3 della Convenzione).

Aspetto chiave è la nozione di “fonte condivisa” (shared source) qualificata dalla condizione del rispetto per i diritti umani e la democrazia. La Convenzione è dunque qualificata da una idea forte di identità europea, fondata sul patrimonio sedimentato di democrazia, sulla capacità delle istituzioni di garantire i diritti fondamentali dei cittadini.


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Testo da citare:
Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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FAQ 1.4 – Cos’è il patrimonio culturale secondo la Convenzione di Faro?

La definizione è data dall’art. 2 lett. a) della Convenzione. Si tratta di un…

“insieme di risorse ereditate dal passato che alcune persone identificano (meglio: gruppi di persone identificano), indipendentemente da chi ne abbia la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni costantemente in evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente derivati dall’interazione nel tempo fra le persone ei luoghi”.

Quindi ecco il primo aspetto: il patrimonio culturale di cui parla questa Convenzione è, in potenza, qualsiasi oggetto materiale o ed espressione culturale. Viene meno la distinzione orizzontale tra patrimonio materiale ed immateriale, e all’interno del primo tra beni mobili ed immobili; a livello verticale cessa ogni diversità di trattamento fondata sul valore, economico o altro, del patrimonio. Vengono meno, ai fini dell’applicazione di questa Convenzione, i regimi giuridici differenziati vigenti a livello nazionale così come internazionale, in virtù delle varie Convenzioni UNESCO. Soprattutto, “patrimonio culturale” torna ad essere concetto unitario. Si tratta della definizione più ampia di patrimonio culturale mai formulata in uno strumento giuridico internazionale, che comprende ora anche il patrimonio digitale.

Unica condizione richiesta perché si tratti di patrimonio culturale è che tale “insieme di risorse” sia individuata dai gruppi di persone interessate quale espressione dei loro “valori, credenze, conoscenze e tradizioni”. . Il passaggio è di centrale importanza: sta a significare che la componente soggettiva (pluralità, gruppi di persone) governa la componente oggettiva (il patrimonio culturale in sé); di più, all’interno della stessa componente soggettiva, i profili più propriamente sociali, comunitari (valori e credenze dei gruppi sociali interessati) sono sapientemente collocati davanti, prevalgono insomma su quelli oggettivi e misurabili (conoscenze e tradizioni). Quando parliamo di profili soggettivi non ci riferiamo a singoli individui ma ad insiemi, gruppi di persone, come dimostra l’uso del termine people (invece che individuals, o altro) nel testo inglese. Stiamo parlando di un patrimonio oggetto sempre di diritti non solo individuali ma (anche) collettivi.

E’ quanto ci consente di definire beni (ed espressioni) culturali non più solamente “cose” ma anche e soprattutto costrutti sociali, cioè significati che le persone attribuiscono alle cose, agli ambienti e alle relazioni con essi.

La conoscenza e l’utilizzo del patrimonio culturale rientrano d’altro canto nel diritto dell’individuo a goderne i benefici, migliorando la propria qualità di vita, svolgendo un ruolo attivo, promuovendone la valorizzazione ulteriore e mantenendo così il bene per le generazioni future.

Esprimendosi in altri termini: la Convenzione afferma il diritto e la necessità della partecipazione dei cittadini in tutte le fasi del processo di patrimonializzazione: dalla definizione di che cosa è patrimonio alle azioni necessarie per tutelarlo e valorizzarlo.


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Testo da citare:
Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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FAQ 1.3 – A che cosa serve una convenzione quadro del Consiglio d’Europa?

La Convenzione di Faro intende costituire una nuova base teorica per gli strumenti giuridici del CoE già adottati in relazione a specifici profili del patrimonio culturale. La Convenzione origina infatti dal desiderio del Comitato dei Ministri di dotarsi d’una cornice di riferimento per politiche culturali che offrano un rinvigorito paradigma di patrimonio culturale, con ricadute in materia di diritti e responsabilità del cittadino e delle comunità, ma anche nell’interesse di riconoscere il ruolo del patrimonio stesso per lo sviluppo umano, la qualità della vita delle società; e per la realizzazione di una effettiva crescita sostenibile ispirata alla diversità culturale e alla creatività contemporanea.

Promuovendo tuttavia un approccio innovativo, e fors’anche rivoluzionario per i diversi aspetti che saranno precisati di seguito, lo strumento giuridico scelto dagli Stati è stato quello della Convenzione-quadro ovvero di un trattato che detta linee di indirizzo e obiettivi generali da raggiungere lasciando agli Stati ratificanti maggiore libertà circa le misure di intervento, e così anche, in particolare, in ordine alla promozione di un processo partecipativo per la valorizzazione del patrimonio culturale.

E’ in questa natura di accordo-quadro della Convenzione che va forse riconosciuto un ulteriore valore, e non invece la sua grande debolezza. Se agli Stati viene lasciata un’ampia libertà di scelta sui tempi, i modi e il tipo di misure (legislative, amministrative e politiche) da adottare per il raggiungimento degli obiettivi indicati, significa progressività nella loro realizzazione, ma non assenza di obblighi vincolanti in loro capo. Si tratta certamente di alcuni obblighi di risultato di cui si darà conto a breve. In altre parole, la natura di accordo-quadro permette a ciascuna delle Parti un raggio di azione normativa più flessibile e rispettosa delle specificità nazionali nell’adempimento di obblighi di risultato imposti.

E’ in tal modo che agli Stati viene consentito di accogliere e affrontare in maniera più agile le sfide socio-politiche attuali, a livello nazionale e in prospettiva europea, ma comunque partecipando a meccanismi di collaborazione inter-statale, ma soprattutto in dialogo con le basi sociali, per la salvaguardia del patrimonio culturale.


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Testo da citare:
Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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FAQ 1.2 – Quali sono gli specifici tratti innovativi della Convenzione di Faro che la rendono unica?

Anche se i tratti sono molteplici, due appaiono predominanti: Il primo è costituito dalla presenza al suo interno di alcune nozioni affatto nuove, caratterizzanti. Due di queste riguardano l’oggetto della Convenzione: patrimonio culturale (art. 2 a) e patrimonio culturale europeo (art. 3). La terza (art. 2b) è quella di comunità patrimoniale, e riguarda il campo di applicazione soggettivo della Convenzione: oltre che agli Stati parte infatti, essa offre un particolare ruolo a soggetti, interni come transnazionali, definiti appunto comunità patrimoniali. Il secondo tratto innovativo consiste nel definire per la prima volta in termini compiuti ed inequivocabili il patrimonio culturale in quanto oggetto di un diritto umano. In altre parole, esiste un diritto umano al patrimonio culturale.

In questa sezione delle FAQ si spiegheranno a seguire le nozioni di patrimonio culturale (Faq 4), patrimonio culturale europeo (Faq 5), e il principio del diritto al patrimonio (Faq 8). Alla nozione di comunità patrimoniale, come alle pratiche operanti al riguardo, sarà dedicata interamente la parte terza.


Indice completo delle FAQ sulla Convenzione di Faro
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“Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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FAQ 1.1 – Cos’è il Consiglio d’Europa?

Il Consiglio d’Europa (CoE) e’ l’organizzazione internazionale governativa fondata il 5 maggio 1949 a Strasburgo che include oggi 47 Stati membri distribuiti nell’area geografica europea, ampiamente intesa, (coinvolgendo oltre 800 milione di abitanti) e di cui sono parte i 27 Stati dell’Unione Europea. Partecipano ai lavori del CoE con lo stato di osservatori anche Canada, Giappone, Israele, Messico, Santa Sede, Stati Uniti.

Statutariamente il CoE è chiamato a promuovere il rispetto e l’attuazione delle misure che garantiscano i diritti umani, lo stato di diritto e la presenza di assetti democratici all’interno degli Stati membri. Nello specifico, esso promuove il contrasto alla discriminazione e al razzismo, a trattamenti disumani e degradanti e alla tortura, ai discorsi su e di odio in internet e social media, promuove la libertà di espressione e dei media, la libertà di riunione, l’uguaglianza e la protezione delle minoranze, dei diritti dei bambini, l’uguaglianza di genere, l’educazione ai diritti umani e alla democrazia, partecipa alla osservazione elettorale internazionale, promuove la difesa delle diversità culturali. Il Consiglio d’Europa aiuta gli Stati membri a combattere la corruzione e il terrorismo e a intraprendere le riforme giudiziarie necessarie. Il suo gruppo di esperti di diritto costituzionale, conosciuto come la Commissione di Venezia, offre consulenza legale ai paesi di tutto il mondo.

L’Organizzazione persegue questi obiettivi mediante, tra l’altro, l’adozione di trattati internazionali rispetto ai quali gli Stati ratificanti si impegnano a tradurre in legislazioni e regolamentazioni interne gli obblighi che da quei trattati discendono. Tra le prime e forse più conosciute Convenzioni vi è la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, la cui osservanza sul piano giurisdizionale è assicurata dalla Corte europea dei diritti umani. Ma già nel 1954, con la adozione della Convenzione culturale europea, il CoE si è attivato in materia culturale, mediante una azione di natura eminentemente programmatica e di accompagnamento delle azioni dei Paesi membri, per poi articolarsi nel tempo attraverso l’elaborazione di politiche d’indirizzo e l’adozione di convenzioni internazionali piu’ specifiche. Allo stato le Convenzioni in materia culturale, oltre quella ora indicata, sono 7:Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico (adottata nel 1963, riveduta nel 1992);Convenzione europea sulle infrazioni coinvolgenti i beni culturali (1985);Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico dell’Europa (1985);Convenzione europea sul Paesaggio (2000);Convenzione europea relativa alla protezione del patrimonio audiovisivo (2001);Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società(2005);Convenzione del Consiglio d’Europa sulle infrazioni coinvolgenti i beni culturali(2017, non ancora entrata in vigore sul piano internazionale).


Indice completo delle FAQ sulla Convenzione di Faro
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“Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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Domande Frequenti sulla Convenzione di Faro

Inizia oggi la pubblicazione sul Sito di Faro Venezia di una serie di Domande Frequenti (FAQ) sulla Convenzione di Faro, la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società

Avvertiano la necessità di questo impegno perché la Convenzione è scritta in un linguaggio semplice e chiaro,ma i concetti che propone sono invece complessi e rischiano di essere travisati facilmente.

Pubblicheremo le FAQ per gradi per dare il tempo a tutti di leggerle con comodo.
Alla loro stesura si deve al lavoro dei soci di faro Venezia, coordinati da Lauso Zagato e Simona Pinton, i due esperti giuristi che da sempre sotengono con forza la Convenzione e meglio di altri ne sanno cogliere le novità e le difficoltà interpretative.


Indice completo delle FAQ sulla Convenzione di Faro
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Tutte le FAQ sono diffuse con la licenza Creative Commons qui sotto specificata Licenza d’uso Creative Commons Italia
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Testo e link da citare:
“Testo redatto a cura dell’ Associazione Faro Venezia
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Produrre un “social” video

Le attività del Laboratorio (Faro Social Lab) proseguono.
Siamo arrivati alla pubblicazione del terzo clip video da parte delle Comunità patrimoniali aderenti. Ricordo a tutti che il promo finale dovrà essere di 120 secondi e quindi c’è spazio per 6 clip di 20 secondi ciascuno. Per ora abbiamo 5 proposte, delle quali 3 hanno assunto la loro veste finale. Ecco l’ultimo video sul tema ATTIVITA’ EDUCATIVE di Rosa Tiziana Bruno:

Le istruzioni dettagliate per chi vuole partecipare (anche singole persone, non solo Comunità Patrimoniali) si trovano qui.

Tutte le clips brevi finora pubblicate si trovano qui:

Si tratta di un esperimento che ha anche lo scopo di capire finia che punto le competenze digitali di base sono diffuse tra chi si occupa di cura valorizzazione del patrimonio. Ormai riuscire a realizzare brevi video di qualità decente dovrebbe essere considerata una competenza “alfabetica” – come leggere scrivere e far di conto – cioè una cosa da apprendre con il latte materno in una società avanzata.

Ma mentre la tecnica si semplifica ogni giorno di più, non si può dire lo stesso per le capacità di utilizzarla per esprimere idee e o sviluppare racconti. Qui serve consapevolezza del fatto che un video è anche uno strumento di conoscenza (non solo di intrattenimento) e sviluppare conoscenza usando le immagini comporta lo sviluppo di abilità specifiche perchè è una cosa del tutto diverso rispetto al ragionamento logico-astatto che usa la parola.


Modulo di iscrizione al Faro Social Lab
per Comunità patrimoniali e altre organizzazioni o istituzioni interessate:
Compila il modulo

Renzo INIO, cordaio in Venezia

Oggi se n’è andato Renzo Inio, l’ultimo cordaio di Venezia, che da tempo si era ritirato in casa di riposo alla Giudecca. Otre a ricordarlo come un persona di squisita gentilezza si tratta di una perdita pesante di un patrimonio notevolissimo di cultura ed esperienza che la sua città non è mai riuscita a valorizzare come meritava. Esiste però una sua intervista approfondita, l’ultima che è stato possibile realizzare il 27 ottobre 2017, nel corso di una Passeggiata Patrimoniale organizzata dal Comune di Venezia, Ufficio Arsenale (oggi scomparso).

I macchinari storici delle corderie Inio, abbandonati in Arsenale nel 2014

Riproponiamo qui un articolo già pubblicato in passato che riporta, oltre all’intervista, anche un un testo a stampa molto approfondito e un altro video che ci mostra che cosa è possibile fare, solo volendolo, in un contesto diverso.

VIDEO INTERVISTA A RENZO INIO, L’ULTIMO CORDAIO

L’intervista di Renzo Inio è stato realizzata da Prosper Wanner e Alessandro Zancchini

Poi abbiamo qui un approfondito articolo di Francesco Calzolaio che racconta la storia delle corderie Inio a partire dei primi del 900.

Se poi volete vedere i macchinari in azione esiste un video realizzato da un piccolo museo finlandese che mostra il processo di produzione. La attrezzature usate sono quasi identiche a quelle veneziane. Si potrebbe fare facolmente anche da noi questo a costi contenuti e senza grandi difficoltà. Lo faremo ? Pare di no.

Svezia – Venezia 10-0. Le corderie in Svezia e a Venezia

In Svezia esiste un paesino chiamato Älvängen. Qui in passato esiteva una fabbrica di cordami del tutto simile alla corderia Inio. Dal 2015 nei vecchi locali della fabbrica esiste oggi un piccolo museo che mostra la tecnica di produzione dei cordami com’era agli inzi del 20° secolo. Le cime sono prodotte oggi dalla P.A. Carlmarks rope factory, una piccola ditta locale specializzata. Qui si producono anche le cime necessarie per alcune imbarcazioni d’epoca, tra le quali la spettacolare East Indiaman Götheborg.


East Indiaman Götheborg

Si tratta della ricostruzione filologica – fatta cioè con attrezzi, procedure e materiali d’epoca – di una delle più gradi navi costruite nel dicottesimo secolo. Fu varata nel 1738 e alla sua costruzione lavorarono circa 200 persone per 18 mesi (un tempo record che ha dell’incredibile e che oggi probabilmente non riusciremmo a replicare). Purtoppo dopo pochi anni di attività sulle rotte della Cina la nave finì sugli scogli di Nya Älvsborgs Fästning (oggi la Fortezza di Älvsborg).

Il museo di Älvängen è un museo ‘vivo’ che promupve una certa attività produttiva e commerciale. A oggi la Indiaman Götheborg è il cliente principale e una grande sfida per il museo perchè ha dovuto affrontare un ordine per 27.000 chili di cordame per la nave e non è poco!

Älvängen è un paesino di poco più di 4.000 anime.
Eppure riescono a fare queste cose e le fanno con passione.

Noi no.

Un saluto a Doretta Davanzo Poli

Venezia ha perso ieri Doretta Davanzo Poli una persona molto importante per tutta la città. Ha collaborato spesso, nel corso di 10 anni con le attività di El Felze, associazione che riunisce gli artigiani del sistema-gondola e che partecipa al faro Social lab.
La ricordiamo con questa eccezionale video-lezione sulla storia del tessuto realizzata da El Felze con la collaborazione di Faro Venezia nel 2017. Ci sono contenuti unici, frutto di accurate ricerche iconografiche, animati dal racconto appassionato di Doretta per un pubblico affascinato e attentissimo.

Ecco come la ricordano i soci di El Felze;

È mancata la professoressa Doretta Davanzo Poli, la nostra “esperta de strasse” (come aveva voluto definirsi). Bella persona, di una discrezione d’altri tempi.
Grandissima esperta di storia dei tessuti e dei merletti, piacevole narratrice, combattente decisa ma riservata in difesa del settore della tessitoria artistica veneziana.
Generosa nel condividere le sue conoscenze e disponibile a mettere le sue competenze al servizio della causa dei Patrimoni Culturali Immateriali veneziani. Proprio su questo campo abbiamo incrociato le nostre esistenze nel 2010 e da allora siamo sempre restati in un piacevole rapporto di amichevole collaborazione e, almeno da parte nostra, di incondizionata ammirazione.
Siamo riusciti ad averla con noi, nelle nostre Storie sotto el Felze, almeno cinque volte. Qui i link di alcuni incontri, dal sito de El Felze.

Qui i link di alcuni incontri, dal sito de El Felze

Noi perdiamo un’amica, una sostenitrice attenta. Venezia perde un altro pezzo della sua cultura

InCanto

Sabato 12 dicembre Faro Venezia festeggia, con Rete Faro Italia, la ratifica della Convenzione di Faro. “InCanto-Canzoni da battello e Remeri” è il video che dedichiamo al patrimonio immateriale della Laguna.
Artigiani e artisti cantano Venezia in questo momento di silenzio sospeso.
Canzoni da battello da manoscritti originali del 700, una riproposta della musicista e ricercatrice Rachele Colombo (canto, chitarra e liuto) e Marco Rosa Salva (flauti). Con una intervista a Saverio Pastor, Remer.

Location, Bottega “Le Forcole” Venezia.

Repertorio musicale inciso nel doppio CDBook di Rachele Colombo “CANTAR VENEZIA Canzoni da battello” – Edizioni NOTA
[Premio Nazionale Città di Loano per la musica popolare italiana]

Riprese audio e video: Achille Zoni e marco Turconi
Montaggio: Achille Zoni

Rassegna video per Festa Faro Italia

il Consiglio d’Europa, ufficio italiano ha organizzato una rassegna video dui temi del patrimonio per festeggiare la ratifica dell Convenzione di Faro. Domani 2 dicembre in occasione della Festa Faro Italia, verrà pubblicato un post che rimanda a vari contributi video che il Consiglio d’Europa, ufficio italiano ha provveduto a pubblicizzare anche tramite comunicato stampa ai media. Il post sarà visibile dalle ore 10:00 nella pagina ufficiale Rete Faro Italia https://www.facebook.com/Rete-Faro-Italia-107208761227569. Ricordate di mettere e far mettere ai vostri contatti “mi piace” alla pagina per darvi visibilità anche in occasione dei prossimi eventi. Un cordiale saluto anche da parte della Direttrice Pavan-Woolfe.

Fine degli artigiani a Venezia

Oggi El Felze, l’associazione dei mestieri che contribuiscono alla costruzione della gondola ha diffuso una riflessione che suona come una campana a morto. Non è un gruppo che si lamenta: non si contano le idee, le iniziative, la proposte che negli ultimi anni hanno avanzato per la tutela e valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile che incarnano (non “rappresentano” che sembra di stare a teatro ) lo incarnano in senso letterale). Ecco la lettera, le riflessioni seguiranno.

Venezia, 14 ottobre 2020

Le nostre aziende artigiane stanno morendo. In special modo quelle che devono
corrispondere un affitto per i locali che occupano
. Leggiamo delle chiusure di grandi negozi con nomi scolpiti nella storia di questa città. Abbiamo sentito di ipotesi di infiltrazioni mafiose, di possibili affermazioni del malaffare nella vita economica completamente scardinata dal virus. Vediamo saracinesche abbassata e possiamo immaginare quali difficoltà si siano trovate nei tentativi di rialzarle.


Lo sappiamo: la nostra città paga, più di altre, l’aver incentrato la sua economia su un
turismo invasivo. Ora non c’è più turismo e quindi non c’è economia. Non più passaggi, non più transizioni, pochi scambi commerciali, ordini, richieste di prestazioni e prodotti…se non una laguna, un mare di spritz.
Le aziende lamentano fatturati che si assestano tra il 25 e il 60% rispetto a quelli degli anni scorsi. Con questi numeri non si pensa più a possibili utili ma si rosicchiano i risparmi di tempi più rosei; proprio non si pensa a margini di alcun tipo. Si cerca di non lasciar il personale senza coperture economiche ringraziando della possibilità di usufruire della Cassa Integrazione. Si cerca di risparmiare negli acquisti, andando a consumare eventuali scorte d’annata. Si chiedono prestiti e mutui per poter disporre di un minimo di liquidità.

Da questo panorama desolato emerge uno scoglio sempre più imponente,
insopprimibile e quindi insopportabile: la scadenza di affitti che inesorabilmente vengono mensilmente confermati. Ci chiediamo perché in un mondo in sofferenza la rendita immobiliare non debba a sua volta penare e non possa condividere, e quindi alleviare, le difficoltà degli affittuari; sembra non si rendano conto che, dopo gli abbandoni degli attuali inquilini avranno lunghi periodi con gli immobili sfitti e che solo attività di dubbia limpidezza potranno farsi avanti. Per la verità alcuni, pochi, proprietari hanno gentilmente confermato contratti in scadenza, altri hanno graziato o ridotto i mesi del lock-down: ma nel complesso oggi sono quasi tutti lì a controllare il puntuale pagamento di quanto loro dovuto.

Diventa così ancor più palese il significato di rendita di posizione cui questa categoria
di soggetti economici attinge: essi non producono nulla, incassano. Non alludiamo ai piccoli proprietari ma alle società immobiliari e, soprattutto, agli enti pubblici e morali da cui si auspicherebbero ben altre sensibilità. Aumentare gli incassi sembra l’unico obiettivo, a prescindere dal momento storico, dalle reali necessità di spesa, da dubbi di equità sociale e da una consapevolezza di provocare perturbazioni del mercato immobiliare. Qui sta una delle cause dell’involuzione socioeconomica della nostra città (in buona compagnia di altri centri storici): abbiamo assistito, noi con gli ignari (?) politici che ci governavano, ad un suo stravolgimento alla fine del secolo scorso ed ora, più che di declino, possiamo parlare di un vero precipitare verso un abisso che non riusciamo ancora ad immaginare.

Evidentemente non è solo una critica di principio ad un sistema che ci sta stretto
quella che facciamo ma stigmatizziamo questa situazione perché molti di noi ne sono
vittime. Non sopportiamo più questo modello economico perché non ci è più possibile
sostenerlo in prima persona, perché sembra ormai evidente che per noi artigiani, per il
nostro modo di lavorare e produrre (a favore dei cittadini dei centri storici) non c’è più
spazio. Se molte delle grandi firme del commercio caratteristico di Piazza San Marco non ce l’hanno più fatta, sappiamo che i prossimi a non reggere questi costi saremo noi artigiani del centro storico di Venezia.

Con buona pace di tutti coloro che cercano, ammirano e apprezzano il Patrimonio
Culturale di cui siamo testimonianza; di coloro che all’improvviso ci cercheranno, ma non ci troveranno.

Il Consiglio direttivo de El Felze: Saverio Pastor, Giuliana Longo, Sabrina Berta, Paolo
Brandolisio, Marzio De Min, Piero Dri, Ermanno Ervas, Elisabetta Mason con Emilio
Ballarin

Due passeggiate patrimoniali da non perdere

Ben due pesseggiate patrimoniali artigiane. Per chi ha gambe si possono fare di seguito. Una alla mattina e una al pomeriggio. A cura di El Felze

Venezia, sabato 26 settembre 2020
In occasione delle PASSEGGIATE PATRIMONIALI del Consiglio d’Europa abbiamo organizzato questi due itinerari alla scoperta delle nostre botteghe artigiane.

passeggiata 1 > 9:30-12:30
fondidor, battioro, remer

passeggiata 2 > 15:00-18:00
indoradora, squerariol, remer

costo: 20€ socio sostenitore
per info e prenotazioni 320 0615881
oppure masonelisabetta@gmail.com
Prenotate al più presto, posti limitati.

Faro Trasimeno

Accogliamo con grande piacere la notizia della nascita di una nuova associazione e si propone di operare secondo i principi della Convenzione di Faro

Faro Trasimeno
https://farotrasimeno.org/
Attività in corso
https://farotrasimeno.org/attivita/

Faro Trasimeno è un’associazione senza scopo di lucro di Promozione Sociale nata nel 2020. L’associazione riunisce un gruppo di cittadini provenienti da diversi comuni, nell’area del Trasimeno e della Val Nestore, con l’intento di attivare una serie di azioni che hanno lo scopo di promuovere la Convenzione di Faro e favorirne l’attuazione.
Oggetti, luoghi e tradizioni sono importanti per via dei significati e degli usi che i cittadini attribuiscono ad essi e dei valori che rappresentano. Nello spirito della Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale e naturale per la società, il progetto che si vuole promuovere, suggerisce una più ampia comprensione del patrimonio come bene comune, ponendo al centro le persone e le comunità del territorio del Trasimeno e Valnestore, coinvolgendole e incoraggiando l’innovazione sociale per aumentare la partecipazione civica e migliorare l’accesso all’eredità culturale in cui si identificano.

Leggi tutto nella pagina dedicata alla rete italiana di FARO

Un Cinema per Faro

Il 3 dicembre scorso abbiamo proiettato per la prima volta a Venezia una raccolta di documentari e cortometraggi, di diverso genere, nell’ambito di un incontro con la rete delle comunità patrimoniali europee che sostengono gli scopi della Convenzione di Faro.

Non avevamo mai avuto modo di riflettere prima in modo approfondito sulle varie possibilità di utilizzare il cinema per come strumento di valorizzazione dell’heritage. Danno tutti per scontato che i video e il cinema siano utili e offrano ampie possibilità per questo scopo. Ma non ci risultano riflessioni più accurate su quali siano in dettaglio queste possibilità.

Quello che è emerso subito nella fase di ricerca dei video adatti per questa prima selezione è la grandissima varietà di approcci e contenuti. Molto maggiore di quello che ci aspettavamo.

Questa varietà si manifesta su due piani chiaramente identificabili: quello del linguaggio cinematografico e quello dei contenuti.

Sul piano del linguaggio si va da realizzazioni sofisticate sia sul piano tecnico che estetico, da scuola di cinema (Il giro del musicante), all’approccio di tipo televisivo (Peoci in laguna) passando per la presentazione aziendale che sa unire lo scopo promozionale con contenuti informativi di notevole valore (Tessiture Luigi Bevilacqua).

Sul piano dei contenuti si va dall’allargamento del concetto di valorizzazione di un bene al campo poco praticato dello stimolo del pensiero estetico (Casabianca) alle intese testimonianza di chi ha subito lo unheimlich (il perturbante) di un terremoto.

In tutti i casi si va subito ben oltre il banale format del “promo” territoriale per le attrazioni turistiche locali. Il fare cinema, anche con mezzi poveri e tecniche amatoriali, si rivela subito come un potente strumento cognitivo che permette di produrre cultura in modo “attivante” ed efficace.

Questa prima rassegna ci ha aperto prospettive nuove, che non lasceremo cadere. Per il momento, ecco la rassegna, con i links per vedere i video, enjoy:

Adriano Devita
Casabianca
https://vimeo.com/339970917
Anna Martinatti and Reda Berrada tell us with simplicity and clarity the genesis of their site-specific installations inside an abandoned fortress in Lido of Venice, the Casabianca Battery (or Ca’Bianca) – Angelo Emo. Aesthetic thought is a school of freedom. It favors the processes of subjectivation that leads to the formation of free adults.

Valentina Confuorto
Nascostamente
https://vimeo.com/142934488
A choral fresco of the hidden vitality of Venice
Winner of the section “Work yesterday and today” of VideoConcorso Francesco Pasinetti 2013

Julian Civiero
Il giro del musicante
https://vimeo.com/265566271
In the film, Emilio’s words follow his footsteps through the narrow streets of Fontecchio as he tells of a way of life now gone, and of a melancholy both ancient and modern, set to the music of the band.

Federico Blumer
Peoci in laguna
https://www.youtube.com/watch?v=xUCPdCF9BgM&t=339s
From his videoblog “journey of discovery” Federico Blumer tells us about the complex organization required for a mussel farm. It is a true bio-industry based on sustainable balance in the lagoon environment.

This is Cervia’s Ecomuseum
https://www.youtube.com/watch?v=eiu1aic7Kjc&feature=youtu.be
The activities of the ecomunseo of Cervia and the story of “Trucolo”, one of the characters that are part of the historic identity of the place.

Alberto Bevilacqua
Tessiture Luigi Bevilacqua dal 1875 a Venezia
https://www.youtube.com/watch?v=Ee0OXmOo-2I
A company typically based on the exploitation of its own heritage. In addition to the charm of the fabrics produced here, the entire history of the textile industry can be reconstructed live, including the first example of computer programming “without a computer”.

Mattia Muccichini e Francesco Calzolaio
Impresa e genius loci
https://www.youtube.com/watch?v=lxY6P–41t4
In the earthquake-hit areas of Marche region, the sense of identity of the delocalized communities is in crisis. The heritage walks in the historical centers gave the word to the witnesses of the ancient crafts that animated them.

Prospettive per l’artgianato d’arte ed heritage

Il 21 settembre 2019 a Nove (VI) Città della ceramica, si è tenuta un interessante tavola rotonda promossa e organizzata dal’instancabile Giorgio Bordin, con il quale collaboriamo spesso, all’interno di un programma più ampio: Immagina. Arti e mestieri nel paesaggio veneto. Acqua e argilla itinerari: le eredità culturali. Tavola rotonda, mostra fotografica, pubblicazioni, rappresentazioni, incontri con artigiani, artisti ed autori. Con Lauso Zagato, Marta Tasso, Adriano Devita.

Ho colto l’occasione per riassumere brevemente alcuni punti qualificanti della nuova legge per l’artigianato della Regione Veneto e del suo programma operativo per i prossimi tre anni finanziato con 20.000.000 di euro.

Non tutti i temi elencati sono definitivi, a oggi, perché la commissione che deve definire importanti procedure operative è tuttora all’opera, ma l’impianto generale non cambierà.
Torneremo su questa legge perché è articolata e perché per la prima volta riconosce in modo esplicito e concreto un ruolo culturale ed educativo ad alcuni tipi di artigianato. Questo può avere un impatto rilevante su questo tipo di artigiani perché così si sottraggono ad una stratta logica d’impresa e assumono a pieno titolo un ruolo di operatori culturali.

Ma ecco il programma completo dell’incontro. Non un normale convegno come si vede, ma un ricco inseme di eventi che comprende performance di danza-poesia, una passeggiata patrimoniale, una mostra, una rassegna editoriale, un pranzo conviviale. Cultura e socialità assieme.

CASABIANCA

Negli ultimi anni il pensiero economico ha colonizzato tutti gli ambiti della vita sociale divenendo pensiero “unico”, cioè egemone in senso gramsciano. Questo significa che qualunque tipo di iniziativa o esperienza umana, per essere considerata rilevante, deve dimostrare di produrre utili monetari. La “valorizzazione” dei beni culturali non fa eccezione, si tratta di venderli o trasformarli in alberghi o in attrattori per il turismo di massa.

Ad esempio secondo Riccardo Carpino, attuale direttore dell’Agenzia del Demanio, il suo compito è semplice e chiaro: si tratta di trasformare il Demanio una sorta mega agenzia d’affari.

“Io dico che ora il Demanio deve mettersi a vendere. (…)
Mettendo cose nuove e nuove modalità di vendita, andremo avanti.
La sfida è trasformare l’Agenzia del Demanio da fornitore di provvista a operatore che si mette in gioco anche nella vendita”. (da: Il Sole 24 Ore, 31 marzo 2019, Pronto il piano del Demanio: 1.500 beni in vendita )

Ma vi sono sempre sacche di resistenza umana che operano quasi come il gruppo clandestino di memorizzatori di libri in Fahrenheit 451.

Casabianca mette in evidenza una di queste forme di pensiero non-unico, cioè il pensiero estetico.

Nulla di romantico o contemplativo. Il pensiero estetico è una forma specializzata di conoscenza, come la matematica, la storia, la biologia. Ha un suo campo specifico e modalità di funzionamento individuabili e sopratutto insegnabili. Il suo valore consiste nell’essere una scuola di libertà. Favorisce i processi di soggettivazione che portano alla formazione di persone adulte libere.

Anna Martinatti e Reda Berrada ci raccontano con semplicità e chiarezza la genesi delle loro installazioni site-specific all’interno di una fortezza abbandonata al Lido di Venezia, la Batteria Casabianca (o Ca’ Bianca) Angelo Emo. Si tratta di un luogo ricco di fascino capace di suscitare curiosità, pensieri ed emozioni in tutti quelli che lo scoprono.

Due persone diverse hanno avuto reazioni, emozioni e idee diverse e da queste hanno costruito oggetti e situazioni capaci di comunicarle ad altri. In questo senso la conoscenza estetica può essere considerata un linguaggio, ma un linguaggio che non si basa su un vocabolario di significati definiti, ma costruisce invece significanti aperti che “chiamano” le persone al attivarsi per costruirne il senso.

Si vede qui la differenza del funzionamento del pensiero estetico rispetto a quello storico. La storia tende a passivizzare le persone perché il lavoro di ricostruzione della storia di un luogo è un compito da specialisti. Il risultato di questo lavoro può essere molto interessante e informativo, ma non attiva le capacità creative autonome delle persone.

Batteria Casabianca – come bene comune?

Ma dopotutto che cos’è un bene comune? Tutti ne parlano ma nessuno sembra saperlo. Allora riprendiamo una definizione operativa. Quella che sembra oggi l’unica possibile:

Può essere bene comune ogni bene o risorsa che, per qualche ragione, noi decidiamo mediante una scelta collettiva di trattare come utilizzabile in modo condiviso e con accesso aperto.

Venerdì e sabato prossimo allora (1 e 2 febbraio 2018)nell’ala Dreyer del Palazzo del Cinema, Lido di Venzia, ci sarà un laboratorio pratico, concettuale e aperto sulla possibilità del ‘comune’ come pratica di gestione di un bene non-pubblico e non-privato,

Vedi/scarica la locandina e programma dettagliato

Programma dettagliato

Venerdi 1 febbraio

15.00 – 15,20
Registrazione e presentazione interattiva dei partecipanti

15.20-15.40
Presentazione progetto e del luogo
Una presentazione del percorso fatto fino ad ora che utilizzerà foto, video e progetti già redatti

ore 15.40-16.00
Albero delle idee e divisione in gruppi.
In questa fase sarà dato un post-it su cui scriveranno la loro idea per lo spazio che verrà collocato sull’albero delle idee. Le idee simili verranno raggruppate e le persone lavoreranno in gruppo su quell’aspetto del progetto.

16.00-17.30
Prima sessione Design Charrette: dalle idee al disegno, gruppi eterogenei di persone e tecnici lavoreranno per trovare la migliore alternativa possibile e restituire una visualizzazione

17.30-18.00
Elevator Pitch delle idee.
L’Elevator pitch è il discorso che un imprenditore farebbe ad un investitore se si trovasse per caso con lui in ascensore. L’imprenditore, quindi, si troverebbe costretto a descrivere sé e la propria attività sinteticamente, chiaramente ed efficacemente per convincere l’investitore ad investire su di lui, ma nei limiti di tempo imposti dalla corsa dell’ascensore (la letteratura specialistica al riguardo fissa tale limite a 5 minuti).

Sabato 2 febbraio

ore 10.00 -10.20
registrazione e presentazione partecipanti

10.20-10.30
dove siamo arrivati?
Riguardiamo l’albero delle idee e riprendiamo dal lavoro fatto

10.35-12.15
II Design Charrette mettiamo a punto i disegni e la loro realizzabilità.
Nel caso il gruppo avesse terminato il lavoro il giorno prima, potrà lavorare su un secondo aspetto del tutto, le persone sono libere di muoversi e cambiare il gruppo di appartenenza

12.15- 13.00
Plenaria restituzione delle idee e discussione
Il processo si conclude con una sessione plenaria in cui agli interventi di restituzione dei facilitatori si aggiungono i commenti dei singoli partecipanti a proposito delle scoperte fatte. Tutti rispondono alla domanda: quale modello di gestione e vision unitaria per la Ca’Bianca?

Il terzo spazio

Esiste un terzo spazio? Si può gestire come comune anche all’interno di un rapporto di ‘concessione’ (ci conedono una cosa che è già nostra) con un ente pubblico? Se si, con quali modalità di gestione. Come una qualsiasi società o associazione oppure vanno inventate modalità specifiche? Per usare le parole di Renato Quaglia, animatore dello straordinario FOQUS (Fondazione Quartieri Spagnoli) di Napoli:

“Le ragioni per stare insieme, come in un rapporto sentimentale, si devono costruire giorno per giorno, quindi si tratta di una comunità di soggetti che stanno partecipando a un progetto comune, vi partecipano economicamente nella possibilità che il progetto prosegua, ma nei suoi sviluppi decidono volta a volta che geometrie collaborative trovare”.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una ripresa delle discussioni locali e nazionali sul beni comuni. Questo problema si ripresenta alla coscienza collettiva comune un fiume carsico, emerge, scompare, riemerge senza che si arrivi al passo avanti decisivo e cioè l’inserimento del costrutto legale “bene comune” nel nostro codice civile.

Vedremo se e come si svilupperà questa iniziativa, ma nel frattempo le comunità patrimoniali locali devono confrontarsi con necessità operative stringenti: come fare per gestire un bene patrimoniale rilevante come la Batteria Casabianca in forma ‘comune‘ cioè non appropriandosene ( trasformandolo così in bene privato) e neppure come gentile ma arbitraria concessione di un ente pubblico che lo custodisce (ma che di fatto agisce come se ne fosse il proprietario) ?

Come si gestisce? Che effetti ha la sua esistenza per la qualità della vita di un territorio?

Partecipate all’incontro e dite la vostra.

Ci si iscrive qui, su Eventbrite.
se venite iscrivetevi: ci fa comodo sapere in anticipo quanti saremo:

Contatti:
cell. 3470986606
batteriacabianca@gmail.com
FBook: batteria Ca’ Bianca

La batteria Casabianca vista dal drone

Scenari per l’eredità culturale

heritage convegno 24 febb

A questo incontro parteciperanno gli autori ‘veneziani’ che hanno contribuito alla pubblicazione del volume:

CULTURAL HERITAGE. SCENARIOS 2015-2017
Edited by Simona Pinton, Lauso Zagato
Volume IV, ‘Sapere l’Europa, sapere d’Europa’
Edizioni Ca’ Foscari Digital Publishing
ISBN della edizione Ebook 978-88-6969-179-9
http://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/libri/978-88-6969-225-3/

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Concentreremo l’attenzione sui profili di interesse veneziano del volume perché ci sono già state presentazioni in Italia e fuori, però concentrate rispettivamente sul profilo disciplinare giuridico o su quello antropologico. Crediamo che sia preferibile approfondire i contributi di segno “lagunare” perche Vnezia prenta molti elemeni di intersse specifico sul ruiolo delle comunità ptarimonile e molti altri.